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27 Gennaio 2021
12:01

“Sopravvissuti all’Homo sapiens”, gli animali selvatici protagonisti di un film

"Sopravvissuti all’Homo sapiens", gli animali selvatici protagonisti di un film di Paolo Rossi che da oltre vent'anni fotografa lupi e animali nelle zone più selvagge dell'Appennino e delle Alpi italiane. Ora lancia la raccolta fondi per un documentario sulle specie che hanno resistito all'espansione della civiltà rurale.

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Sono i partigiani del mondo selvaggio: volpi, gatti selvatici, faine e tassi. I soli animali che sono riusciti a sopravvivere all'uomo tra le montagne dell'Appennino ligure-piemontese dopo la metà del Novecento. Paolo Rossi, da oltre vent'anni fotografo di fauna selvatica, racconta la loro resilienza nel film: "Sopravvissuti all'Homo sapiens – Una storia di resistenza selvatica", un progetto finanziato attraverso il crowdfunding.

Paolo Rossi, il fotografo dei lupi

Genovese, classe 1983, Paolo Rossi fotografa lupi e animali nelle zone più selvagge dell'Appennino e delle Alpi italiane, a livello professionale: nel 2014 le sue foto entrano a far parte del libro di Francesca Marucco Il lupo – biologia e gestione sulle Alpi in Europa. Nel 2017 realizza il libro fotografico Lupi Estremi con SkullCreativeLab e viene intervistato dalla Bbc: The magic moment of a wolf sighting. Nel 2018 dà vita a Incivili, libro fotografico con Mattia Parodi, e nel 2019 esce, sempre con Parodi, Le ombre tra i faggi. Da tre anni è anche regista di brevi documentari: Vacche Ribelli, La vendetta del lupo monco, Felis – gatto sarvaego e l'omonimo libro fotografio. Il suo ultimo progetto è un cortometraggio: Sopravvissuti all'Homo sapiens – Una storia di resistenza selvatica: dedicato a volpi, gatti selvatici, faine, tassi.

«Avevo tanto materiale video di alto livello nel cassetto, raccolto durante la realizzazione dei due precedenti film – spiega Paolo Rossi – quale migliore occasione per parlare degli animali più partigiani del Novecento? Un secolo che, nella sua seconda metà, ha visto grandi predatori scomparire come orsi, linci e lupi, perché perseguitati dall'uomo, ma anche piccoli animali resistere come faine, volpi e gatti selvatici; il film esplorerà i motivi di questa resistenza grazie alle risposte di esperti storici e zoologi».

Animali selvatici, quando la conservazione dipende dall'uomo

Le riprese del documentario sono già iniziate, con la collaborazione di Nicola Rebora, fotografo di lupi e fauna selvatica, e sarà finanziato attraverso una raccolta fondi. Il ricavato permetterà ai due fotografi di coprire le spese di viaggio, di piazzare le fototrappole (oggetti attaccati agli alberi che si attivano quando rilevano una fonte di calore e scattano, senza dare alcun disturbo agli animali) e, ancora, di realizzare le interviste.

«Abbiamo già montato la prima parte sul racconto storico», dice Paolo Rossi. «Grazie all'esperto Eraldo Minetti, spieghiamo perché nel Novecento gli animali selvatici fossero così malvisti dall'uomo. Si può parlare di una vera e propria persecuzione fomentata dalle istituzioni e da una credenza diffusa per cui questi animali si credeva fossero nocivi all'ambiente e alle altre specie. Le persone venivano addirittura premiate per uccidere vipere, faine, lupi o rapaci, tutti animali che oggi, invece, sono estremamente protetti».

Un altro problema era rappresentato dagli spazi: «L'uomo dominava completamente la montagna, tagliava i boschi e uccideva gli animali che trovava: li mangiava o vendeva le loro pelli – continua Rossi – oggi assistiamo ad un altro ribaltamento: la montagna è abbandonata dall'uomo, il bosco è rinato e gli animali selvatici si sono ripresi gli spazi che avevano 300 anni fa». Il rapporto tra uomo e animali selvatici è cambiato, principalmente perché la civiltà umana si sta delimitando alle zone urbane e la convivenza non è più così stretta: «In parte ci portiamo dietro quella macchia, c'è sempre quella credenza popolare per cui gli animali selvatici siano nocivi, ma le giovani generazioni sono sempre più predisposte a vedere questi esseri come creature a tutto tondo che si meritano di vivere nel loro ambiente e per cui la vita è già di per sé molto dura e breve».

E proprio chi sosterrà il film, offrendo la quota più alta, potrà provare cosa significhi vivere nel bosco selvaggio per due giorni: «Chi dona riceverà diverse ricompense in base all'importo – conclude Paolo Rossi – dalla maglietta con raffigurata la volpe ai libri fotografici sul lupo e sul gatto selvatico, fino ad arrivare a un appostamento al tramonto e all’alba, cercando di avvistare i protagonisti del film, lupi, mustelidi, volpi e gatti selvatici. Si dormirà in tenda in uno dei luoghi più suggestivi dell’Appennino e si aspetteranno con pazienza gli animali per osservarli».

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Annissa Defilippi
Giornalista
Racconto storie di umani e animali perché ogni individuo possa sentirsi compreso e inserito nella società di cui fa parte a pieno diritto. Scrivo articoli e realizzo video mettendomi in ascolto dei protagonisti; nascono così relazioni che, grazie a Kodami, possono continuare a vivere.
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