La storia di Maximo, il cucciolo di foca salvato dal più grande ospedale per foche d’Europa

Maximo, un cucciolo di foca comune, è stato salvato e portato al Zeehondencentrum, il centro di recupero per foche più grande d'Europa. Questa struttura situata a Pieterburen, in Olanda, dal 1971, anno della sua nascita, ha salvato più di 50.000 esemplari. La maggior parte delle foche che vengono curate sono state intrappolate nelle reti da pesca: l'uomo, infatti, rappresenta la minaccia più grande per tutti gli animali marini.

10 Novembre 2021
16:24
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Un cucciolo di foca comune (Phoca vitulina) è stato trovato da solo sulla costa, impaurito e completamente disorientato. Separatosi dalla mamma probabilmente a causa dell'uomo, Maximo è stato preso in cura dai veterinari del Zeehondencentrum, il centro per foche più grande d'Europa. Troppo piccolo per sopravvivere da solo, è stato nutrito dai veterinari con un passato di pesce. All’inizio è stato tenuto in isolamento per evitare il diffondersi di possibili malattie infettive, potendo fare il bagno solo sotto supervisione, in una piccola piscina, riempita con acqua di rubinetto e sale, per renderla più simile a quella del mare.

Maximo aveva una pelliccia molto folta, che sostituiva lo strato di grasso che non ha ancora sviluppato ma, con un’adeguata alimentazione, questa foca ha avuto una vera e propria trasformazione la sua pelliccia, lucida e impermeabile, è diventata perfetta per nuotare. Superata la prima fase di riabilitazione, Maximo ha iniziato a mangiare cibo solido ed è stato introdotto in una piscina più grande assieme ad altre foche. Lì ha imparato a socializzare con i suoi simili, che comunicano sbattendo le loro pinne e tramite versi, abbassando o alzando il tono di voce in risposta ai rumori ambientali, una capacità che è stata riscontrata in pochissimi altri mammiferi, tra cui i pipistrelli.

Maximo ha fatto amicizia con decine di animali ospitati dal centro di riabilitazione per foche di Pieterburen, una struttura che fin dalla sua nascita, nel 1971, ha salvato più di 50.000 esemplari. Dopo le cure ricevute, Maximo è arrivato a mangiare aringhe intere quattro volte al giorno, imparando a pescarle da solo, segno che il giorno della reintroduzione in natura è ormai giunto. Le foche, quando diventano indipendenti, vengono rilasciate nel mare di Wadden, inserito tra i patrimoni dell’umanità per la sua grandissima biodiversità.

Maximo è riuscito a tornare a casa, ma sono centinaia le foche che vanno incontro a un destino ben diverso. Molti esemplari, infatti, vengono feriti dagli scafi o catturati dai pescherecci e solo in pochi vengono individuati e recuperati dai veterinari di questo ospedale, che hanno posto all’ingresso della struttura le reti da pesca da cui le foche sono state tratte in salvo, a testimonianza di come l’uomo rappresenti la più grande minaccia per gli animali marini. Secondo il responsabile della comunicazione del Zeehondencentrum, Sander Van Dijk: «La maggior parte dei ricoveri è costituita dai cuccioli orfani, ma sono molti anche gli esemplari adulti feriti dalle eliche o intrappolati nelle reti da pesca. Sono centinaia le foche che muoiono ogni anno. Solo una minima parte arriva ferita da noi».

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