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21 Gennaio 2024
9:00

Come comunicano animali di specie diverse

Gli animali di diverse specie possono comunicare tra loro e lo fanno attraverso la comunicazione tattile, visiva, uditiva e chimica.

Membro del comitato scientifico di Kodami
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Image by bublikhaus on Freepik

Tutte le specie sociali sono in grado di comunicare e potenzialmente anche con animali di specie diversa. Perché tale comunicazione avvenga, devono sussistere alcune condizioni. Il minimo della vita è che tutti gli interlocutori siano dotati di un sistema nervoso centrale che permetta loro di crearsi rappresentazioni degli stimoli ambientali rilevanti, di formare categorie cognitive relative a tali stimoli (per esempio: conspecifici, predatori e prede), e di emettere e interpretare segnali che trasmettono messaggi orientati a informare, ad esempio riguardo a un'intenzione, come la minaccia, o all'ambiente circostante (presenza di cibo, disponibilità di rifugi, imminenza di un pericolo, e così via).

Per dire che due o più individui stanno comunicando efficacemente deve essere evidente che essi, attraverso il trasferimento di tali informazioni, influenzano reciprocamente il proprio comportamento. A tal fine diventa fondamentale che condividano un substrato sociale e sensoriale comune: che condividano cioè, almeno in parte, la nicchia ecologica ma anche il mondo soggettivo, il ché può avvenire solo se possiedono canali sensoriali che permettano loro di percepire i rispettivi segnali. E questo, soprattutto se appartengono a specie diverse, non è così scontato.

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Comunicando, gli animali entrano in relazione e possono sviluppare legami, e oggi sappiamo che sia gli esseri umani che gli altri animali sociali hanno la capacità di farlo al di fuori dei confini della propria specie. Vero è che i comportamenti di una specie possono talvolta superficialmente assomigliare a quelli di un’altra specie, ma avere significati profondamente diversi.

Pensiamo ad esempio a un cavallo, che quando è arrabbiato porta indietro le orecchie, e a un cane che, in una situazione simile, fa il contrario, spostandole in avanti. I fraintendimenti, dunque, sono sempre possibili, soprattutto quando all’altro capo della comunicazione ci siamo noi, col nostro bagaglio di emozioni e di ragionamenti tipicamente umani.

La comunicazione uditiva

La comunicazione uditiva è molto comune e include vocalizzazioni come i ringhi e i soffi che un cane e un gatto, rispettivamente, possono rivolgersi tentando di comunicare il reciproco desiderio di mantenere le distanze, ma anche segnali non vocali, come il colpire con lo zoccolo anteriore un secchio, o una parete del box, con cui un cavallo può cercare di attirare la nostra attenzione.

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La comunicazione visiva

I segnali visivi implicano l’espressione di una comunicazione corporea, attraverso le posture, la prossemica, i gesti, la mimica facciale, le colorazioni. Capita spesso che animali di specie diversa competano per le risorse, siano esse il cibo, i luoghi di riposo o i siti di riproduzione. I segnali visivi si rivelano efficaci nel disinnescare situazioni in cui entrambe le specie potrebbero essere danneggiate, e vengono perciò utilizzati per mediare queste interazioni competitive e ridurre i costi dei combattimenti.

Un interessante fenomeno è stato osservato nelle damigelle del genere Hetaerina spp. I maschi difendono i propri territori di accoppiamento principalmente per avere l'accesso alle femmine della propria specie ma, per via delle somiglianze tra specie diverse, possono verificarsi conflitti anche con maschi eterospecifici. Per ridurre l'aggressività verso tali intrusi, i maschi delle damigelle hanno sviluppato segnali di difesa del territorio di accoppiamento, distintivi per ciascuna specie, basati su una diversa colorazione delle ali.

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La comunicazione chimica

La comunicazione chimica interspecifica è diffusa tra molti gruppi di organismi, inclusi i vertebrati, e nello specifico anche i mammiferi. Non è un caso che i sensi che rilevano gli stimoli chimici siano, dal punto di vista evolutivo, i più antichi. I segnali chimici hanno il vantaggio di poter essere emessi anche al buio e da molto lontano, riducendo l’esposizione ai pericoli e inutili sprechi di energie. I semiochimici interspecifici, noti anche come allelochimici (dal greco allelon, “reciproco”), includono, tra gli altri: gli allomoni, il cui rilascio porta benefici all’organismo emittente, come nel caso dell’acido formico emesso dalle formiche; i cairomoni (dal greco kairos, “momento opportuno”), che avvantaggiano solamente il ricevente, e i sinomoni (dal greco sin, “insieme”), che sono utili sia all’emittente che al ricevente.

Una comunicazione chimica tra specie è quella che regola la relazione predatore-preda. Molti carnivori emettono odori che evocano risposte di paura e di evitamento nei roditori. I meccanismi sensoriali di questo fenomeno sono per lo più sconosciuti ma alcuni ricercatori hanno messo in luce il ruolo svolto dalla ammina, 2-fenetilammina, un kairomone prodotto da almeno 38 specie di carnivori, tra cui la lince rossa, che attiva un recettore olfattivo del topo e provoca in questi una risposta comportamentale difensiva.

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La comunicazione tattile

I comportamenti tattili svolgono un ruolo cruciale nello stabilire e rafforzare legami sociali e nel formare gruppi solidi e coesi, sia tra conspecifici che tra individui di specie diverse. Il grooming, o tolettatura, che un individuo rivolge a un altro individuo è uno dei più comuni in questo contesto, con animali particolarmente inclini a questo comportamento, come gatti e bovini, che spesso lo estendono anche a cani o persone che fanno parte del loro ambiente sociale familiare. Tale interazione tattile non solo rafforza i legami ma contribuisce anche al benessere fisico e psicologico degli individui coinvolti. Negli odontoceti, il contatto con la pinna pettorale probabilmente svolge funzioni sociali simili al grooming dei mammiferi terrestri.

Oltre ad essere frequente tra conspecifici, recentemente è stato osservato anche tra due specie di delfini selvatici che convivono nelle acque di Bimini, a largo delle Bahamas, ovvero Stenella frontalis e Tursiops truncatus. È verosimile che si tocchino con le pinne pettorali per riunirsi in gruppi ogniqualvolta lo ritengano utile, ad esempio per evitare un predatore.

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Bibliografia
Nel 2003 mi laureo in Medicina Veterinaria. Dal 2008 sono ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegno Etologia Veterinaria e Benessere Animale. Studio il comportamento degli animali e la relazione uomo-animale.
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