video suggerito
video suggerito
5 Giugno 2023
8:36

Trovato un orso morto sul Monte Peller. Chieste verifiche per escludere l’ipotesi di bracconaggio

Un altro orso è stato trovato senza vita in Trentino. Il luogo del rinvenimento è poco distante dalla zona in cui ha perso la vita Andrea Papi. Le associazioni sono preoccupate che possa trattarsi di bracconaggio.

1.397 condivisioni
orso

Il corpo senza vita di un orso adulto in avanzato stato di decomposizione è stato rinvenuto nella serata di giovedì primo giugno nei pressi del Monte Peller, in Val di Sole, nel Trentino occidentale. La zona del ritrovamento è poco distante dal luogo in cui, lo scorso 5 aprile, è morto Andrea Papi e dove, nelle settimane successive, è stata catturata JJ4, l'orsa considerata responsabile dell'aggressione e oggi rinchiusa al Casteller.

A dare la notizia è la Provincia Autonoma di Trento, in un comunicato: «Lo stato di decomposizione molto avanzato non permette ad oggi di formulare ipotesi attendibili sulle cause del decesso – si legge – Gli esperti fanno comunque presente che la "stagione degli amori" si accompagna anche ad un aumento della competitività fra gli esemplari e non sono rari gli scontri fra plantigradi. In ogni caso, sono stati raccolti reperti che saranno inviati in laboratorio per determinare l'identificazione genetica del soggetto».

Quello avvenuto sul Monte Peller è il secondo rinvenimento di un plantigrado senza vita in Trentino in poco più di un mese. Il primo era avvenuto lo scorso 30 aprile nella zona tra Molveno e San Lorenzo Dorsino, sulle pendici delle Dolomiti di Brenta. L'animale, in quel caso, era dotato di marche auricolari e la sua identità era risultata quindi immediatamente chiara. Si trattava di M62, uno degli orsi considerati "pericolosi" dal Presidente della Provincia Autonoma, Maurizio Fugatti, intenzionato a catturarlo e abbatterlo. Per poter operare in questo modo era in attesa di una risposta da parte di Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale a cui il Trentino è chiamato a chiedere un parere tecnico prima di intervenire con l'uccisione o la cattura.

A differenza di JJ4 e MJ5 (di cui proseguono le ricerche), M62 non era mai stato protagonista di aggressioni agli esseri umani, ma si era limitato a mostrarsi confidente e cercare cibo nei pressi degli abitati.

L'autopsia sul suo corpo è stata svolta dall’istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie che, però, non è stato in grado di determinare la causa della morte. Le associazioni di tutela animale hanno più volte espresso la propria preoccupazione che potesse trattarsi di un caso di bracconaggio e la Procura della Repubblica di Trento ha aperto un fascicolo a carico di ignoti con l’ipotesi di reato di uccisione di animali.

Ora che alla morte di M62 si aggiunge un secondo ritrovamento, la preoccupazione aumenta ulteriormente, come conferma a Kodami Ivana Sandri, responsabile della sezione locale di Enpa: «Il rinvenimento di alcuni orsi morti, in un periodo in cui si assiste ad azioni mediatiche atte a fomentare paura e addirittura odio verso questi animali, impone grande attenzione ad accertare le reali cause dei decessi – commenta Sandri – Chiediamo quindi verifiche urgenti e approfondite e riteniamo che i risultati delle analisi siano importanti non solo per poter escludere comportamenti illegali a danno degli orsi, ma anche per fare in modo di riuscire a perseguire, se si trattasse effettivamente di bracconaggio, gli autori di questi terribili reati in maniera decisa e sollecita».

Della stessa opinione anche la Lav, che chiede il trasferimento del corpo dell'animale rinvenuto sul Monte Peller all'istituto zooprofilattico, in modo da condurre un'autopsia in collaborazione con il Centro di Referenza Nazionale di Medicina Forense Veterinaria: «Se due indizi fanno una prova è evidente che questa anomala moria di orsi non è affatto casuale, ma è da ricondurre alla campagna d’odio innescata dal Presidente trentino Maurizio Fugatti – ha dichiarato in un comunicato Massimo Vitturi, responsabile del settore animali selvatici della Lav – Essendo del tutto incapace di garantire la sicurezza dei suoi concittadini attraverso la prevenzione, continua a fomentare i più beceri istinti di coloro che potrebbero avere ucciso due orsi».

Lav chiede inoltre che il corpo dell'animale venga mantenuto all'interno di una cella frigorifera fino al momento dell'autopsia, in modo da evitare ulteriori compromissioni dei tessuti e ribadisce di essere in attesa degli esiti delle analisi condotte sul corpo di M62: «Dopo più di un mese dal ritrovamento rinnoviamo la richiesta già inviata alla Provincia, e tuttora inevasa, di conoscere le cause della sua morte – aggiunge Vitturi – La Provincia di Trento si è subito premurata di affermare che in questo periodo, durante la stagione riproduttiva, si registra una forte aggressività intraspecifica tra gli orsi maschi, ma ancora non c’è alcun elemento che possa confermare queste ipotesi, che quindi al momento rimangono solo illazioni».

Alla preoccupazione si aggiunge anche Oipa che, in un comunicato, annuncia la propria intenzione di intervenire legalmente depositando un'ulteriore querela contro ignoti alla Procura della Repubblica di Trento per uccisione di animale. Massimo Comparotto, presidente dell'organizzazione, sottolinea inoltre il fatto che sono gli stessi politici che, attraverso alcuni interventi, rischiano di favorire il bracconaggio: «Risale a mercoledì 10 maggio una dichiarazione preoccupante del consigliere trentino Ivano Job che, durante la discussione sulle risoluzioni collegate alla comunicazione sulla gestione degli orsi del presidente della Fugatti, ha affermato che "se non ci sarà una risposta di buon senso, ponendo prima le persone e poi gli animali, i trentini non subiranno ancora"».

La preoccupazione che, in seguito alla tragica morte di Papi, in Trentino potessero aumentare i reati di bracconaggio era stata manifestata in un'intervista a Kodami anche da Andrea Mustoni, Coordinatore Tecnico del progetto Life Ursus e Responsabile della comunicazione scientifica del Parco Adamello Brenta: «È evidente che oltre ad essere un reato perseguibile penalmente, è un'attività da condannare e deprecare, ma se non si trovano soluzioni rapide e distanti dagli schiamazzi, il rischio è reale. Non possiamo lasciare che sia l'illegalità a gestire la fauna selvatica, che è un patrimonio collettivo».

Avatar utente
Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views