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13 Marzo 2022
10:18

Ucraina, cavalli e asini da salvare, gli animalisti propongono i “corridoi umanitari”

Fare in modo che tutti gli equidi che si trovano in Ucraina possano essere salvati nel più breve tempo possibile, cercando in Italia una sistemazione temporanea. È questa la richiesta che parte dalle associazioni animaliste e che è rivolta al governo Draghi.

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Fare in modo che tutti gli equidi che si trovano in Ucraina possano essere salvati nel più breve tempo possibile, cercando in Italia una sistemazione temporanea. È questa la richiesta che parte dalle associazioni animaliste e che è rivolta al governo Draghi. In sostanza, vengono proposti "corridoi umanitari" per cavalli.

L’iniziativa vede la firma di Carla Rocchi (presidente Enpa), Sonny Richichi (presidente di International Horse Protection), Daniela Marzari (direttrice del Rifugio degli asinelli), Nadia Zurlo (responsabile area equidi di Lav), Nicole Berlusconi (presidente del Progetto Islander) e Dunia Azzabi (del coordinamento della rete dei santuari di animali liberi in Italia)

«Vi chiediamo di avanzare questa possibilità ai vostri interlocutori istituzionali in Ucraina – scrivono le associazioni al Ministero della Salute e al Ministero degli Affari Esteri – Considerato che il direttore della Dg Santé della Commissione europea Bernard Van Goethem ha già consentito l’ingresso agevolato degli animali da compagnia al seguito dei profughi ucraini per ragioni umanitarie straordinarie, abbiamo formulato la richiesta che venga consentito l’ingresso temporaneo agli equidi (cavalli e asini e affini), con l’indicazione del soggetto ospitante e con la garanzia, da parte delle associazioni, dello svolgimento dei necessari accertamenti sanitari all’arrivo degli animali presso la stalla ospitante».

In merito al conflitto che sta colpendo al cuore l’Europa sono tantissimi i casi di solidarietà che stanno riguardando gli animali. Ci sono pet che varcano la frontiera con i loro compagni umani, associazioni (come Save The Dogs) che si trovano al confine per accogliere i rifugiati. E ci sono persone (anche italiani) che non hanno intenzione di lasciare l’Ucraina per occuparsi degli animali nei rifugi.

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