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19 Novembre 2023
12:35

Animali da pelliccia malati e mutilati: nuove inchieste svelano la realtà degli allevamenti europei

Volpi morte o mutilate, cani e procioni malati, visoni con gravi infezioni agli occhi, scene che fanno rabbrividire nei nuovi video mostrati dalla Human Society International, rappresentante di un gruppo di associazioni che si sono introdotte in una trentina di allevamente di animali da pelliccia in tutta Europa, mostrandone le atrocità.

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Volpi morte o mutilate, cani e procioni malati, visoni con gravi infezioni agli occhi. Le riprese sono state girate clandestinamente da diversi gruppi animalisti, fra aprile e novembre di quest’anno, all’interno di diversi allevamenti di animali da pelliccia in Lituania, Finlandia, Polonia, Spagna, Danimarca e Lettonia per mostrare le condizioni angoscianti in cui vivono questi animali chiusi in gabbia insieme ad animali deceduti, affetti da malattie e convulsioni, con ferite aperte e non curate.

I nuovi video in cui vengono ritratte le sofferenze degli animali sono stati diffusi dal gruppo per i diritti animali Humane Society International. Scene che fanno rabbrividire e che hanno portato HSI a sottoporre ancora una volta all'attenzione pubblica e alle istituzioni competenti l'urgente necessità di un divieto a livello europeo dell'allevamento degli animali da pelliccia, vista l'evidenza emersa dalle immagini catturate di quanto la sofferenza degli animali faccia parte del tessuto dell’industria dell’allevamento di animali da pelliccia.

Il divieto totale in Europa, viene chiesto perché al momento solo venti paesi hanno messo al bando l’industria, fra cui 15 stati membri dell’Ue compresa l'Italia, anche se qui da noi a oltre un anno e nove mesi gli animali sono ancora rinchiusi negli allevamenti ormai vietati e dismessi, ma questa è un'altra storia. A non aver fermato ancora queste fattorie è per esempio la Finlandia, peraltro nazione leader per l’allevamento di animali da pelliccia, che ospita ancora circa 400 allevamenti e circa 1,3 milioni di animali, principalmente visoni e volpi. La richiesta della Humane Society International, oltretutto, è condivisa da oltre un milione e mezzo di persone che hanno firmato un petizione a riguardo, numero che supera ampiamente il limite necessario per sollecitare una risposta da parte della Commissione europea che, infatti,  dovrebbe arrivare entro il 14 dicembre.

La Federazione internazionale dei pellicciai rappresentata da Mark Oaten, capo della International Fur Federation, ha respinto le critiche con forza, affermando che «gli operatori del settore non avevano nulla da dire rispetto alle conclusioni tratte da persone che irrompono nelle fattorie e spaventano gli animali creando video ad arte che sono ingannevoli» ma che avrebbero accolto con favore «un controllo più accurato e scientifico degli allevamenti da pelliccia da parte dell’Ue» non avendo nulla da nascondere. E concludendo, infine, che il bando dell’industria significherebbe la perdita di migliaia di posti di lavoro, un fattore non da poco da tenere in considerazione.

La battaglia non è certo finita e Humane Society International non ha nessuna intenzione di fermarsi: da anni porta avanti la sua campagna contro le pellicce e contro gli allevamenti che, nonostante le affermazioni di greenwashing, sostengono gli attivisti, non potranno mai rendere il loro mestiere sostenibile. Tanto è vero che, infatti, continuano a confinare gli animali selvatici in piccole gabbie o a catturarli in trappole metalliche, continuano ad allevarli intensivamente per massimizzare i profitti e proseguono a creare le cosiddette volpi “mostri” di grandi dimensioni per produrre pelli più grandi che ottengono prezzi migliori. Il gruppo animalista lotta con tutti i mezzi a sua disposizione per porre fine a questo strazio e oltre ai video, alle petizioni, alle richieste dirette all’Ue, è fermamente convinta che sia necessaria un’azione di informazione costante affinché sempre più consumatori siano in grado di prendere decisioni informate sui prodotti che acquistano. Cosa che, sono certi gli attivisti, farebbe crollare «questo inutile, crudele e non degno commercio multimilionario».

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Simona Sirianni
Giornalista
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