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20 Giugno 2023
16:03

Vietato l’accesso ai cani nei bivacchi di montagna. Enpa: «Il regolamento va aggiornato»

Nei bivacchi di proprietà del Cai (Club Alpinisti Italiani) e della Sat (Società Alpinisti Tridentini) è vietato l'ingresso agli animali. L'Enpa ha chiesto quindi di consentire l'accesso ai cani. La responsabile della sezione trentina dell'associazione spiega a Kodami le motivazioni che hanno spinto a questo intervento.

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©Pexels

Potrebbe sembrare assurdo, ma chi frequenta gli ambienti montani del nostro paese in compagnia del proprio cane ne è ben consapevole: all'interno dei numerosi bivacchi di proprietà del Cai (Club Alpinisti Italiani) e della Sat (Società Alpinisti Tridentini) è vietato l'ingresso agli animali.

I bivacchi, posizionati spesso oltre i 2000 metri di altitudine, sono strutture, generalmente di piccole dimensioni, non sorvegliate, ma aperte a tutti gli escursionisti. Il concetto è quello di offrire un rifugio, anche se umile ed essenziale ad ogni ospite dell'alta montagna, un ambiente in cui i rischi sono alti e il meteo può cambiare rapidamente. Per gli escursionisti sono punti di riferimento e, spesso, rappresentano l'unico luogo coperto dove trovare ristoro per la notte. Chi li frequenta sa bene che al loro interno vige la regola non scritta del rispetto reciproco e non solo: bisogna lasciare l'ambiente più pulito di come lo si ha trovato.

Con l'intento di convincere SAT e CAI ad aggiornare il proprio regolamento e mettersi in pari con le abitudini degli escursionisti, che sempre più spesso sono accompagnati da cani, Enpa Trentino ha pubblicato una richiesta ufficiale destinata alle due associazioni: «Questo divieto ci rammarica per una serie di motivi, soprattutto considerando che fortunatamente nel frattempo, più a valle, i tempi stanno cambiando. Vediamo sempre più sensibilità verso gli animali, almeno per quanto riguarda le specie domestiche e d'affezione – spiega a Kodami Ivana Sandri, responsabile della sezione trentina di Enpa – Il regolamento, di fatto, oltre ad essere obsoleto, rende impossibile, per una consistente parte di cittadini, godere di un modo "avventuroso" di avvicinarsi alla montagna e alla Natura».

Le famiglie che vivono con animali domestici, si sa, sono sempre più numerose nel nostro paese e, secondo l'ultimo rapporto Eurispes, dal 2015 al 2022 è raddoppiato il numero delle persone che condividono la vita con almeno un animale: circa 4 italiani ogni 10. Di questi quasi il 45% vive con un cane.

«Un numero consistente di persone a cui Sat e Cai chiedono di lasciare il proprio cane all'esterno della struttura, legato o libero – aggiunge Sandri – Ci chiediamo chi sarebbe così affezionato al proprio cane da voler condividere piacevoli escursioni in montagna, ma al contempo tanto indifferente da lasciarlo abbandonato, esposto a pericoli di vario genere».

La riflessione di Sandri arriva in seguito a un episodio che, in apertura della stagione estiva 2023, ha coinvolto due escursioniste padovane intente ad affrontare un trekking insieme al loro cane sulla Vigolana, a Sud Est di Trento. Dopo una lunga giornata di cammino, verso le 19, hanno raggiunto il bivacco dove, come spesso accade, si trovava già un altro escursionista, il quale ha chiesto loro di andarsene, facendo proprio riferimento alle normative Cai/Sat.

Le giovani si sono quindi allontanate e hanno fortunatamente trovato accoglienza nel rifugio poco distante che, pur essendo chiuso, ha permesso loro di trascorrere la notte al sicuro. Per raggiungerlo, però, hanno corso dei rischi che, secondo Sandri, potevano essere evitati. «La scarsa accoglienza verso gli animali d'affezione si sarebbe potuta trasformare in una bruttissima notizia di cronaca, se le due sfortunate protagoniste non avessero trovato riparo grazie a una rifugista, che ha dimostrato di saper coniugare correttamente proprio il principio dell'accoglienza – commenta la responsabile di Enpa – In passato fu proprio questo spirito a portare alla proliferazione di rifugi sulle montagne del Trentino e, ancora oggi, dovrebbe essere la base di questa attività».

Il motivo per cui Cai e Sat vietano l'ingresso ai cani è, molto probabilmente, la preoccupazione che, trattandosi di ambienti che ricevono una scarsa manutenzione, l'ingresso degli animali possa creare un peggioramento delle condizioni di igiene. «Se i motivi sono realmente questi, ci chiediamo come possano assicurare la pulizia, anche in assenza di cani, considerando l'eterogeneità degli esseri umani che, di norma, accedono liberamente a questi ricoveri incustoditi – commenta Sandri – È vero che le leggi italiane indicano chiaramente il divieto di accesso ai cani in luoghi definiti, ma anche in questo caso, le cose stanno cambiando. Con il passare del tempo, stiamo aprendo le porte di luoghi ben più delicati rispetto ai bivacchi di montagna, basti pensare agli ospedali, le RSA, le case di cura e le scuole, il cui atteggiamento dimostra sempre più spesso un'evoluzione nella visione dell'accoglienza delle altre specie».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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