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19 Febbraio 2023
15:00

Una nuova baleniera giapponese preoccupa gli ambientalisti e il governo australiano

La notizia ha provocato un certo stupore agli ambientalisti e animalisti di Greenpeace, ma anche all'interno del Ministero dell'Ambiente australiano, preoccupati di una possibile ripresa delle operazioni di caccia alla balena nell'Oceano Antartico, vietata in questa zona dalla moratoria internazionale.

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Una compagnia navale giapponese sta costruendo una nuova nave baleniera progettata per viaggiare fino all'Oceano Antartico.

La notizia ha provocato una certa inquietudine negli ambientalisti di Greenpeace, preoccupati di una possibile ripresa delle operazioni di caccia alla balena in quei mari da parte del Paese asiatico, nonostante il divieto in vigore dovuto alla moratoria internazionale che tutela le popolazioni di cetacei.

Il presidente della compagnia navale, Hideki Tokoro, ha confermato ai giornalisti che la "nave madre”, termine con cui si intende la nave che carica le balene per il congelamento e lo stoccaggio una volta che le navi più piccole e più agili le hanno catturate, servirà a trasmettere la «cultura della caccia alle balene».

E non solo: «Vogliamo contribuire alla sicurezza alimentare del Giappone – ha affermato ancora – Abbiamo progettato la nave per poter viaggiare fino all'Oceano Antartico, nella speranza che possa essere utile in tempi di crisi alimentare». Dichiarazioni tutt'altro che rassicuranti.

La ministra dell'Ambiente australiana Tanya Plibersek non ha negato di essere a conoscenza della costruzione di questa nuova imbarcazione, ma ha anche dichiarato che le era stato assicurato che il Governo giapponese non avrebbe contribuito né fornito aiuti finanziari per la sua realizzazione. Cosa di cui adesso non ha più grande certezza.

Il Governo australiano, infatti, fortemente contrario alla caccia alle balene è costantemente impegnato a sostenere la moratoria e a impedire un ritorno di questa brutale pratica nell'Oceano Antartico.

Greenpeace Australia Pacific, torna invece a ripetere che le balene e i loro fragili habitat nelle acque che circondano l'Australia e l'Antartide sono già molto minacciati da una serie di fattori, trivellazioni offshore di gas e petrolio, cambiamenti climatici, senza dover aggiungere la caccia.

Purtroppo, però, la moratoria della Commissione Baleniera Internazionale, l’organismo internazionale istituito per tutelare le popolazioni di cetacei, non sembra fermare il Giappone che non smette di violarla ogni anno, con la giustificazione di fare una caccia a “scopi scientifici”.

Una scappatoia inaccettabile al divieto, dicono le associazioni, che di scientifico non ha niente e che di fatto consente al Paese ogni anno di uccidere centinaia di balene nell’area. Una tesi, oltretutto, confermata dalla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) che ha sentenziato esattamente lo stesso parere.

Nel 2020 il Giappone ha finalmente annunciato la fine del proprio programma di caccia alle balene in Antartico. Per questo la notizia di una nuova baleniera pronta a solcare le acque antartiche costruita da una compagnia giapponese ha destato sorpresa prima e preoccupazione a seguire.

Greenpeace è molto attiva nelle azioni di tutela e protezione delle aree più estreme della terra, dall’Artico all’Antartico. I Poli sono infatti indicatori importanti dello stato di salute del nostro Pianeta e secondo l’organizzazione, per evitare ulteriori e definitivi effetti profondi e negativi sugli ecosistemi polari, va fermata subito la pesca industriale che sta letteralmente svuotando e mettendo in ginocchio i nostri mari.

Insieme, è indispensabile mettere un freno all’industria estrattiva di combustibili fossili (petrolio, gas, ma anche carbone) e tutelare questi habitat delicati e preziosi da tutte le minacce umane che rischiano di compromettere per sempre le nostre ultime frontiere selvagge.

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Simona Sirianni
Giornalista
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