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17 Agosto 2021
12:13

Al canile di Biella 27 ingressi in 2 mesi: «Abbandoni causati dal lockdown e dalla mancanza di microchip»

Il canile di Cossato in provincia di Biella, ha visto un incremento degli ingressi negli ultimi due mesi. La vicepresidente dell'associazione che gestisce la struttura è convinta che si tratti di una delle conseguenze del lockdown: «Molte persone hanno adottato un cane per andare a passeggio e oggi, tornando alla vita di tutti i giorni, si accorgono di non poterlo gestire».

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Il canile intercomunale di Cossato, in provincia di Biella, è stato protagonista negli ultimi mesi di un fenomeno che ha portato quasi a raddoppiare il numero di ospiti in circa 60 giorni. Mentre a giugno il numero di cani all'interno dei box era fermo a 29, a ferragosto se ne contano addirittura 56, a fronte di una capienza massima di circa 60. «Nei mesi estivi osserviamo sempre un incremento dei ritrovamenti e una riduzione delle adozioni, ma ciò che davvero ci lascia perplessi nell'estate del 2021 è l'età dei cani recuperati tra giugno e agosto– spiega Simona Vialardi, vicepresidente di Aspa, l'associazione che dal 2012 gestisce la struttura intercomunale –  Molti di loro infatti sono giovani tra i 16 e i 18 mesi. Una media decisamente più bassa rispetto al solito».

Il 2021 è un anno anomalo. «Ad incidere è anche la pandemia»

Secondo la responsabile del canile, alla base dell'alto numero di ritrovamenti sul territorio biellese nell'estate 2021 ci sarebbe il lockdown dello scorso anno, quando molte persone hanno deciso di adottare un cane a causa dell'isolamento sociale e anche solo con cui passeggiare: «Normalmente veniamo chiamati soprattutto per il recupero di cani adulti, ma in questo caso sono praticamente tutti adolescenti e se facciamo un passo indietro di 16 – 18 mesi, ci rendiamo conto che sono proprio i mesi in cui l'unico modo per uscire era farlo in compagnia dei cani. A giugno molte famiglie sono tornate alle vite di un tempo, quelle che precedevano la pandemia, e hanno scoperto di non riuscire più a prendersene cura. Ecco perché, secondo noi c'è stato un aumento degli abbandoni».

A confermarlo è anche l'Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA), secondo il quale nel 2020, a causa della pandemia, le adozioni di cani e gatti nei rifugi gestiti dall'ente sarebbero aumentate in tutta Italia mediamente del 15%. Percentuale che in alcuni casi è arrivata fino al 40%. Questi numeri hanno portato alcuni rifugi, come quello di Monza, a non avere più cani da far adottare. 

I dati ufficiali riguardanti le adozioni e gli abbandoni avvenuti in tutto il paese durante la pandemia sono però ancora difficili da reperire e Kodami ha quindi svolto un'indagine andando a valutare i numeri di ingressi e adozioni in 6 canili di 5 città rappresentative: Milano, Bologna, Firenze, Roma e Bari. Proprio nell'ambito di questa ricerca, Carla Rocchi, presidente dell’ENPA, ha confermato quanto osservato anche al canile consortile di Biella: «Le adozioni sono aumentate in modo clamoroso nella prima parte dell’anno poi, però, è aumentato del 20% il numero delle persone che ha deciso di abbandonare gli animali che avevano deciso di tenere».

Proprio sul tema degli abbandoni, Kodami ha realizzato la seconda puntata del format "L'ora blu", un'inchiesta per fare il punto della situazione in quest'estate 2021 caratterizzata ancora una volta da abbandoni che avvengono sempre di più collegati non solo alla piaga di lasciare gli animali in mezzo alla strada ma anche attraverso la prassi legale della "cessione di proprietà".

L'importanza del microchip: «Troppo facile abbandonare se non si può risalire al proprietario»

Il canile intercomunale di Cossato si trova ai piedi delle Alpi e, come spesso accade, ospita tipologie di cani che rispecchiano in parte il territorio circostante: «Quasi tutti i nostri ospiti sono cani da pastore, la maggior parte sono proprio incroci di razze che ricordano i Pastori Biellesi, una razza locale molto utilizzata negli allevamenti della zona».

Spesso è impossibile chiarire l'origine dei cani, in quanto privi del microchip obbligatorio per legge: «Sebbene sia impossibile risalire ai precedenti proprietari, è evidente che si tratti di animali abituati a ricevere cure da parte degli esseri umani – spiega la volontaria – Per ridurre il numero degli ingressi è indispensabile sensibilizzare la popolazione, anche quella delle zone rurali, all'utilizzo del microchip, senza il quale è troppo facile liberarsi del cane, che finirà inevitabilmente qui da noi».

A concludere la lista dei 27 ingressi avvenuti negli ultimi mesi presso la struttura piemontese, vi sono anche 13 cuccioli: «Quattro di loro provengono da un provvedimento socio sanitario deciso poiché la famiglia non poteva più occuparsi dei cani. Per loro sarà un percorso davvero lungo, considerate le fobie che stanno manifestando – spiega Vialardi – Poi ci sono Jean e Paul, due molossi di pochi mesi incontrati nei campi da una famiglia della zona, e infine abbiamo 7 cuccioli nati proprio qui da noi 10 giorni fa a seguito del recupero di Anita, la madre, trovata lungo le strade nei pressi della città».

La struttura di Cossato si trova quindi quasi al limite delle sue capacità, eppure Simona Vialardi guarda con fiducia ai prossimi mesi: «Da oltre 15 anni operiamo in questo settore e siamo abituati ai trend estivi: a partire dalla metà di settembre speriamo si verifichi il solito aumento delle adozioni con cui si conclude da sempre l'estate».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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