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20 Aprile 2023
11:06

L’Homo sapiens imparò a cucirsi i vestiti già 39.000 anni fa

Una nuova ricerca dimostra che 39.6000 anni fa, ovvero 14.000 anni prima dell'introduzione degli aghi a cruna in Europa, l'Homo sapiens era in grado utilizzare utensili specifici per cucirsi indumenti e ripararsi dalle basse temperature.

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Siamo abituati ad associare l'arte del ricamo e della sartoria alle nostre nonne, ma in realtà questa "disciplina" è nata ben 39.000 anni fa! Un nuovo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances, rivela che l'Homo sapiens europeo confezionava vestiti e oggetti in pelle utilizzando una tecnica di punzonatura simile a quella usata oggi dagli artigiani del cuoio.

Diversi studi hanno sempre confermato l'intelligenza e l'astuzia delle popolazioni umane preistoriche. Era in grado di costruire utensili con le ossa e con le corna degli animali, ma anche lame sempre più taglienti e martelli in pietra. Per non parlare poi della scoperta del fuoco che gli permise di cuocere il cibo, assumendo così più nutrienti, e di difendersi da eventuali pericoli. Ma non è finita qui: una ricerca condotta dall'archeologo italiano Francesco d'Errico dell'Università di Bordeaux dimostra che tra tutte le sue abilità è presente anche il cucito. Infatti, è stato rinvenuto in Spagna il più antico supporto per la punzonatura del cuoio, risalente a 39.600 anni fa. Ma come mai è nata questa necessità?

Perché faceva freddo, nulla di più motivante per ingegnarsi e trovare un modo per coprirsi. Durante l'ultimo periodo glaciale le temperature erano estremamente rigide, motivo per il quale la produzione di indumenti cuciti e aderenti al corpo è stata fondamentale per la sopravvivenza dei nostri antenati. Solitamente gli archeologi associano la produzione di indumenti all'invenzione di aghi a cruna fatti d'osso. I più antichi aghi conosciuti appaiono tra 45.000 e 35.000 anni fa in Siberia e nella Cina settentrionale, invenzione che non si espande in Europa prima di 26.000 anni fa.

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I primi sapiens giunsero in Europa circa 42.000 anni fa e non si hanno molte informazioni su come quest'ultimi, e i Neandertaliani precedentemente, contrastassero le basse temperature. Ciò di cui gli archeologi sono certi, però, è che l'oggetto rinvenuto dai ricercatori nel sito archeologico di Canyars situato vicino a Gavà, 20 km a sud di Barcellona, è un frammento di osso dell'anca di un grande mammifero, probabilmente un cavallo o un bisonte, che presenta sulla sua superficie piatta 28 fori microscopoci.

Lo strumento non è né una rappresentazione scolpita né incisa di un animale o di un essere umano su cui i fori possono imitare caratteristiche naturali, come macchie su pellicce, vestiti, parti del corpo, ferite, o altro.

Analisi specifiche rivelano che tali fessure sono state causate dall'uso di bulini (attrezzo di pietra appuntito che serviva ad incidere ossa, legno, corna, per ricavarne oggetti di tipo quotidiano) in selce su cui l'artigiano batteva per punzonare il cuoio. Gli archeologi sostengono che la spiegazione più sensata per giustificare la presenza dei forellini sulla superficie dell'osso è che siano stati prodotti per forare oggetti in pelle che potrebbero essere stati successivamente cuciti con l'aiuto di un oggetto appuntito utilizzato per inserire il filo in esse.

Questa scoperta rivoluziona la storia dell'uomo: dato che il ritrovamento di questi resti archeologici dimostra che la tecnica della punzonatura era utilizzata da sapiens che vivevano sulla costa orientale della Spagna 39.600 anni fa, allora si può affermare che 14.000 anni prima dell'introduzione degli aghi a cruna in Europa, i cacciatori-raccoglitori paleolitici erano già in grado di fabbricare abiti in pelle aderenti e di utilizzarli per far fronte agli episodi climatici estremamente rigorosi che hanno interessato il territorio europeo a quell’epoca.

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Alessia Mircoli
Dottoressa Magistrale in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi
Sono laureata in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi e la divulgazione scientifica è la mia passione. Durante il mio percorso ho scoperto il mondo del giornalismo scientifico e ho capito che è la mia strada. Sono estremamente affascinata dalla natura e da tutto ciò che ne fa parte, credo nell’importanza di diffondere un’informazione corretta sugli animali e l’ambiente.
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