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23 Agosto 2021
12:18

Uccelli e collisioni con gli aerei, un nuovo studio sugli impatti potrebbe aiutare a ridurre i rischi

Le collisioni in volo tra aerei e uccelli rappresentano uno dei maggiori rischi di incidenti in tutto il mondo. Poco si sa però su come le specie e i loro movimenti influenzano questi impatti. Un nuovo studio condotto dal Cornell Lab of Ornithology ha creato quindi un modello in grado di prevedere con precisione quando e come avvengono queste collisioni.

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Fin da quando l'uomo ha spiccato i primi voli in aeroplano le collisioni con gli uccelli hanno rappresentato uno dei maggiori rischi sia per i pennuti che per gli umani. Ancora oggi vengono compiuti notevoli sforzi per cercare di ridurre gli impatti ed evitare pericolosi incidenti aerei. Un esempio dei rischi legati al bird strike è stato l'atterraggio di emergenza del volo US Airways 1549 avvenuto nel 2009 nel fiume Hudson dopo una collisione in volo con uno stormo di oche canadesi. Un costo non da poco che è stato stimato in 1,2 miliardi di dollari all'anno. Nulla o quasi si sa però sui movimenti degli uccelli e su come le loro migrazioni possano influenzare questi impatti. Uno nuovo studio condotto dagli scienziati del Cornell Lab of Ornithology ha provato quindi ad analizzare i dati sul bird strike provenienti da tre aeroporti nell'area di New York City per creare dei modelli che possano aiutare a prevenire e a ridurre le collisioni.

I ricercatori sono partiti da due set di dati raccolti nei tre principali aeroporti della Grande Mela: il JFK, il Newark e LaGuardia. Il primo utilizzando la rete di radar meteorologici NEXRAD, il secondo sfruttando l'enorme mole di osservazioni di comuni cittadini e semplici birdwatcher caricate sulla piattaforma di citizen science eBird. Incrociando questi dati con le collisioni documentante e registrate in sei anni sono riusciti a identificare sia le specie con cui più frequentemente avvengono gli impatti che soprattutto i periodi e le quote più critiche.

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Il Tordo migratore americano è specie che maggiormente impatta con gli aerei secondo questo studio

Dai risultati delle analisi è emerso infatti che il periodo più critico è quello della migrazione autunnale, quando la maggior parte degli uccelli si mette in volo per raggiungere i quartieri di svernamento verso il sud del mondo. Secondo i ricercatori l'inaspettata differenza tra la migrazione di andata (in autunno) e quella di ritorno (in primavera) potrebbe essere influenzata dall'inesperienza dei nuovi nati, che per la prima volta nella loro vita affrontano i pericoli del grande viaggio.

Com'era prevedibile quindi sono proprio le specie migratrici, e quindi quelle più mobili, a collidere maggiormente con gli aerei: circa il 90% degli impatti infatti ha coinvolto un migratore e la specie maggiormente coinvolta negli incidenti è risultata essere il tordo migratore americano (Turdus migratorius). Secondo il modello elaborato dagli scienziati durante i picchi di migrazione le possibilità degli aerei di scontrarsi con gli uccelli aumentano mediamente addirittura dal 400 al 700%. Un dato importante, che potrebbe aiutare a comprendere meglio il fenomeno migratorio e a ridurre il rischio di collisioni.

Anche i danni causati ai velivoli possono variare molto e dipendono molto spesso dalla grandezza e dal peso degli uccelli. Un piccolo passeriforme potrebbe non rappresentare un pericolo significativo per la sicurezza del volo ma uno scontro con un oca o un airone può causare danni anche ingenti. I ricercatori hanno assegnato quindi dei "punteggi di pericolo" alle varie specie in base alla probabilità di causare danni agli aerei. Le specie che hanno raggiunto un punteggio più alto sono state l'oca del Canada (Branta canadensis), l'airone azzurro (Ardea herodias), l'avvoltoio collorosso (Cathartes aura) e il germano reale (Anas platyrhynchos), tutte specie di grosse dimensioni.

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Un avvoltoio collorosso, una delle specie a cui è stato assegnato un punteggio di pericolo elevato

Sempre secondo i ricercatori le fasi di volo più rischiose sono quelle del decollo e dell'atterraggio, quando gli aerei e gli uccelli condividono maggiormente lo spazio aereo. Ad altitudini di crociera più elevante, invece, gli aerei volano generalmente troppo in alto per incontrare la maggior parte degli uccelli. Anche se il 29 novembre 1973 un aeroplano che sorvolava la Costa d'Avorio si è scontrata con un grifone di Rüppell (Gyps rueppelli) a ben 11.300 m di altezza, un dato che resta ancora oggi il record di volo più alto mai registrato per un uccello.

Questo nuovo studio ha dimostrato che è possibile prevedere con precisione quando e dove si verificano la maggior parte degli incidenti, e grazie all'enorme mole di dati disponibili oggi su scala continentale sarà possibile estendere questo modello anche in altre aree del mondo. Studiare i tempi e le specie che maggiormente impattano in volo con gli aerei è il primo passo per ridurre il numero e i costi delle collisioni, sia in termini economici che soprattutto di vite.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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