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11 Agosto 2021
11:45

Covid quanto ha influito sulle adozioni e sugli abbandoni dei cani? L’indagine di Kodami

Le restrizioni causate dalla pandemia di Covid-19 hanno modificato (e non poco) le adozioni canine in Italia. Lo dicono i numeri che confermano però come la situazione si stia riprendendo. Il lockdown ha fatto desistere i pet mate nella scelta dei loro compagni a quattro zampe. C'è ancora qualche zona che arranca ma il trend nazionale sembra tutto in ripresa. Uno studio realizzato da Kodami ha coinvolto 5 città (Milano, Bologna, Firenze, Roma e Bari) e 6 canili (per Roma, sono state prese in considerazione le strutture di Muratella e di Ponte Marconi).

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Le restrizioni causate dalla pandemia di Covid-19 hanno modificato, e non poco, le adozioni canine in Italia rallentandole. La fotografia che fa Kodami di questi mesi è di un panorama particolarmente frastagliato e difficile da mettere a fuoco a causa della carenza di dati. C'è lo stesso intoppo di sempre: infatti, tranne qualche eccezione, è complesso avere dettagli sulle movimentazioni dai Comuni, dalle Regioni e dalle stesse persone che a titolo vario (associazioni e gestori dei canili) sono responsabili dei rifugi. I numeri esatti non sono nemmeno resi disponibili dall'Amministrazione trasparente, la cui norma del 2013 ha imposto la pubblicazione di alcuni documenti da parte degli enti pubblici. Quindi, la situazione già di per sé articolata è legata anche alla mancanza, in qualche caso, di uffici dedicati, e si intreccia con le gestioni dei singoli canili e con il mancato e tempestivo aggiornamento.

Kodami ha realizzato un'indagine direttamente, andando a valutare i numeri di ingressi e adozioni in 6 canili di 5 città rappresentative: Milano, Bologna, Firenze, Roma e Bari. Nel caso della Capitale, sono state prese in considerazione due strutture, Muratella e Ponte Marconi. Per Roma e Milano, poi, sono stati passati al setaccio anche i "rientri".

I numeri che abbiamo verificato con i canili raccontano che la situazione durante il periodo di pandemia è peggiorata in termini di adozioni ma che ora si sta per fortuna riprendendo. Il lockdown più duro del 2020 ha fatto desistere le persone nello scegliere dei compagni di vita a quattro zampe, ma a quanto pare, nella maggior parte dei casi, si sta tornando a vedere un bagliore di luce. C'è ancora qualche zona che arranca ma il trend nazionale sembra nei primi mesi analizzati del 2021 in aumento.

Per cercare di capire come sono andate le adozioni abbiamo valutato il periodo gennaio-maggio del 2019, confrontandolo con gli stessi mesi del 2020 (dunque, nel pieno della pandemia) e poi del 2021 (nel periodo in cui sono state allentate alcune misure rispetto al lockdown dell'anno prima che era stato più duro). Un'analisi degli stessi mesi permette infatti di cancellare quella variabilità del numero delle adozioni che è naturale durante l'arco dell'anno. Solitamente un aumento avviene in primavera ma non sono mancati "picchi anomali", come i 31 cani adottati a Bologna nell'ottobre 2019 quando la pandemia era ancora lontana.

Qui di seguito i flussi città per città, che comunque, ci teniamo a sottolineare, non sono comparabili tra loro: diverse sono le fattispecie che contraddistinguono le attività di un canile e molte le variabili che possono spingere ad avere più o meno adozioni. Tra queste, anche la presenza di più strutture nelle vicinanze. Se un canile fa riferimento a un'area geografica più vasta, o con una maggiore densità abitativa, è normale pensare a numeri assoluti diversi. Ecco perché, invece, è interessante valutare il dato "in verticale", cioè lo stesso canile in anni diversi.

Adozioni: i dati del lockdown della primavera 2020

Il 9 marzo 2020 è iniziato il lockdown. Nei mesi marzo-maggio 2020 a Milano ci sono state 36 adozioni (a fronte di 28 nello stesso periodo del 2019). A Bologna sono state 10 (nel 2019 erano 41), a Firenze 6 (l'anno precedente, 13), a Bari 33 (nel 2019, 70), a Roma Muratella 140 (a fronte di 254) e a Roma Ponte Marconi 33 (41 nel 2019). Andando nel particolare delle singole strutture cittadine che abbiamo contattato, ecco i dati a seguire:

Milano

Tra gennaio e maggio 2019 Milano ha contato 49 adozioni. Nello stesso periodo, ma del 2020, ce ne sono state 61 e nel 2021, invece, 56. Nell’analisi su base annua in città, nel 2019, si sono registrate 145 adozioni e 123 nel 2020. Un calo, dunque, che comunque non è stato per fortuna fortissimo.

Bologna

La situazione è stata molto diversa a Bologna. Nei primi cinque mesi del 2019 ce ne sono state 72. L’anno dopo, in piena pandemia, il freno: 29. In una proiezione dei dati su base annua, nel 2019 si sono contate 160 adozioni e nel 2020, 93. Segno di come l’anno pandemico abbia inciso (e non poco), ma il 2021 vede di nuovo i dati in crescita: 38 nel periodo gennaio-maggio.

Firenze

Si torna con numeri in crescita oggi a Firenze: le adozioni sono state 17 tra gennaio e maggio del 2019 e 13 nello stesso periodo del 2020. Il 2021, sempre nei primi cinque mesi dell'anno, ha riportato dati più alti che fanno vedere un trend diverso: 21.

Roma

A Roma due sono i canili: uno, quello più grande, di Muratella e l’altro, più piccolo, di Ponte Marconi. Andiamo a vedere cosa è successo nel primo. Nel 2019 ci sono state 447 adozioni. Nel 2020 sono state 319 e 288 nel 2021. Un calo, dunque, che si è fatto sentire. A Ponte Marconi la situazione è completamente diversa e, nel corso del triennio, c’è sempre stato un aumento nello stesso periodo di riferimento: 60 nel 2019, 79 nel 2020 e 88 nel 2021. Su base annua il canile di Muratella ha avuto 1034 adozioni nel 2019, 783 nel 2020. Quello di Ponte Marconi ne ha avute 144 nel 2019 e 162 nel 2020.

Bari

A Bari sono state 59 le adozioni nei primi cinque mesi del 2019. Poi, anche qui, il calo visibile: 39 sono state quelle dello stesso periodo 2020. Il trend è in lieve ripresa: nel 2021, nello stesso periodo, ne sono state ad oggi contati 40.

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Adozioni e abbandoni: i dati difficili da reperire a distanza di un anno e mezzo dall'inizio della pandemia

Il Covid, stando ad alcuni dati dell’Enpa, ha fatto aumentare le adozioni almeno nei loro rifugi ma anche gli abbandoni. Nel 2020, rispetto al 2019, i canili gestiti dall’associazione hanno registrato il +15% di cani adottati, con alcune città andate oltre il 40%. C’è chi è rimasto anche senza ospiti da far andare in famiglia, come è accaduto a Monza lo scorso dicembre. Ma nei primi mesi del 2021, stando ad alcune stime date a Kodami da Carla Rocchi, la presidente dell’Ente nazionale protezione animali, «le adozioni sono aumentate in modo clamoroso nella prima parte dell’anno fino al 30%, poi, però, è aumentato del 20% il numero delle persone che ha deciso di abbandonare gli animali che avevano deciso di tenere. Durante la pandemia sono stati una scelta terapeutica innegabile: nessuno fa staccare il pensiero come gli animali. Ora però stanno avendo un'incidenza maggiore soprattutto gli abbandoni dei gatti».

Abbiamo provato a chiedere dati sui rientri a distanza di un anno e mezzo dall'inizio della pandemia ma è risultato praticamente quasi impossibile ottenerli. Se, infatti, già i numeri delle adozioni sono stati di difficile analisi da parte degli enti preposti, riuscire attraverso di loro a comprendere quante persone hanno deciso di procedere con la "cessione di proprietà", ovvero l'abbandono diretto in canile, è risultato davvero complesso. Le risposte sono state poco precise e anche le stesse amministrazioni contattate non sono riuscite a fare un bilancio, seppure a spanne, di quanto possa essere accaduto negli ultimi mesi.

Nel fare un calcolo dei rientri (cioè dei cani che sono stati riportati in canile), siamo riusciti però a prendere come riferimento le strutture di Roma e Milano che hanno dato qualche risposta. I dati sono ancora altalenanti e non mostrano un trend omogeneo. Milano nel 2019 ha avuto una percentuale di rientro dell’11,03%, nel 2020 del 7,32% e nei primi 4 mesi del 2021 (gennaio-aprile) del 10,71%. Il canile di Roma Muratella ha raggiunto nel 2019 quota 5,42%, nel 2020 il 4,34% e il 4,6% nel primo quadrimestre 2021. Numeri un po’ più alti nell’altro canile romano, quello di Ponte Marconi: nel 2019 i rientri sono stati pari al 15,28%, nel 2020 all’11,11% e nel 2021, sempre nel periodo tra gennaio e aprile, al 6,82%.

L'assessora alle Pari Opportunità, alla salute e con delega agli animali del Comune di Napoli, Francesca Menna, ha invece confermato a Kodami il dato negativo in termini di rientri in canile nell'area partenopea: «L'Asl deve ancora fornirci dei numeri precisi ma già ci ha fatto notare che i dati che riguardano l'abbandono dopo il periodo della pandemia sono aumentati. Questo perché? Perché molte persone probabilmente per cercare di avere una possibilità di uscire hanno adottato i cani e ciò ha portato poi a non volerli più durante il periodo estivo. Una situazione che ci deve far riflettere su come sono avvenute queste adozioni durante il periodo del lockdown, ovvero su chi le ha permesse. Come sono avvenute? Per evitare che ciò accada si deve costruire una cultura che dia veramente rispetto al cane e agli animali in generale come esseri senzienti non solo come oggetti animati».

Ogni canile contattato da Kodami, proprio come evidenziato nel calcolo delle adozioni, ha una fattispecie diversa. Sui rientri, prendendo a riferimento il 2019 e il 2021 (dunque, una stagione lontana dal Covid e una nel pieno dell'emergenza), i numeri sono tutti con il segno meno. Quindi, due anni fa venivano riportati indietro più cani. La differenza sul primo quadrimestre a Milano è sostanzialmente stabile (-0,32%). Condizioni un po' diverse a Roma Muratella (-0,82%) e a Roma Ponte Marconi, che registra in quello stesso periodo una riduzione più profondo (-8,46%). Diverse potrebbero essere le cause. Ma il dato è, seppure in tre importanti realtà nazionali, troppo piccolo per definirne un trend nazionale.

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Questi numeri dicono poco, in realtà: secondo altri dati che abbiamo raccolto da Lav e Lega del Cane e che mostreremo nella nostra prossima video inchiesta del format di Kodami "L'ora blu", in Italia come in altri paesi occidentali, Stati Uniti in primis, l'abbandono post pandemia sta aumentando di mese in mese, soprattutto durante questa estate 2021 a distanza di un anno e mezzo dal primo lockdown.

I dati "poco trasparenti" dei Comuni: non ci sono le movimentazioni dei cani

I responsabili dei servizi comunali stilano le "determinazioni", atti amministrativi con i quali i dirigenti assumono decisioni ben precise. Non sono provvedimenti "politici": quelli li fanno la Giunta e il Consiglio. Le determinazioni sono rese pubbliche grazie a una bacheca, quella dell'Albo pretorio, che da qualche anno è ormai online e non più cartacea. Tra questi documenti appaiono anche i fondi che gli stessi Comuni devolvono alle associazioni (o ad altri soggetti giuridici) per la gestione dei canili. Manca, però, un dato per fare un'analisi e per essere più trasparenti: la movimentazione dei cani. Sì, l'elenco (anche numerico) di quelli che entrano, quelli che escono, quelli che vengono recuperati.

Se ci fosse questo documento on line – che Kodami ritiene importante tanto quanto la pubblicazione dei fondi devoluti – sarebbe possibile analizzare in modo molto più semplice la ricaduta diretta dei fondi stanziati e l'attività di questa o quest'altra struttura. La buona riuscita di un'attività a tutela degli animali, in fondo, dipende non solo dal senso civico e dal buon cuore delle persone, ma anche da quanti fondi vengono spesi e da come vengono declinate le politiche pubbliche.

Può essere, inoltre, una pubblicazione d'interesse per l'Autorità garante anticorruzione, che in questo modo potrebbe avere un dato in più per analizzare l'andamento gestionale della macchina pubblica.  Tutto questo è fattibile?«La richiesta è corretta – commenta l’avvocato Michele Pezone della Lega nazionale per la Difesa del Cane – C’è un interesse collettivo a sapere, sarebbe un dato che consente di capire in che modo vengono impiegati i soldi, un riscontro indicativo del buon andamento dell’attività amministrativa. Chiedere trasparenza è un’ottima idea. Ci sono precedenti che vanno in questo senso, come la pubblicazione dei permessi retribuiti».

I dati Eurispes sulle adozioni nel 2020

L'analisi svolta da Kodami non è una statistica nazionale ma si basa su alcune città-campione prese a riferimento. Secondo il Rapporto Eurispes nel 2020 il numero degli ingressi nei canili sanitari è stato di 76.192 cani, -12,4% rispetto al 2019. Il maggior numero di ingressi si è registrato al Nord (32.174), dove il tasso di restituzione dell’animale al proprietario è del 72%; segue il Mezzogiorno (24.972) con un tasso di restituzione dell’8%, al Centro 19.046 ingressi con un tasso di restituzione del 30%. Il numero di ingressi nei canili rifugio è diminuito da 45.695 a 42.665. Questo numero, si legge nel Rapporto, va letto anche in relazione a quello delle adozioni, che ha visto nel 2020 un aumento soprattutto al Sud (17.060) e al Nord (14.607).

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