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9 Aprile 2022
11:41

Uccidono a sassate un cucciolo di cane e poi lo bruciano: tre minorenni indagati

Lo hanno preso a sassate fino ad ucciderlo e poi lo hanno bruciato riprendendo tutto con il cellulare. La terribile vicenda che ha per protagonisti tre ragazzi minorenni e un cucciolo meticcio di cane si è svolta nel comune di Statte in provincia di Taranto.

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Lo hanno preso a sassate fino ad ucciderlo e poi lo hanno bruciato riprendendo tutto con il cellulare. La terribile vicenda che ha per protagonisti tre ragazzi minorenni e un cucciolo meticcio di cane si è svolta nel comune di Statte in provincia di Taranto ed è stata scoperta proprio grazie al video diffuso dai responsabili.

I carabinieri e la polizia del tribunale dei minorenni di Taranto, hanno eseguito perquisizioni nelle abitazioni dei ragazzi, tutti e tre indagati per “uccisione di animali in concorso, e hanno sequestrato i cellulari attraverso i quali, dicono i carabinieri «i ragazzi avrebbero anche filmato la scena, condividendo probabilmente l'orrore sui propri cellulari con altri coetanei». Le indagini, coordinate dalla Procura per i Minorenni proseguono per fare piena luce sul grave episodio.

Maltrattamento sugli animali: uno spregevole reato

Il maltrattamento e l’uccisione di animali sono spregevoli e gravissime condotte da parte degli autori. Ma qual è la disciplina applicabile in questi casi? E di quale reato rispondono gli autori del fatto?

Con la Legge n. 189/2004 è stato introdotto nel codice penale il Titolo IX bis rubricato “Dei delitti contro il sentimento degli animali” che ha profondamente modificato l'assetto normativo in tema di animali. Con tale titolo si punisce «con la reclusione da quattro mesi a due anni, chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagioni la morte di un animale ».

Per parlare di reato di maltrattamento, quello previsto e punito dall’art. 544 ter c.p., bisogna che il soggetto agente consapevole di ciò che sta facendo, per crudeltà o senza necessità, sottoponga l'animale a sevizie o a fatiche o lavori insopportabili per le sue caratteristiche. La pena è la reclusione da 3 mesi a 1 anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro.

Se come conseguenza di tali comportamenti segue la morte non voluta dell’animale, il soggetto colpevole sarà giudicato responsabile anche dell’aggravante ad effetto speciale prevista dall’art. 544 ter comma III c.p. e che significa un aumento della pena della metà. Per quanto, invece, riguarda l’uccisione volontaria di animali, anche in questo caso, tale condotta integra la fattispecie di reato prevista e punita dall’art. 544 bis del codice penale. La pena per chi si rende responsabile di tale reato, procedibile di ufficio, prevede la reclusione da quattro mesi a due anni.

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Simona Sirianni
Giornalista
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