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Ha portato alla morte un asino, un maiale e un cane lasciandoli senza cibo e senza cure per giorni e rischiato di uccidere altri nove cani per lo stesso motivo. L’ennesima storia di maltrattamento animale arriva da Camporosso, piccolo borgo della provincia di Imperia, in Liguria, e ha per protagonista una donna di 28 anni che è stata denunciata dai Carabinieri.
A segnalare la situazione alle forze dell’ordine erano stati i volontari del soccorso veterinario della val Nervia, a fine anno: come spiega a Kodami Igor Cassini, responsabile dell'ente, sono stati loro i primi a intercettare quel rifugio-lager ricavato in frazione Magauda, sopra Camporosso, e hanno immediatamente informato i Carabinieri, che sono intervenuti insieme con il personale della Asl. Al loro arrivo nella struttura, la scena agghiacciante: il cadavere dell’asino ormai in avanzato stato di decomposizione, quello di un cane ancora legato a catena e quello di un maiale. In un recinto di fortuna altri nove cani, ancora vivi ma in gravissime condizioni, da giorni ormai senza cibo né acqua.
«Abbiamo sequestrato i cani superstiti – sottolinea Cassini – E li abbiamo trasferiti in canile a Camporosso. Alcuni erano in condizioni pessime, magrissimi e tenuti a catena. Erano senza cibo da tempo. L'autopsia sul cane deceduto ha confermato che è morto di fame». Gli accertamenti dei Carabinieri hanno consentito di ricostruire l’accaduto: la donna aveva preso in affidamento gli animali dal compagno, finito in carcere a sua volta con l'accusa di maltrattamento e uccisione di animali per avere sparato a un maiale e avere condiviso il filmato dell'uccisione sui social. La 28enne se n'è occupata per un po' di tempo, ma dopo qualche mese ha deciso di abbandonarli al loro destino.
Rintracciata dai Carabinieri, è stata quindi denunciata per maltrattamento di animali, punito dall’articolo 544 ter del Codice Penale: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro», dispone la legge, una pena che aumenta della metà se dalla condotta deriva la morte dell’animale, proprio come accaduto nel rifugio degli orrori di Camporosso.