episodio 7

Carl Safina: «L’amore e gli altri sentimenti hanno un ruolo importante nella vita sociale degli animali non umani»

Intervista a Carl Safina, biologo e scrittore americano,  professore ordinario alla Stony Brook University di New York e grande divulgatore attraverso anche la sua fondazione dedicata alla tutela degli animali e della biodiversità. L’incontro durante la sesta puntata di MeetKodami, la serie di video in cui protagonisti sono persone che attraverso la loro esperienza racchiudono l’essenza del nostro Manifesto. Questa volta parliamo dei grandi valori come amore, amicizia e lutto che anche le altre specie vivono a loro modo come noi umani.

22 Giugno 2021
15:00
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Amicizia, amore, gioia, altruismo. L'amore, poi, come il più grande dei sentimenti e le relazioni sociali fatte di rapporti familiari e di affinità, dall'empatia e fino al dolore per la perdita di una persona cara. Abbiamo affrontato questi temi su Kodami da diversi punti di vista, ovvero cercando di guardare e vivere il mondo come lo fa un cane, un gatto e tanti animali non domestici. Abbiamo scoperto, giorno dopo giorno, che le altre specie viventi condividono con noi umani, a loro modo ovviamente, alcuni grandi valori che si pensa comunemente caratterizzino solo la nostra specie. E per comprendere ancora più approfonditamente come, dal cane passando per la balena, lo scimpanzé e altre specie, il comportamento degli animali non umani sia dettato anche dalle emozioni e dai sentimenti, ecco che Carl Safina, biologo e scrittore americano,  professore ordinario alla Stony Brook University di New York e grande divulgatore attraverso anche la sua fondazione dedicata alla tutela degli animali e della biodiversità, racconta la sua esperienza nella sesta puntata di MeetKodami.

Quanto sono simili alle nostre le emozioni di altre specie?

«Noi non sappiamo come si sente veramente un'altra persona e non sappiamo come si sente davvero un altro animale, ma che l'amore e gli altri sentimenti abbiano un ruolo importante nella vita sociale soprattutto dei mammiferi è oggi evidente anche per la scienza. Tutto nella vita è un continuum. Non c'è un attimo solo, c'è qualcosa qui e qualcosa là da vivere in ogni momento. E le emozioni che proviamo sì, sono condivise da altre specie.

Facciamo una distinzione, tutti gli esseri viventi provano sentimenti?

Quando diciamo animali, in realtà, pensiamo a cani, gatti e anche alle mucche ad esempio. Ma animali sono anche gli insetti. Gli animali sono anche i coralli e le spugne. Quindi non penso che una spugna abbia un "amore" per i suoi figli mentre sono certo che molti mammiferi hanno profondi legami emotivi che possiamo tranquillamente definire "amore". Eppure in generale io parlerei di un senso di lealtà che pervade gli esseri viventi: possono essere, ad esempio, difensivi e proteggere la loro casa o la loro "gente". E quando noi, alla fine, parliamo d'amore, dico sempre… che aspetto ha l'amore? Può avere appunto significati diversi a seconda di chi lo vive.

Proviamo a fare un viaggio nei sentimenti e nei valori allora. Partiamo dagli animali più vicini a noi

Sicuramente condividiamo con  cani e  gatti tante emozioni simili. Parliamo di loro, prima sì, perché del resto molte persone non hanno esperienza diretta con nessun animale in modo così quotidiano. I cani hanno forti legami emotivi con noi e tra di loro. Hanno grandi emozioni: possono essere eccitati, felici, tristi o depressi. L'amore è mostrato dal desiderio di essere vicino alla persona amata, ad esempio e vediamo spesso che ai nostri cani piace stare vicino a noi. Quando preferiscono salire sul letto e dormirci accanto, ogni notte, fanno una scelta, nonostante abbiano a disposizione le loro cucce sul pavimento o altri luoghi della casa in cui stare. E' una scelta precisa: non è che hanno un "premio" in cambio per venire a dormire con noi, magari il divano è anche più comodo… Ecco, io credo che in quel momento tutti possiamo renderci conto di come mostrano il loro amore e il desiderio di starci vicino. Ed è così che può essere più facile capire il paragone con l'amore umano.

Andiamo nel "mondo selvaggio" o, parafrasando il titolo del tuo ultimo libro ("Becoming wild") proviamo a trasformarci in animali selvatici e spiegare come vivono il primo legame più importante per noi umani: la famiglia

Sì, nel mio libro più recente ho osservato molto da vicino diverse specie: i capodogli, i grandi pappagalli chiamati are, gli scimpanzé e le balene che hanno un forte senso della famiglia. A proposito di valori condivisi, queste ultime sono animali meravigliosi e la famiglia è di stampo matriarcale: le femmine rimangono con la madre, le sorelle e le zie per tutta la vita. Succede anche agli elefanti, in realtà: le femmine hanno legami familiari molto stretti e i maschi vagano in giro. Gli scimpanzé, invece, hanno un forte senso di identità di gruppo, ma non un senso di famiglia, a parte il fortissimo legame madre-figlio che dura per tutta la vita. Hanno poi una vita relazionale completamente differente le are: le coppie formano legami molto forti e molte persone che li hanno come animali da compagnia sanno che questi legami emotivi e profondi di solito sono rivolti a una sola persona, il ché lo rende un problema se convivono con più esseri umani. Il motivo per cui il libro si chiama, del resto, "Becoming wild" ("Diventare selvaggio" ndr) è proprio per sottolineare che quello che serve per vivere in natura non è solo e sempre qualcosa di spontaneo o istintivo ma spesso un soggetto deve imparare cosa fare e lo impara come facciamo noi da nostra madre, dai nostri familiari e dai nostri gruppi sociali.

L'amicizia è un "valore sacro" anche per le altre specie?

Sì, alcune specie hanno legami che potremmo chiamare amicizie in cui solo alcuni individui o determinate famiglie vanno d'accordo o amano stare l'uno con l'altro più di quanto sarebbe necessario in termini di sola sopravvivenza. Gli elefanti e i capodogli sono così: hanno solo alcuni individui o alcune altre famiglie con cui preferiscono "uscire". E non hanno nessuna vera ragione se non quella di stare insieme per il piacere appunto di condividere la vita con chi preferiscono.

A proposito dell'importanza degli altri nelle nostre vite, il lutto è un'esperienza che per noi umani è devastante. Succede anche ad altre specie?

Partiamo proprio dal perché noi umani soffriamo tanto quando muore qualcuno. Sappiamo che è una sensazione terribile, ma per cosa siamo addirittura arrabbiati? Siamo sconvolti perché un individuo che era molto importante nella nostra vita non c'è più ed è a questo che dobbiamo la nostra risposta emotiva. E sì, lo possiamo vedere anche in molti altri animali: quando un individuo che è importante per loro svanisce o muore o quando non vedono il corpo e quindi non possono affrontare la perdita rispondono in modo emotivo. Spesso non fanno le cose normali che fanno solitamente: per diversi giorni, ad esempio, non mangeranno o non andranno nello stesso posto. Se manca il corpo emetteranno suoni per chiamare il soggetto scomparso, segnale evidente che lo stanno cercando. Hanno in mente chi non vedono più e se trovano i resti, potrebbero starci vicino per molto tempo. Questo è osservabile nel comportamento degli elefanti, per esempio: rimarranno in giro per giorni a cercare il membro del branco che non vedono più accanto a loro.  Quando un elefantino perde la madre, anche se ci sono umani disponibili a prendersi cura di lui, a volte si "spegne": muore per il dolore emotivo di non avere più accanto il proprio genitore e non per una mancanza fisica. Quindi, se qualcuno guardasse noi come noi osserviamo un animale direbbe "un essere umano prova dolore per alcuni giorni per la morte di un altro individuo a lui caro". Beh, questo è quello che noi possiamo vedere anche negli altri animali. E credo che forse ci pensano anche più a lungo o comunque come può succedere a noi: ognuno ha i suoi tempi di realizzazione del lutto che è avvenuto.

Dopo tanti anni di osservazione del mondo animale, pensi che sia cambiata in bene o in male quella specie chiamata homo sapiens nel rapporto con le altre forme di vita?

Credo che l'abbiamo fatto in entrambi i modi. Abbiamo capito di avere molte più informazioni sugli altri animali e molte più persone si sono avvicinate con una corretta sensibilità nei confronti delle altre specie. D'altra parte, negli ultimi vent'anni se guardiamo cosa sta realmente accadendo agli animali siamo stati pessimi: quasi ogni singola specie selvatica ha il livello di popolazione più basso mai registrato nella sua storia. Inoltre il nostro modo di allevare gli animali è diventato quello intensivo: realtà in cui vivono vite miserabili e l'esistenza in quei posti è peggio di come li facciamo morire. Penso che in realtà siamo più umani nell'ucciderli che nel lasciarli vivere. Quindi è uno strano mix: da un lato abbiamo alcune persone che sanno e a cui importa molto di più e da un altro le popolazioni animali sono in declino e miliardi di animali muoiono per mano nostra. Allora ecco che un magazine come Kodami può servire per fare la differenza: è importante perché abbiamo bisogno di molta più comprensione e molta più compassione tra noi stessi anche ed è ora di estendere la nostra compassione ad altre specie.  Staremmo molto meglio anche l'uno con l'altro.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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