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17 Luglio 2023
11:24

Cavalli torturati e poi uccisi negli allevamenti di Canada e Uruguay: due inchieste mostrano l’orrore

A confermare un nuovo eccesso di spietatezza in questo settore, sono stati AWF Animal Welfare Foundation, Animals’ Angels USA e Tierschutzbund Zürich che, con due inchieste sotto copertura, hanno mostrato tutto l'orrore che devono subire i cavalli negli allevamenti Nord e Sud americani da cui provengono le tonnellate di carne importate dai Paesi dell'Ue.

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Che siano i vitelli appena nati trascinati via in malo modo dalle proprie madri per non far bere loro il latte che serve per il mercato umano, che siano i maiali che prima di arrivare alla macellazione soffrono per interi minuti prima che sopraggiunga la morte perché non vengono nemmeno storditi adeguatamente, dietro all’industria della carne di qualsiasi animale si prenda in considerazione, sembra nascondersi troppe volte un mondo intriso di crudeltà e ferocia.

A confermare un nuovo eccesso di spietatezza in questo settore, sono stati AWF Animal Welfare Foundation, Animals’ Angels USA e Tierschutzbund Zürich che, con due inchieste sotto copertura, hanno mostrato tutto l'orrore che devono subire i cavalli  negli allevamenti canadesi e uruguaiani, da cui proviene la carne destinata ai Paesi dell'Ue che ogni anno importano tonnellate di carne equina.

L'obiettivo delle inchieste, del resto, è proprio far vedere alle persone quanto il prodotto che portiamo sulle nostre tavole, il nostro Paese è il primo importatore a livello europeo, altro non è che il risultato delle torture e delle sofferenze, tra cui sete, violente percosse, nessuna assistenza veterinaria che soffrono i cavalli prima di essere ammazzati. Immagini che fanno ben capire quanto negli allevamenti di cavalli di questi due Paesi il benessere animale possa essere soltanto un’utopia.

Dall’indagine in Canada, fatta al Bouvry Exports di Alberta, il più grande macello di cavalli di tutto il Nord America, sono emersi enormi problemi a partire dai cavalli senza alcuna protezione dalle intemperie, che sia il freddo pungente dell'inverno (-30°C) o il caldo torrido dell'estate (oltre i 30°C).

Per non parlare della pratica corrente di ingrassamento con foraggio apposito portata ad un eccesso tale da far sviluppare negli animali patologie metaboliche che non vengono curate perché l'Unione Europea proibisce, per motivi di tutela dei consumatori, di importare carne che abbia fatto uso di antidolorifici e antinfiammatori nei sei mesi prima della macellazione. Cosa che si trasforma in gravi e prolungate sofferenze che portano talvolta alla morte gli equini. Gli attivisti hanno documentato ripetutamente la presenza di cavalli zoppi, colpiti da laminite, una patologia del cavallo che causa ischemia, morti a causa di malattie o lesioni, ma anche puledri morti per congelamento alla nascita in inverno, oltre che femmine e stalloni negli stessi recinti.

In Uruguay la situazione non cambia granché: le indagini fatte dalle associazioni nei macelli Clay, Sarel e El Amanecer, certificati dall’Unione Europea, hanno scoperto che gli allevatori durante gli audit aziendali agli ispettori, mostrano soltanto una parte dei cavalli preparati apposta per l'occasione. Una volta poi terminati i controlli, gli equini tornano ad essere messi insieme agli altri dove ricominciano ad essere maltrattati dagli addetti come sempre. Insomma, la situazione vista chiaramente da coloro che si battono non solo per la chiusura definitiva degli allevamenti di carne, ma anche da chi richiede che venga rispettato il benessere degli animali almeno finché sono in vita, è davvero insopportabile.

Tenendo conto che, oltre alla totale mancanza di eticità in tutto ciò che avviene in questi luoghi, c’è un altro importante fattore da tenere in considerazione, ovvero la sicurezza alimentare per nulla garantita evidentemente. Il fattore tracciabilità, infatti, sarebbe indispensabile in questo senso, peccato che però in America non esista nessun sistema di identificazione per la carne di cavallo che entra nei Paesi Ue, mettendo notevolmente a rischio i consumatori tutti. Gli importatori hanno spesso promesso di impegnarsi a migliorare le condizioni nei macelli di origine, ma come spesso accade quando si tratta di animali, sono rimaste soltanto promesse.

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Simona Sirianni
Giornalista
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