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12 Ottobre 2023
13:26

L’incredibile storia di Old Tom e delle altre orche che aiutavano i balenieri a cacciare le balene

A partire dalla seconda metà dell'800, i balenieri della città australiana di Eden collaborarono con le orche del posto nella caccia alle balene. Tra le orche si distingueva soprattutto un maschio chiamato Old Tom, il cui DNA è stato studiato per la prima volta a partire dai resti conservati in un museo.

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Old Tom nuota accanto ai cacciatori di balene di Eden

Sulla costa orientale dell'Australia, all'inizio del XX secolo, la piccola città di Eden divenne famosa per la singolare collaborazione che i balenieri locali riuscirono a instaurare con le orche. I cetacei aiutavano infatti attivamente i balenieri nella caccia alle balene, un fenomeno documentato per la prima volta già nel 1844 e che durò per quasi un secolo. All'interno di quel gruppo, che divennero famose come "le assassine di Eden" c'era anche l'orca chiamata "Old Tom", il maschio che più si distingueva nell'aiutare attivamente i balenieri per intrappolare e uccidere le balene.

Il vecchio Tom divenne leggenda e per molti anni aiutò i balenieri a catturare e uccidere megattere, balene franche australi, balenottere e altri grossi misticeti. Fu poi trovato morto il 17 settembre del 1930 e le sue ossa sono ora conservate ed esposte all'Eden Killer Whale Museum. Dai suoi resti, però, i biologi sono finalmente riusciti per la prima volta a estrarre e a studiare il suo DNA, ricostruendo la storia, l'albero genealogico e svelando i segreti di questa straordinaria, unica e antica cooperazione uomo-animale. I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Journal of Heredity.

Le assassine di Eden e la "legge della lingua"

La storia di Tom e delle assassine di Eden cominciò negli anni 40 dell'800. Ogni giugno, circa 25-30 orche arrivavano a Twofold Bay raggruppando e intrappolando nella baia balene e altri misticeti. Successivamente, allertavano i balenieri locali della presenza dei grossi cetacei schiaffeggiando con la coda l'acqua proprio davanti alla stazione baleniera. Che fosse notte o giorno poco importava, i cacciatori di balene si organizzavano rapidamente, salivano in barca e uscivano in mare seguendo le orche. Da quel momento la caccia fianco a fianco alle orche aveva inizio.

I diari, i registri e i resoconti dei giornali locali dell'epoca raccontano che le orche, tra cui spiccavano Hooky, Cooper e Tom, inseguivano, speronavano, tentavano di affogare e mordevano le balene per facilitare il lavoro degli uomini. I grossi mammiferi marini, esausti, venivano poi arpionati dai balenieri ma Tom, a differenza delle altre orche, continuava ad aiutare i cacciatori anche in questa fase. Il maschio non si limitava infatti a inseguire, isolare e attaccare i misticeti, ma afferrava con la bocca le cime a cui erano legati gli arpioni per rallentare ulteriormente le prede, un comportamento verosimile supportato anche dalla particolare usura dei suoi denti.

Una volta uccisa una balena, i balenieri le attaccavano una boa segnaletica e lasciavano il corpo in mare per uno o due giorni. A questo punto, le orche ottenevano la loro parte del bottino, mangiando solo labbra e la lingua dei misticeti e solo successivamente i balenieri raccoglievano la carcassa per lavorarla. All'epoca si pensava che le orche mangiassero solo la lingua in segno di rispetto verso i balenieri, una sorta di tacito accordo che divenne noto come la "legge della lingua". Tuttavia, è possibile anche che le orche mangiassero solo la lingua per l'alto valore nutrizionale, un po' come alcuni gruppi fanno oggi con il fegato degli squali.

I segreti custoditi nel DNA di Old Tom

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Old Tom era riconoscibile grazie alla forma unica della sua grossa pinna dorsale

A ogni modo, qualunque fosse la ragione, non c'era alcuna competizione tra orche e cacciatori in questa ormai leggendaria interazione, diventata poi una delle più complesse e rare relazioni di tipo mutualistico, e quindi reciprocamente vantaggiosa, tra esseri umani e animali selvatici. E per capirci qualcosa in più su questa collaborazione, il team guidato da Isabella Reeves della Flinders University e del Cetacean Research Centre, ha intrapreso un viaggio piuttosto ambizioso facendo affidamento sulle tecniche di estrazione del DNA antico per ricostruire la storia genetica di Old Tom e delle altre assassine di Eden.

Dalle analisi è emerso che Tom era imparentato con le orche dell'Australasia, del Pacifico settentrionale e dell'Oceano Atlantico settentrionale, ma ancora più strettamente con la popolazione che oggi vive tra le acque della Nuova Zelanda. Tuttavia, la maggior parte del patrimonio genetico di Tom non ha trovato riscontri diretti nelle orche di oggi, un risultato che suggerisce che probabilmente il gruppo di Eden non ha lasciato discendenti diretti e che si è quindi definitivamente estinto. Con tutta probabilità, quindi, oggi non ci sono discendenti di Tom, tuttavia questo studio ha permesso di ricostruire una storia di collaborazione tra orche e umani ancora più profonda e antiche di quanto creduto fino ad ora.

Collaborando con Steven Holmes, esperto e custode delle tradizioni del popolo costiero Thaua, i ricercatori sono riusciti a correggere alcune inesattezze storiche e far luce su un aspetto cruciale di questa storia unica che raconta il legame tra le popolazioni locali e le orche. Integrando le tradizioni, i resoconti scritti e i racconti delle popolazioni locali, i ricercatori hanno infatti dimostrato che le popolazioni australiane avevano instaurato un rapporto molto stretto con le orche di Eden ben prima che arrivassero i coloni europei e dell'avvento della caccia industriale alle balene.

Il legame profondo tra le orche e il popolo Thaua

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Come altri maschi, Tom possedeva una pinna dorsale molto grossa e dritta

Il popolo Thaua che occupava la costa meridionale del New South Wales, possiede una lunga storia di amicizia e collaborazione con le orche di Eden e con lo stesso Tom. I beowa, come vengono chiamate le orche, sono infatti considerati quasi come dei fratelli e le tradizioni locali legate alla diretta dipendenza dei Thaua dalle risorse dell'oceano, raccontano che quando un membro Thaua muore si reincarna proprio in un beowa. Ora grazie a questo studio sappiamo quindi che questa relazione risale addirittura a millenni prima della colonizzazione europea.

Erano proprio i cacciatori Thaua a ricompensare beowa con la lingua delle balene morte e molto probabilmente è stato questo il vero inizio della "legge della lingua" che è poi continuata fino al declino della caccia ai cetacei a Ede. La caccia tradizionale alle balene a Eden cominciò infatti a calare già all'inizio del 900, a causa della mancanza di forza lavoro e dell'avvento di navi e tecnologie più avanzate e cessò definitivamente verso la metà degli anni 20 del 900. Il vecchio Tom continuò comunque a tornare a Eden ogni anno, spesso da solo, forse perché il resto del suo gruppo era stato ucciso dall'arrivo dei balenieri europei ignari della relazione instaurata tra i predatori e i locali.

Quando Tom fu trovato morto nel 1930 non fu possibile ricostruire le cause del decesso. Alcuni esperti ritengono però che sia morto a causa dell'età avanzata e dei denti usurati, una delle principali cause di morte per le orche in natura. Tom era lungo 6,7 metri e pesava 6 tonnellate, analisi sui denti stimano che avesse circa 35 anni quando è morto, tuttavia almeno tre generazioni di balenieri affermano di aver cacciato fianco a fianco con lui, facendolo alzare l'età stimata anche fino a oltre 90 anni. La sua storia continuerà però a vivere in eterno e sarà raccontata per sempre come una delle più straordinarie relazioni mai esistite tra esseri umani e animali selvatici.

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Lo scheletro di Old Tom esposto all’Eden Killer Whale Museum
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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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