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22 Dicembre 2022
13:50

Trovato il corpo del primo gatto selvatico in Alto Adige: attesi i risultati delle analisi per la conferma

In Alto Adige è stato individuato il corpo senza vita di quello che potrebbe essere il primo gatto selvatico della Provincia Autonoma di Bolzano. Si attendono i risultati delle analisi genetiche per avere la certezza che non si tratti di un ibrido.

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In alta Val Pusteria, lungo la strada provinciale che da Dobbiaco porta a Villabassa, nell'Alto Adige settentrionale, è stata ritrovato il corpo senza vita di un gatto che potrebbe appartenere alla specie Felis silvestris, ovvero il gatto selvatico.

A dare l'annuncio del ritrovamento è stata la guardia forestale dell’Ufficio caccia e pesca, Walter Rienzner, che ha notato qualcosa di anomalo nel corpo dell'animale e ha riconosciuto i tratti tipici della specie.

Secondo gli esperti dell'Ufficio provinciale Caccia e Pesca, si tratta del primo possibile rilevamento in Alto Adige, ma per averne la certezza bisognerà aspettare l'esito delle analisi biologiche che verranno compiute dai laboratori specializzati.

«Rimaniamo in attesa dei risultati, ma dai tratti che si riconoscono nell'immagine è possibile che si tratti effettivamente di un gatto selvatico – conferma a Kodami Emiliano Mori, ricercatore del CNR e consigliere ATIT, l'Associazione Teriologica Italiana – Purtroppo è piuttosto comune che questi felini rimangano vittime del traffico stradale e, inoltre, non è inusuale che le prime informazioni riguardo la presenza della specie avvengano proprio attraverso il ritrovamento dei loro corpi senza vita lungo le strade».

Il gatto selvatico in Italia

Il gatto selvatico europeo (Felis silvestris) è un animale estremamente elusivo e solitario e non è affatto facile da avvistare. In tutta Europa è considerata una specie protetta dalla Direttiva Habitat e dalla Convenzione di Berna.

«Nel nostro paese la sua presenza è in aumento ed è beneficiata sia dallo stato di protezione che dalle condizioni del suo habitat – spiega Mori – Le zone boschive che predilige, infatti, in Italia si stanno ampliando e ha quindi la possibilità di vivere una conseguente fase di espansione dell'areale».

Risale allo scorso dicembre anche il primo avvistamento di gatto selvatico in Trentino orientale, avvenuto grazie alle fototrappole del MuSe, piazzate nel Parco Naturale di Paneveggio e Pale di San Martino, un ambiente montano al confine con il Veneto, regione dove invece è più diffuso.

«Per avere un'idea chiara della sua presenza bisogna considerare che negli ultimi anni è aumentato nettamente anche il numero di foto trappole posizionate proprio con l'intento di osservarlo. Inoltre i social fanno la loro parte, favorendo il diffondersi di una grande quantità di informazioni – spiega l'esperto – Negli ultimi tempi, infatti, abbiamo avuto segnalazioni da ambienti in cui non avevamo idea che questi felini fossero presenti. Rimane però da capire nel dettaglio fino a che punto si tratti di un effettivo aumento dei gatti selvatici e quanto questo dipenda invece dall'aumento delle osservazioni».

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Gatto selvatico avvistato nel Parco Naturale di Paneveggio e Pale di San Martino

Secondo Mori, inoltre, la notizia della presenza del gatto selvatico in ambienti nuovi non è solo un elemento positivo per la conservazione della specie, ma anche per l'ambiente stesso: «Il gatto selvatico è un ottimo indicatore della qualità dell'habitat», spiega il ricercatore.

Il "Progetto Gatto Selvatico"

Il gatto selvatico è un animale esclusivamente carnivoro che si nutre generalmente di piccole prede come ad esempio i roditori e vive nelle zone collinari, preferendo quasi sempre i territori privi di un eccessivo disturbo antropico.

Per quanto riguarda le dimensioni, però, il gatto selvatico è molto simile al gatto domestico (Felis silvestris catus), ma il suo corpo tende ad essere più robusto. La coda, dalla forma claviforme, termina con una punta nera e presenta anelli molto ben definiti. Una striscia longitudinale è ben evidente dalle scapole alla radice della coda e ha, inoltre, quattro strie longitudinali nella zona cervicale.

«Possiamo affermare con certezza che il soggetto fotografato in Val Pusteria non sia domestico, ma il dubbio è che sia piuttosto un individuo ibridato», afferma Mori.

Proprio l'aspetto dell'ibridazione, infatti, rappresenta una delle più grandi minacce per il gatto selvatico in Italia, in particolare negli ambienti in cui è più diffuso il fenomeno del randagismo.

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Le presenze di gatto selvatico in Nord Italia – Fonte Museo di Storia Naturale della Maremma

Nell'ottica di approfondire la conoscenza sullo stato sanitario della specie e rilevare accuratamente la quantità e la distribuzione degli esemplari ibridi, è nato il "Progetto Gatto Selvatico", supportato dal Museo di Storia Naturale della Maremma, in collaborazione con ISPRA e con il Ministero per la Transizione Ecologica.

Sul sito del Museo è possibile consultare ricerche, approfondimenti e pubblicazioni, verificando anche se nel proprio territorio è presente la specie.

Chiunque abbia informazioni a riguardo può inoltre collaborare inviando foto, link o filmati (anche delle foto trappole), indicando la data e la località in cui è avvenuto l'incontro. Le segnalazioni verranno poi sottoposte a una validazione da parte una commissione di esperti e, se confermato, l'avvistamento verrà inserito in una mappa consultabile gratuitamente sul sito del museo.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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