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2 Agosto 2021
11:50

Apple e i ritratti fotografici di cani e gatti: un’occasione sprecata nell’umanizzare gli animali

Apple lancia una sessione fotografica dedicata agli animali domestici ingaggiando il fotografo Jason Nocito, per dare dritte a chi vive con un cane o con un gatto su come eseguire lo scatto perfetto. Ma i soggetti sono in posa infagottati in abiti umani e Cupertino così al posto di mostrare i nostri compagni di vita nella loro individualità li umanizza e lancia un messaggio opposto a quello del rispetto.

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Nelle nostre mani cellulari super tecnologici, vere e proprie macchine fotografiche che sfruttano lenti professionali che rendono ogni pixel al massimo della nitidezza. Apple è capofila dell'avanzamento degli strumenti che utilizziamo ogni giorno e per mettere in evidenza il lato artistico delle immagini ha scelto come protagonisti gli animali domestici, cani e gatti in particolare, per la nuova campagna "Shot on iPhone" con gli scatti del fotografo Jason Nocito.

Sul come effettuare questo tipo di scatti è stata dedicata anche una sessione virtuale in cui il fotografo stesso ha dato delle dritte direttamente sulla pagina dedicata "Virtual studio". La Apple attraverso i suoi account social ha distribuito le immagini: una carrellata di ritratti effettuati con l'effetto Portrait Lighting di iPhone 12.

Ma questi cani e questi gatti non hanno più molto di ciò che realmente sono, in realtà. I loro corpi sono stretti da giacche di pelle, in testa cappucci e cappelli a renderli più simpatici possibile all'occhio umano. A uno sguardo più approfondito, andando a guardare proprio la sequenza degli scatti che Apple ha messo online, ecco che invece si vedono lingue muoversi e occhi girarsi da un'altra parte rispetto all'obiettivo che li inquadra. Quelli sono segnali di stress: posture e movimenti che gli animali fanno quando non sono di certo a loro agio.

Apple ha sprecato un'occasione, semplicemente. Siamo in tanti a usare i cellulari proprio come macchine fotografiche e a condividere sui social gli scatti dei nostri compagni di vita e farlo al meglio sicuramente ci dà maggiore gratificazione. Ma c'era davvero bisogno per insegnare a noi umani le migliori tecniche di vestirli di tutto punto? Una frase come quella dello stesso fotografo che accompagna lo scatto di un Carlino avvolto in un cappottino super alla moda, poi, nemmeno chiarisce quale sia il senso di queste immagini dal punto di vista degli animali: «State guardando degli animali domestici e sono simpatici. Sono delle foto simpatiche ma queste foto sono "serie" se ci pensate. Ma anche divertenti». Che cosa vogliono dire queste parole? Come vanno interpretate? Se l'idea del fotografo è che si possa andare in profondità dell'individualità dei soggetti che ha ripreso, beh, averli mascherati da esseri umani senz'altro non gli restituisce la loro dignità. Anzi, attraverso il loro sguardo, forse, andando sempre sulla scia dell' "umanizzazione" che si può provare osservandoli, all'opposto quello che emerge è proprio una sensazione di estremo disagio.

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Cosa c'è di bello in questi scatti se non, per carità, le foto in sé che sono di altissima qualità? Ecco, allora che serva a riflettere su questo l'operazione commerciale della Apple: gli animali non sono oggetti, non sono "belli" perché possiamo farli assomigliare a noi vestendoli di tutto punto ma lo sono proprio per quello che anche dalle foto di Nocito possiamo chiaramente osservare se andiamo al di là delle giacche e delle stoffe in cui sono stati imprigionati per la sessione fotografica.

Che queste foto siano utili per un altro messaggio allora, cosa che la Apple non è stata capace o che volutamente – molto più probabile – non ha voluto fare. Ogni animale immortalato, infatti, chiaramente ci fa comprendere di essere un soggetto unico, un individuo diverso dall'altro, anche quando come nella foto a seguire ci sono due cani messi in posa uno accanto all'altro. E' evidente che ognuno di loro, in quell'istante in cui l'occhio della camera si sta "chiudendo", ha qualcosa di diverso da dire (quello a sinistra) e da non dire (quello a destra).

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Come quest'altro individuo a seguire: le zampe anteriori infilate nelle maniche di una giacca e anche messo in una posa verticale, proprio per richiamare la similitudine con un essere umano. Cosa prendere di buono da questa foto? La non naturalezza della stessa, evidente anche solo nel seguire lo sguardo del cane che decisamente rifugge l'occhio elettronico che lo sta fissando. Forse sta però osservando un bocconcino, visto che tra i consigli che il fotografo dà per rendere al meglio gli scatti dei nostri animali domestici suggerisce anche: «Per attirare l'attenzione e il contatto visivo dei tuoi animali domestici, tieni qualcosa che fa rumore (squittisce) o delle chiavi sopra l'obiettivo». Cosa non sbagliata di per sé ma questo stesso cane avrebbe appunto guardato verso la camera in maniera anche curiosa e divertita senza essere imprigionato in un outifit che di certo non gli appartiene.

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Ma forse la lezione da imparare attraverso questi scatti è solo una e la esprime al meglio la foto del gatto che segue. Se la logica del resto è quella di umanizzare gli animali, secondo voi cosa esprime questo soggetto? Che sensazione vi provoca? E se i nostri pensieri potessero essere i suoi, non vi sembra che dica qualcosa come: "Ehi, umano, ti sto giudicando. E non è certo qualcosa di buono ciò che penso di te".

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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