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4 Aprile 2023
17:48

Udienza contro l’archiviazione della denuncia di Lav per il maltrattamento degli orsi del Casteller

A Trento si è svolta l'udienza contro l'archiviazione della denuncia di maltrattamento presentata dalla LAV alla Procura della Repubblica per le condizioni di vita degli orsi rinchiusi al Casteller.

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Orsi Casteller

Nella mattinata del 4 aprile, davanti al giudice per le indagini preliminari di Trento, si è svolta l'udienza per discutere l'opposizione di Lav all'archiviazione della denuncia per maltrattamento, presentata alla Procura della Repubblica per le condizioni di vita degli orsi rinchiusi al Casteller.

L'avvocato Massimiliano Cané (Lav) ha richiesto nuove indagini, oltre che la nomina di consulenti tecnici e medici veterinari esperti in comportamento animale e un'ulteriore opinione da parte dei Carabinieri del Cites che, nel settembre 2020, hanno svolto un sopralluogo all'interno della struttura.

«Come sospettavamo, il giudice ha sentito entrambe le parti e poi si è riservato di esprimersi nelle prossime tre settimane – ha dichiarato a Kodami Massimo Vitturi, responsabile del settore fauna selvatica di Lav, al termine dell'udienza – Noi abbiamo depositato le nostre richieste, ora non resta che attendere sperando nella decisione migliore, ovvero la riapertura di un processo che dimostri che, nella reclusione di DJ3, M57 e M49 ci sia stata una condizione di maltrattamento e, in ogni caso, noi continueremo a batterci affinché gli orsi vengano rispettati e lasciati liberi sul territorio».

Il sopralluogo del Cites e il video che ritraeva gli orsi in gabbia

Nell'autunno del 2020, in seguito al sopralluogo all'interno del centro faunistico trentino, gli ispettori del Cites avevano rilevato e denunciato gravi situazioni di stress negli animali, tanto che, secondo il rapporto, venivano tenuti sedati. M49, in particolare, si sfogava sbattendo la testa contro la saracinesca della gabbia dov’era rinchiuso, mentre M57 ripeteva costantemente movimenti in maniera ritmata, un comportamento considerato prodromo di stereotipia.

A confermare quanto descritto nel documento del Cites, pochi mesi dopo il sopralluogo, gli attivisti di #Stopcasteller avevano realizzato un video infiltrandosi nella struttura. Nelle immagini si riconoscevano gli animali all'interno di gabbie piccolissime. Una condizione che, a prescindere dalle vicende giudiziali, è ben distante dalla necessità etologiche della specie.

«Il Casteller si estende su un’area totale inferiore a un ettaro, a sua volta suddivisa in tre recinti, ognuno di superficie inferiore ai 3 mila metri quadri – commenta Vitturi – Una situazione in cui è impensabile poter costringere un orso, un animale abituato a percorrere anche decine di chilometri in un solo giorno. Questa analisi è confermata anche dalla lettura del verbale del Cites all’origine della nostra denuncia».

L'Assessore all'Agricoltura della Provincia di Trento Giulia Zanotelli aveva però smentito quanto mostrato nel video dei militanti di #Stopcasteller, assicurando che si trattasse di una situazione provvisoria dovuta ai lavori di ristrutturazione del recinto. Nei mesi successivi, due dei tre orsi sono stati però trasferiti altrove. DJ3 oggi si trova in un parco faunistico in Germania meridionale, mentre M57 è stato trasferito in Ungheria.

Immagine
Le immagi scattate da stopcasteller

«In queste condizioni le responsabilità non possono ricadere sugli animali»

Al procedimento ha partecipato anche l'Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che al termine dell'udienza commenta in una nota: «Alla luce di quanto espresso dal raggruppamento del Cites, questa detenzione degli orsi è incompatibile e rappresenta un maltrattamento, per questo è indispensabile chiedere ulteriori indagini».

«Ciò che stiamo contestando non è il fatto stesso che fossero detenuti, come invece ha sostenuto la controparte in aula – commenta Vitturi – La nostra richiesta è focalizzata sul fatto che la reclusione, in queste condizioni, rappresenta un maltrattamento».

Il responsabile della Lav si concentra poi sull'inadeguatezza delle azioni di prevenzione messe in atto dal Trentino: «Da quando nel 2000, la stessa Provincia Autonoma ha voluto e realizzato la reintroduzione della specie, non è stata in grado di organizzare una sola campagna informativa rivolta ai cittadini con l’obiettivo di favorire la convivenza uomo/orso in sicurezza. In queste condizioni, le responsabilità per gli incidenti avvenuti non possono ricadere sugli animali».

In seguito a quanto avvenuto in aulta, però, non resta che attendere la decisione del Pubblico Ministero. «Ad ora è difficile prevedere quali saranno le evoluzioni, ci sono troppe variabili che impediscono di formulare un'ipotesi concreta – conclude Vitturi – La nostra speranza è che la Provincia di Trento debba rispondere delle proprie azioni e che, finalmente, risulti chiaro che il recinto del Casteller non può ospitare degli orsi»

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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