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15 Aprile 2021
7:30

Animali in fattoria liberi dalle gabbie: uno studio spiega che si può fare

Aprire le gabbie delle fattorie europee e buttarle via, definitivamente. In due anni, tra il 2018 e il 2020, 1,4 milioni di cittadini hanno firmato una petizione per mettere al bando le gabbie per gli animali della campagna. Il Parlamento europeo ha chiesto uno studio ai ricercatori dell’Università di Utrecht per capire se tutta questa rivoluzione potrà mai essere possibile. Per gli accademici si può fare: basta la volontà di politica e allevatori.

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Aprire le gabbie delle fattorie europee e buttarle via, definitivamente. In due anni, tra il 2018 e il 2020, 1,4 milioni di cittadini hanno firmato una petizione per mettere al bando le gabbie per gli animali della campagna. Il Parlamento europeo ha chiesto uno studio ai ricercatori dell’Università di Utrecht per capire se tutta questa rivoluzione potrà mai essere possibile. Per gli accademici si può fare: basta la volontà di politica e allevatori.

Il rapporto presentato in Europa vede la firma di biologi comportamentalisti, scienziati che si occupano del mondo animale, veterinari ed esperti di etica della Facoltà di medicina veterinaria dell’ateneo olandese. L’attenzione, spiega Bas Rodenburg, docente di benessere degli animali dell’Università di Utrecht, è stata principalmente legata alla qualità di vita di galline ovaiole e suini. «Queste sono le specie che vengono tenute in maggior numero», e che hanno già la possibilità di vivere fuori dalle gabbie.

«Il nostro studio dimostra che la fine degli alloggi in gabbia ha effetti positivi sul comportamento e sul benessere degli animali», prosegue Rodenburg. «Questo perché gli animali possono mostrare il loro comportamento naturale. Polli e maiali sono onnivori, normalmente si nutrono, scavano e beccano tutto il giorno – aggiunge – Questo comportamento è essenziale per questi animali, ma hanno bisogno di materiali per frugare come sabbia, paglia o trucioli di legno. Questo è difficile o impossibile da ottenere in gabbia».

Per quanto riguarda la sostenibilità, negli studi pubblicati finora non sono state riscontrate grandi differenze nell'impatto ambientale, sociale ed economico tra l'alloggiamento in gabbia e le alternative dove gli animali possono davvero essere liberi. Tuttavia, proprio le nuove soluzioni aprirebbero a nuovi rischi. Ad esempio quello di malattie infettive e di nuovi disturbi,  come la possibilità di potersi beccare le piume.

Per passare con successo ad alternative senza gabbia, sottolineano gli studiosi, gli agricoltori devono quindi essere formati e devono imparare a lavorare con i nuovi sistemi. Ma non tutte le specie animali possono essere libere: per alcune di loro, come i visoni o le anatre per la produzione di foie gras, c’è solo una scelta: vietarne la produzione in Europa e, comunque, le mettere al bando le importazioni.

Per riuscire in questo obiettivo, secondo gli studiosi, a breve termine sarebbero necessari sussidi per nuovi sistemi che vadano a sostegno del benessere degli animali, consentendo inoltre ai consumatori di fare acquisti in modo più consapevole. A lungo termine, invece, la legislazione potrebbe vietare alcuni tipi di gabbie. Per Rodenburg, comunque, «una delle nostre raccomandazioni più importanti è di coinvolgere tutte le parti interessate nel processo, in modo che possano progettare insieme un nuovo e migliorato allevamento di bestiame».

Austria e Lussemburgo già quasi completamente libere da gabbie

Secondo la campagna Endthecage, Austria e Lussemburgo sono le due nazioni europee che si avvicinano di più all'eliminazione delle gabbie in tutti gli allevamenti. Infatti, hanno raggiunto una quota "cage free", dunque, libera da "prigione", del 97%. A seguire la Svezia (con il 92%), la Germania (con l'86%), l'Olanda (83%), il Belgio (69%), la Danimarca (68%), il Regno Unito (66%), la Slovenia (60%), l'Irlanda (47%), la Finlandia (il 43%), Cipro (39%), la Romania (38%), la Croazia (34%), l'Italia (il 32%), l'Ungheria (il 31%), la Francia (il 25%), la Repubblica Ceca (il 24%), la Grecia (il 22%), la Bulgaria e l'Estonia (al 21%), la Lettonia e la Polonia (al 18%), la Slovacchia (al 17%), la Lituania (al 12%), il Portogallo e la Spagna (all'11%). Fanalino di coda, Malta (all'1%). L'Italia ha un totale di 43.854.804 animali in gabbia, il 68% del totale.

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