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27 Novembre 2023
12:33

Donna ibrido di Neanderthal e Sapiens scoperta al Circeo: ecco com’era fatta

Alta un metro e mezzo, con un peso di circa cinquanta chili e con alcune caratteristiche dell’Homo Sapiens: ecco com’era la donna di Neanderthal scoperta al Circeo.

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Gli antropologi della Soprintendenza per l’Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle province di Frosinone e Latina sono riusciti a fornire l'identikit del cranio della donna Neanderthal che era stata scoperta all'interno della grotta dei Guattari nel Circeo durante il 2021. Era stata ritrovata insieme ai resti di altri uomini e, seppur il suo scheletro fosse incompleto, aveva suscitato un grande interesse da parte dei ricercatori e del grande pubblico, anche perché il suo ritrovamento era stato compiuto durante una delle fasi più acute della pandemia da Covid 19.

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Ciò che rende questo cranio molto importante è la sua natura "ibrida", visto che secondo gli antropologi presenta delle caratteristiche fisiche a metà strada fra Homo sapiens e i Neanderthal, frutto di un processo di riproduzione incrociata che ha permesso all'attuale popolazione europea di disporre dal 2 al 4% di DNA di origine neandertaliana.

I fossili della donna risalgono a circa 60.000 anni fa e dalle ricostruzioni effettuate dagli antropologi oggi sappiamo che al momento della morte era abbastanza in salute: il suo scheletro non presenta segni apparenti di nessuna patologia in particolare. Alta un metro e mezzo e con molta probabilità fisicamente molto prestante come molti suoi simili, grazie ai poderosi muscoli che le tornivano le gambe, le spalle e le braccia, aveva un peso di circa cinquanta chili e si era formata per tutta la vita per cacciare e aiutare la sua comunità.

La costa laziale era molto diversa ai tempi in cui era ancora in vita, essendo molto più fredda e sicuramente non cementificata come oggi. Il suo cranio presenta delle arcate superiori degli occhi leggermente prominenti, tipici della sua specie, sintomo di un adattamento al freddo e alla fatica molto consistente, che si può riscontrare anche in altre parti del volto e nelle ossa dei suoi compagni.

Se la supposizione dell'ibridazione fosse vera, chiariscono gli esperti, la grotta dei Guattari diventerebbe ancora più famosa nel mondo, avendo già fornito a partire dal 1939 un gran numero di reperti che hanno permesso di conoscere nel dettaglio l'antico ecosistema che erano presente nel Circeo durante il tardo paleolitico.

Non solo di uomini era però composta la comunità laziale di 100 – 60.000 anni fa, le cui testimonianze sono state ritrovate all'interno della grotta. Oltre alle specie appartenenti al nostro genere, ovvero sapiens e neandertaliani, erano presenti infatti anche molte specie di animali come iene, leoni, rinoceronti lanosi, lupi e i temibili orsi delle caverne, fra tutte le specie di carnivori forse quella più difficile da affrontare per l'uomo all'epoca. Nell'entroterra poi erano presenti anche elefanti ed ippopotami, in particolare vicino gli alvei dei fiumi.

«Effettuare la ricostruzione dell'identikit della donna e cercare di scoprire quale sia stato il suo stile di vita partendo da pochi reperti è stata una esperienza molto emozionante», ha dichiarato Francesco Di Mario, responsabile scientifico che ha coordinato lo studio. Di Mario in questi giorni è anche impegnato nell'inaugurazione del nuovo percorso della Grotta Guattari, che prevede la collaborazione della Soprintendenza, del FAI, del CNR, dell’Università Tor Vergata e del Comune di San Felice Circeo.

Il percorso prevede la visita della grotta e di alcuni scavi che sono stati già completati dai paleontologi. Tutto "condito" da un viaggio multimediale, effettuato tramite visori di realtà virtuale che consentono ai visitatori di andare indietro nel tempo, fino a raggiungere la Preistoria grazie a dei video immersivi che sono stati sviluppati dai programmatori Gianluca e Piefrancesco Rotondi.

Come è stato ben spiegato da Di Mario e dagli altri esperti che lavorano sul sito, sono ancora molte le possibili scoperte che possono essere effettuate all'interno della grotta dei Guattari. Basti pensare che l'estate scorsa gli antropologi sono riusciti a trovare nuovi resti di un bambino e di un adolescente che sono ancora in fase di pulizia e di studio.

«Non dobbiamo poi dimenticare che al Circeo – hanno sottolineato i ricercatori – abbiamo trovato una comunità neanderhaliana leggermente più evoluta rispetto alle altre che è stato possibile studiare nel nostro paese. Tutti i reperti finora ritrovati all'interno della grotta dei Guattari infatti presentano caratteristiche fisiche proprie. Oltre poi ad avere una morfologia più simile a quella dell’Homo Sapiens, questi neandertaliani avevano una dieta povera di proteine e facevano un abbondante uso di carboidrati di uso vegetale».

Questi nostri parenti di primo grado, per quanto più adattati ai mutamenti climatici rispetto i loro diretti antenati, non sopravvissero a lungo e scomparvero in tutta Europa e dall'Asia minore nell'arco di poche migliaia di anni, come molte altre specie a noi imparentate che non riuscirono a resistere all'arrivo dell'uomo moderno.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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