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12 Gennaio 2024
9:00

L’eradicazione dei ratti dall’isola di Montecristo: tutela della biodiversità o disastro ecologico?

Un progetto Life nel 2012 ha avuto come scopo l’eradicazione del ratto nero dall’Isola di Montecristo per favorire la conservazione della berta minore, un uccello marino che nidifica sull'isola. Non sempre, però, i progetti di eradicazione hanno gli effetti sperati e talvolta vanno addirittura a discapito dell’intera biodiversità locale.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Sono numerosi i progetti di conservazione attivati ogni anno con lo scopo di proteggere una determinata specie animale o vegetale. Ciò avviene però spesso a discapito di altre, o addirittura a discapito dell’intera biodiversità locale. Così sembrerebbe accaduto nell’ambito di un progetto Life che nel 2012 ha avuto come scopo l’eradicazione del ratto nero dall’Isola di Montecristo per favorire la conservazione della berta minore, un uccello marino che nidifica sull'isola.

Il Dr. Rosario Fico, presidente della Società Italiana delle Scienze Forensi Veterinarie ed allora responsabile del Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, è intervenuto a riguardo alla conferenza “La gestione del patrimonio naturalistico italiano degli ultimi decenni”, tenutasi a maggio dell'anno scorso, con considerazioni tecniche di rilevante importanza che aiutano a comprendere a tutto spettro quanto possa essere accaduto e come l’intervento umano possa essere devastante per gli ecosistemi.

L’Isola di Montecristo

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L’isola di Montecristo

L’Isola di Montecristo è una delle più importanti isole del Mar Tirreno ed appartiene al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. L’isola è un’area protetta per la tutela della sua biodiversità la cui fauna è di grande interesse naturalistico e che comprende una specie di capra selvatica la cui popolazione è presente solo nell’Isola, la capra di Montecristo. Di grande importanza anche la popolazione di volatili, tra cui numerose specie di passeriformi, la coturnice orientale, numerose coppie di gabbiano reale, il corvo imperiale, il barbagianni, e altri rapaci diurni e notturni presenti principalmente durante le migrazioni.

Di grande importanza è inoltre la cospicua popolazione di berta minore, che rappresenta una delle cinque più importanti d'Italia e che (già prima del progetto Life) costituiva tra il 3 e il 10% della popolazione mondiale di questo animale. Ai mammiferi e ai volatili si sommano varie specie di rettili tra cui il biacco e la vipera, ed anfibi come il discoglosso, e numerose specie di invertebrati.

Il progetto Life+ Montecristo 2010

Nell’isola, il ratto nero è considerato una minaccia per il successo riproduttivo della colonia berta minore. Per tale motivo, nel 2010 è stato finanziato il progetto Life+ Montecristo 2010, finalizzato alla conservazione della berta tramite l’eradicazione del ratto nero. Ai fini dell’eradicazione del roditore, nel gennaio e febbraio del 2012, è stata effettuata la distribuzione massiva di pellets di cereali contenenti Brodifacoum, uno dei più potenti tossici anticoagulanti, noto per essere altamente persistente nell’ambiente.

La distribuzione ha interessato l’intera superficie dell’isola (circa 1.350 ettari) per un totale di circa 14 tonnellate di pellets (in media 10,3 kg/ettaro) distribuito per via aerea tramite elicotteri. In una piccola area abitata, di circa 30 ettari di superficie, il pellet è stato invece distribuito attraverso appositi contenitori.

Le aree non raggiunte dai pellets sono state il tratto comprendente il principale corso d’acqua dolce dell’isola e un’area recintata di 25 ettari dove era stato rinchiuso un gruppo di circa 45-50 esemplari di capre di Montecristo. L’area non colpita dalla disseminazione del Brodifacoum fu quindi di soli 33 ettari su un totale di 1.350. Ai fini di costituire un nucleo di conservazione ex situ di capra selvatica, all’interno del progetto, un gruppo di cinque individui fu inoltre trasferito al Bioparco di Roma.

Gli effetti disastrosi del tossico disseminato per il progetto Life

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La capra di Montecristo

Il Brodifacoum è tecnicamente classificato come sostanza tossica, bioaccumulabile e persistente. In sostanza:

  • è uno degli anticoagulanti più tossici che una volta ingerito in dosi letali provoca emorragie interne ed esterne che portano a morte, e che può causare aborti spontanei, tossicità fetale e compromissione dell’efficienza del sistema immunitario nei mammiferi quando ingerito in dosi sub-letali;
  • ha la particolarità di permanere all’interno dell’organismo delle vittime, vive o morte, per molti mesi, anche a livello sub-letale, permettendo il suo bioaccumulo;
  • è estremamente persistente in un ecosistema perché la sua molecola, una volta immessa nell’ambiente (anche a seguito del disfacimento fisico del pellettato), si lega a numerosi substrati organici contaminando a lungo i suoi componenti biologici.

La dispersione aerea nell’ambiente di migliaia di chilogrammi di tossico causa inevitabilmente decessi di un vasto numero di specie non obiettivo dell’intervento sia per avvelenamento primario (ingestione diretta dei pellets) che per avvelenamento secondario (ingestione di prede, resti di animali morti o contaminati con dosi sub-letali e loro feci).

Vittime del Brodifacoum a Montecristo sono state infatti specie di mammiferi, tra cui la capra di Montecristo e il coniglio selvatico, uccelli, invertebrati e rettili. Sono stati inoltre ipotizzati gravi rischi a livello di ecosistema marino, in quanto l’Isola di Montecristo ha pareti alte e ripide che favoriscono lo sversamento in mare di quantitativi imprecisati di pellet contenenti il tossico.

Il Dr. Fico riporta infatti un’ipotesi «che può sembrare ardita» di correlazione tra l’inusuale spiaggiamento di 122 cetacei sulle coste italiane avvenuto nei primi 3 mesi del 2013 (e mai più verificatosi) che, laddove è stato possibile effettuare gli esami, si è spiegata con una compromissione del sistema immunitario associata ad un eccezionale carica parassitaria e alla presenza di patogeni.

L’eradicazione ha avuto gli effetti desiderati?

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Berta minore in volo

In primis, il Dr. Fico ci fa ragionare sul possibile errore di partenza del progetto, ovvero l’identificazione dei ratti come causa principale del mancato successo riproduttivo delle berte, «conclusione non facile da trarre senza utilizzare un metodo che consenta di attribuire inequivocabilmente la perdita dell’uovo o del pullo per predazione».

«Le popolazioni insulari di uccelli marini subiscono infatti oscillazioni annuali anche notevoli a causa di numerosi fattori, soprattutto climatici ed ecologici, le cui interazioni sono molto complesse. Inoltre, l’isola è caratterizzata da ripide scogliere, falesie e scarsa copertura vegetale offrendo agli uccelli marini delle zone di nidificazione in cavità profonde e tortuose in aree pressoché verticali poco accessibili ai ratti», spiega il Dr. Fico.

L’esperto sottolinea, inoltre, come lo studio dell’efficacia del progetto trovi numerosi punti critici che si possono così sintetizzare:

  • l’efficacia degli interventi è stata considerata tramite pochi monitoraggi effettuati su una piccola percentuale di nidi di berta minore, oltre che solo su nidi collocati in zone accessibili ai ricercatori;
  • i monitoraggi sono stati effettuati in periodi di tempo limitati, mentre sarebbero dovuti essere effettuati sulla popolazione totale di volatili per vari anni, prima e dopo l’intervento di eradicazione.

Parlando di numeri, le coppie stimate di berta minore nelle isole di Molara e Montecristo dopo il progetto Life si attestavano cumulativamente tra 500 e 600 coppie, mentre prima dell’intervento solo sull’isola di Montecristo ne venivano stimate 400-750 coppie. Numeri di difficile interpretazione per dimostrare la reale efficacia dell’operazione di eradicazione dei ratti.

Oltre agli effetti sulla popolazione oggetto di conservazione, andrebbe anche analizzato l’effetto ottenuto sulla specie target, il ratto nero. Infatti, non tutti i ratti presenti sull’isola possono essere stati raggiunti dalle esche portando quindi ad un graduale ripopolamento garantito dai sopravvissuti alla disseminazione del tossico. Inoltre, la ricomparsa dei ratti è possibile anche grazie a tanti altri fattori, tra cui in primis essere veicolati dalle persone, accidentalmente o no.

E dal punto di vista etico, sociale e legale?

Nel periodo di realizzazione del progetto era in vigore l’Ordinanza Ministeriale 2010 “Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati”, che sancisce il divieto assoluto di rodenticidi ad alta persistenza ambientale, proprio come il Brodifacoum.

Inoltre, non sono da ignorare le possibili violazioni all’articolo 544 ter del Codice Penale a causa della morte per avvelenamento primario di numerosi esemplari di capra di Montecristo, nonché di numerose altre specie animali non target, e la violazione all’articolo 452 bis del Codice Penale per reato di inquinamento.

La morte provocata di centinaia di animali e la contaminazione che, probabilmente, sulla base della bibliografia mondiale esaminata, avrà inevitabilmente interessato per anni l’intero ecosistema, come effetto collaterale di un’operazione di eradicazione dei ratti dalla dubbia efficacia genera un dibattito etico dalla non facile interpretazione.

Per questo motivo, il progetto ha suscitato una serie di proteste sociali ed azioni legali. Sono state numerose le proteste da parte di associazioni animaliste e di privati che sono sfociate in segnalazioni alla Magistratura, tra cui quella dell’ex campione di pesca subacquea, l'elbano Carlo Gasparri, e in interrogazioni parlamentari, anche recenti.

Come dimostrato dalla letteratura e da altri casi documentati, non si tratta del primo episodio di interventi di gestione non etica e non funzionale sugli ecosistemi da parte dell'uomo che, comportandosi come un Deus ex machina nel decidere ciò che è bene o male per la natura, provoca più danni e meno benefici.

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Laura Arena
Veterinaria esperta in benessere animale
Sono un medico veterinario esperto in comportamento animale, mi occupo principalmente di gestione del randagismo e delle colonie feline, benessere animale e maltrattamento animale con approccio forense. Attualmente lavoro in Italia, Spagna e Serbia.
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