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30 Marzo 2021
11:01

Un team di cani anti-Covid in servizio al Campus Biomedico di Roma

In un drive-in capace di fare test molecolari anti-Covid ora arriva una squadra speciale: quella di un team di cani in grado di fiutare se gli esseri umani siano positivi o meno al virus Sars-Cov-2. Rientrano in un doppio screening: uno molecolare (fatto con l'ormai classico tampone) e uno animale. Tutto questo avviene al Campus test del Policlinico universitario Campus Bio-medico di Roma.

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In un drive-in capace di fare test molecolari anti-Covid ora arriva una squadra speciale: quella di un team di cani in grado di fiutare se gli esseri umani siano positivi o meno al virus Sars-Cov-2. Rientrano in un doppio screening: uno molecolare (fatto con l'ormai classico tampone) e uno animale. Tutto questo avviene al Campus test del Policlinico universitario Campus Bio-medico di Roma. I cani che presteranno il loro fiuto alla lotta alla pandemia sono Pastori Belgi Malinois, Pastori Tedeschi grigi e Pastori Olandesi.

Tutto ciò è reso possibile grazie a un’intesa tra il Campus e la Ngs, società impegnata nell’impiego di cani addestrati per la sicurezza anti esplosivo in emergenze e grandi eventi. Dopo una prima fase di sperimentazione, che durerà tra le 6 e le 8 settimane, poi ci sarà una fase due con la raccolta dei campioni e che durerà tra le 4 e le 6 settimane. Da aprile a giugno 2021 le unità cinofile (che saranno al massimo sei) saranno addestrate per riconoscere la presenza del Covid-19 nel sudore dei pazienti che ogni giorno si recano al drive-in.

Ecco come lavoreranno i cani anti-Covid e cosa hanno "studiato"

«Sono cani che già stiamo usando per l'antiesplosivo, abituati a lavorare in un certo tipo di comandi. Ci aiuteranno a capire la metodologia. Ci sarà poi una fase successiva nella quale formeremo cani da zero», spiega Massimiliano Macera, amministratore delegato di Ngs. «Non vogliamo che a fine pandemia questi cani vengano pensionati – spiega a Kodami – per questo li riconvertiremo dopo l'emergenza dando loro una vita lavorativa più lunga». «La medical detection dog – prosegue – è una pratica già in uso per diverse patologie, a tal punto che ricerche scientifiche hanno dimostrato come il fiuto dei cani sia in grado di accertare la presenza di alcune patologie negli esseri umani».

I cani lavoreranno nell'ospedale romano in un container di circa 40 metri quadrati e torneranno a casa con i loro conduttori. Nei container annuseranno i campioni di sudore, non entrando comunque mai in contatto diretto con la sostanza biologica. Ogni cane lavorerà con un turno di 1-2 ore al giorno. Il paziente farà un autoprelievo del sudore con una garza che sarà messa in un contenitore anonimo. Nello stesso tempo il laboratorio analisi del Campus farà il test molecolare del tampone nasofaringeo che verrà analizzato da un sensore elettronico realizzato dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e sviluppato dall’Unità di Elettronica per Sistemi Sensoriali.

«Il nostro studio rappresenta il primo esempio di una collaborazione tra ricerca in laboratorio e sperimentazione sul campo. Grazie alle possibilità offerte contemporaneamente dall’attività del Drive-in Campus test e del Laboratorio Analisi possiamo lavorare in presa diretta con i cani e verificare scientificamente le nostre ipotesi», dice Silvia Angeletti, direttore dell’Unità Laboratorio analisi del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.

«Stiamo addestrando i nostri cani a riconoscere la presenza del Covid-19 nei campioni raccolti presso il Covid Center – prosegue Macera – All’interno del container verranno sottoposte al cane alcune scatole appositamente studiate per il progetto del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, all’interno delle quali ci saranno i campioni da processare. Tutto verrà dopo una prima fase di condizionamento studiata per garantire la massima sicurezza per operatori e cani a lavoro con materiale biologico. Per esercitarsi a sviluppare la sensibilità al virus il cane passa in rassegna le scatole metalliche e quando rileverà la presenza del Covid-19 lo segnalerà precisamente ma con discrezione e riceverà un premio».

I cani anti-Covid: in 10 secondi processano quello che un tampone fa almeno in 20 minuti

Se la ricerca dovesse portare risultati attendibili, oltre ai cani in grado di riconoscere droga ed esplosivi sarà possibile avere questi cani “anti-Covid” in grado di fare screening all’interno di grandi eventi, come cinema, stadi, ai porti e negli aeroporti. La differenza, anche per accertare la presenza o meno del virus, si vedrebbe: un cane addestrato può impiegare circa 10 secondi per riconoscere un caso di positività, un tampone rapido richiede 20-30 minuti per fornire un risultato e almeno 24 ore il tampone molecolare. Comunque, l'attività del cane non sarebbe in sostituzione ma utile nel caso di grandi masse di persone da controllare in breve tempo.

«Il cane se ha una buona predisposizione personale e individuale alla ricerca olfattiva lo fa con la stessa buona disposizione che può avere in qualsiasi altro campo, come per i cani molecolari o per quelli che cercano sostanze stupefacenti – dice  Federica Pirrone, etologa e componente del comitato scientifico di Kodami, che sta conducendo studi in questo settore all’Università statale di Milano – Tutto sta alla scelta dei cane da coinvolgere, deve dimostrare di avere attitudine, di essere ben disposto in questa attività e di avere interesse. La sanità può essere gestita con i cani come alleati? Sì, ma non è cosa semplice. «È una nuova frontiera da esplorare e per avere risultati concreti il lavoro è duro, lungo e condotto in maniera sperimentale».

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