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3 Luglio 2023
18:46

Tartaruga azzannatrice trovata a Morlupo, l’esperta: «Il suo morso possibile veicolo di infezioni»

Quarto ritrovamento di una tartaruga azzannatrice nel giro di poche settimane sempre nello stesso luogo, tra Morlupo e Capena, alla porte di Roma. L'etologa Federica Pirrone a Kodami traccia l'identikit dell'animale e del perché dovremmo evitare di avvicinarlo.

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I primi due esemplari di tartaruga azzannatrice erano stati recuperati tra Capena e Morlupo, Comuni tra loro vicini che si trovano alle porte di Roma, nel giro di pochi giorni a fine maggio, il terzo sempre nella stessa zona a giugno e ora è accaduto di nuovo.

«In località Sterpareti, nel territorio di Morlupo, vicino Capena, ecco un’altra tartaruga azzannatrice – scrive su Facebook il naturalista ed etologo Andrea Lunerti intervenuto anche in tutti i casi precedenti – questa mattina (2 luglio) intorno alle 9 l'allarme da parte di un residente, è siamo al quarto esemplare. Stanca, provata e lievemente ferita, forse ha approfittato del recente temporale e si è spinta alla ricerca di un nuovo territorio. Da dove provengono e soprattutto quante ce ne sono ancora non possiamo saperlo, nel frattempo facciamo veramente molta attenzione». Sul posto, quindi, sono intervenuti i carabinieri forestali del comando Stazione Sant’Oreste e il rettile è stato trasferito in un centro di recupero.

«Il suo morso non è affatto piacevole, oltre a essere un possibile veicolo di infezioni batteriche. Per questo è sempre bene tenersi alla larga: se minacciata è propensa ad attaccare», spiega a Kodami l'etologa ed esperta del comitato scientifico del magazine, Federica Pirrone.

I Carabinieri forestali sono subito intervenuti sul posto per recuperare il rettile e trasferirlo in un centro di recupero, tuttavia, la domanda, al quarto ritrovamento, è sempre la stessa: com’è possibile che esemplari di questa specie esotica siano finiti tutti in questa zona? Tra le ipotesi non si può scartare quella dell’abbandono da parte di qualcuno che li ha comprati illegalmente senza conoscerne le specifiche caratteristiche, anche se più si ricostruisce il puzzle meno sembra essere questa la tesi più corretta.

Al momento, infatti, la teoria che convince di più, è che tutte e quattro le tartarughe ritrovate provengano da una stessa schiusa di uova, ovvero siano nate in contemporanea, in uno specchio d’acqua presente nelle vicinanze ed essendo probabilmente troppe abbiano iniziato a muoversi per cercare cibo.

La Chelydra serpentina, o appunto tartaruga azzannatrice comune, è un rettile originario del Nord America introdotta dall’uomo in alcuni paesi d'Europa compresa l'Italia, con il commercio di animali esotici e i rilasci volontari e accidentali. Essendo una specie alloctona è potenzialmente pericolosa per la biodiversità delle zone in cui si insedia ma lo è anche per l’uomo perché il suo morso può causare ferite molto gravi. Non è difficile riconoscerla perché può raggiungere i 45 centimetri di lunghezza e ha una coda lunga quasi quanto il carapace.

«Come suggerisce il nome – spiega l'etologa – e un po’ anche il suo muso dai tratti assai duri, ha la reputazione di essere portatrice di un brutto carattere: aggressiva e vorace predatrice. Anche le dimensioni non aiutano, è infatti piuttosto grande, se pensiamo che un esemplare, crescendo, passa mediamente da 10 g, quando a piccolo, agli oltre 40 kg da adulto».

In realtà, nonostante la cattiva fama, l'essere umano non rientra nel suo menù: «La tartaruga azzannatrice comune è onnivora opportunista, e generalista; quindi, ha in effetti una dieta varia, che, tuttavia, non comprende gli esseri umani! Predilige crostacei, molluschi, pesci, anfibi, altri piccoli rettili, ma anche piccoli mammiferi e uccelli. Non è naturalmente offensiva, e le sue aggressioni, a parte la predazione, sono più frequentemente di natura difensiva, ad esempio la protezione del nido, o la difesa da un predatore».

Ciò non significa che possa essere avvicinata, tantomeno a cuor leggero, come sottolinea l'esperta del comitato scientifico di Kodami: «Quando si sente minacciata mentre è sott'acqua, generalmente fugge e corre a nascondersi sotto la sabbia. Se invece viene disturbata a terra, una tartaruga adulta è più propensa ad attaccare, scattando verso il potenziale nemico e colpendolo rapidamente con il lungo collo, eventualmente anche mordendo. Il morso di una tartaruga azzannatrice comune è meno lesivo di quanto si possa immaginare, ma, certo, con quella grande testa e le mascelle uncinate, non è nemmeno piacevole. Inoltre, è un possibile veicolo di infezioni batteriche, come la salmonellosi, che di solito è associata a sintomi gastroenterici e febbre».

Negli ultimi decenni, diversi individui sono stati catturati in Italia: tra il 2010 e il 2015 sono stati accertati ben 8 rilevamenti solo nel Fiume Tevere. Nel 2021 gli avvistamenti hanno riguardato anche Torino e Perugia. Nel 2022, invece, un esemplare è stato rinvenuto all'interno di una vasca dei pesci rossi di un condominio di Roma e nel maggio del 2023 due esemplari sono stati avvistati a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro, alle porte di Roma, nei comuni di Capena e Morlupo, ancora un altro a giugno e adesso quello di ieri mattina.

La detenzione, l'importazione e il commercio delle tartarughe azzannatrici è vietato da un apposito decreto che risale al 1996 emanato dal Ministero dell'Ambiente, in quanto considerate un pericolo per la salute e l'incolumità pubblica. La legge trovava il suo perché nell’aumento degli abbandoni da parte di chi era già in possesso dell'animale provocando l’occupazione da parte di questa specie di nicchie ecologiche di altre specie autoctone, mettendo così a rischio la sopravvivenza della fauna locale delle zone lacustri e palustri del nostro paese. Nonostante questo, però, in Italia nessun Governo ha mai redatto un piano nazionale di prevenzione della diffusione e di monitoraggio della specie.

Cosa fare in caso di incontro con una tartaruga azzannatrice

Essendo altamente acquatica, di solito si aggira per i fondali e sulle sponde, anche se non disegna di crogiolarsi sulla superficie dell’acqua. Ma cosa fare se si incontra questo animale? «In realtà – risponde l'esperta – quello che si dovrebbe fare con qualsiasi tartaruga, anche perché non è detto che si sia in grado di riconoscerla: innanzitutto non spaventarsi e non agitarsi».

Dopo aver mantenuto la calma bisogna tenere a mente che si tratta di selvatici, e in quanto tali non vanno avvicinati: «Come detto, se è in acqua di solito è inoffensiva, ma anche a terra, se non si sente minacciata, non colpisce. È quindi importante evitare di avvicinarsi e di toccarla, non si deve provare a prenderla, ma va invece chiamato il centro di recupero animali selvatici più vicino», conclude Pirrone.

In caso di incontro, quindi, è necessario mantenere la calma, non avvicinarsi, e avvertire immediatamente il numero unico di emergenza 112 oppure il 115. Assolutamente mai tentare di prenderla con le mani.

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Simona Sirianni
Giornalista
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