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12 Dicembre 2022
17:02

Come il ripristino delle connessioni ecologiche isola-oceano aiuta mare, fauna e umani

Un nuovo studio ha permesso di analizzare i fattori chiave per il ripristino delle connessioni ecologiche tra isole e oceani, evidenziando i vantaggi e la necessità di una conservazione a scala più ampia che colleghi terra, mare, biodiversità e comunità locali.

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Tra le più ambiziose sfide della conservazione della natura di oggi c'è senza dubbio il ripristino degli ecosistemi, ossia il recupero e il restauro di habitat e ambienti degradati o addirittura persi tramite l'azione diretta dell'uomo. Restaurare un ecosistema significa infatti non solo riportare un ambiente il più vicino possibile al suo antico e selvaggio splendore, ma anche riparare tutte quelle connessione ecologiche ormai perdute tra le specie e che apportano innumerevoli servizi e benefici non solo alla natura stessa, ma anche a noi umani e alle nostre attività.

Il tal senso, le piccole isole oceaniche rappresentano un laboratorio a cielo aperto perfetto in cui sperimentare, misurare, raccogliere dati e valutare gli effetti a cascata del ripristino degli ecosistemi in un ambiente chiuso a molte delle variabili esterne difficili da controllare sulla terraferma. Chiuso però solo apparentemente, perché grazie a un nuovo studio recentemente pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, un team di ricercatori ha dimostrato che ripristinare le connessioni ecologiche tra isola e oceano porta benefici non solo agli ecosistemi e alla biodiversità isolana, ma anche agli ambienti costieri, marini e alle attività umane a esse collegate, aprendo così una nuova per la conservazione a scala più ampia in cui tutto è collegato.

Gli alieni minacciano gli ecosistemi insulari

Le isole in tutto il mondo supportano alcuni tra gli ecosistemi più preziosi e minacciati della Terra, fornendo sia rifugio che nutrimenti a una quantità sproporzionata di piante, animali, comunità e culture che non possono essere trovate in nessuna altra parte del mondo. Questi piccoli pezzetti di terra circondati dal mare, sono stati falcidiati dalle specie invasive introdotte dall'uomo, che hanno non solo decimato e portato all'estinzione centinaia di specie di piante e animali unici, ma hanno anche danneggiato o addirittura spezzato le connessioni ecologiche che legano per esempio uccelli marini, foche, granchi, pesci e tutti gli altri viventi, umani compresi.

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Come cambiano gli ecosistemi e le connessioni ecologiche sulle isole con e senza specie invasive

La perdita o la diminuzione di alcune specie chiave per questi ambienti, può provocare il collasso di interi ecosistemi, sia sulla terraferma che in mare mare aperto. Gli autori di questo studio hanno però dimostrato che anche la "semplice" rimozione delle specie invasive dalle isole – come per esempio i ratti arrivati con l'uomo – può essere uno dei metodi più efficaci per ripristinare la biodiversità e gli ecosistemi originari. Li dove invece alcune specie di uccelli si sono per esempio estinte localmente, è possibile riportarle attraverso progetti di rewilding e reintroduzione, per riportare così le isole a com'erano prima dell'introduzione delle specie aliene.

Le connessioni ecologiche tra oceani e isole

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Il guano degli uccelli marini apporta numerosi nutrienti fondamentali per l’intero ecosistema isola–oceano

Ma in che modo il ripristino di queste popolazioni animai apporta benefici all'intero sistema isola-oceano? La ricerca ha dimostrato, per esempio, che le isole che ospitano grandi popolazioni di uccelli marini che si nutrono in oceano aperto, riportano grandi quantità di nutrienti a terra attraverso il deposito di guano. Queste feci finiscono poi in mare, fornendo così preziosi nutrimenti alle piante e alle alghe, che a loro volta sono associate a popolazioni ittiche più grandi e sane e a barriere coralline più rigogliose e maggiormente resilienti agli effetti dei cambiamenti climatici.

Grazie a studi come questi, sappiamo quindi che è ripristinando queste connessioni tra specie apporta benefici non solo agli ecosistemi marini, ma anche alle coste a alle comunità umane a esse collegate. Due delle isole adatte per operazioni di ripristino di questo tipo sono per esempio Floreana, un'isola delle Galápagos, e Sonsorol, delle Palau, uno Stato insulare in pienooceano Pacifico. Sulla prima, la scomparsa delle iconiche testuggini giganti ha infatti creato uno squilibrio ecologico che, a causa del mancato pascolo da parte dei rettili, sta danneggiando enormemente molte specie botaniche autoctone.

A Sansorol, invece, la drastica riduzione delle popolazioni di uccelli marini ha rallentato significativamente il ciclo dei nutrienti, che a sua volta ha limitato notevolmente la produttività delle barriere coralline circostanti, degli stock ittici impattando sull'economia e il benessere delle popolazioni locali, che per millenni hanno vissuto invece in armonia con questi ecosistemi. Proprio per questo, i ricercatori stanno collaborando fianco a fianco con istituzioni, ONG e soprattutto con le comunità locali, che prima dell'arrivo delle specie invasive prosperavano sfruttando in maniera sostenibile le risorse naturali fornite dalla terra e dal mare.

Ripristinare le connessioni ecologiche: l'Island-Ocean Connection Challenge

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Anche grazie all’aiuto delle comunità locali è possibile ripristinare gli ecosistemi e la produttività del sistema isola–oceano

Partendo proprio da ciò che i popoli indigeni sanno da secoli e sulla base delle scoperte effettuate a Floreana e Sonsorol, i ricercatori puntano a ideare nuovo modello basato su sei caratteristiche ambientali essenziali che possono aiutare a guidare il ripristino delle connessioni isola-oceano partendo da parametri come: precipitazioni, altitudine, copertura vegetale, idrologia del suolo, produttività oceanografica ed energia delle onde. Ma Floreana e Sonsorol sono però solo due delle tante isole dall'enorme potenziale di ripristino sparse per il mondo e fanno parte di un progetto molto più grande e ambizioso chiamato proprio Island-Ocean Connection Challenge.

L'obiettivo è restaurare almeno 40 ecosistemi insulari tra i più importanti a livello globale entra il 2030 e da cui trarranno enorme beneficio le isole stesse, la biodiversità, gli oceani e le comunità umane. Ricercatori e popolazioni locali, sono ora in grado di plasmare attivamente il futuro delle isole svolgendo attivamente un ruolo centrale nella conservazione. Oggi più che mai sappiamo che sul nostro Pianeta tutto è connesso: le comunità umane dipendo da oceani sani; gli oceani sono indissolubilmente legati alle isole; Le isole "funzionano" grazie alle piante e agli animali.

I cambiamenti climatici, l'inquinamento, la perdita e il degrado degli habitat, le specie invasive e la perdita di biodiversità stanno però causando il collasso di interi ecosistemi terra-mare e le comunità insulari che da essi dipendono. Grazie a studi come questi, possiamo però curare i nostri oceani ripristinando e rigenerando le isole in tutto il mondo grazie alla biodiversità, che può aiutare così a costruire di nuovo ecosistemi e comunità insulari sane e resilienti per piante, animali e umani. Aprendo così una nuova era per la conservazione, fondata non più su progetti singoli ma sull'interconnessione di tutti gli ecosistemi del nostro intero Pianeta.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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