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22 Luglio 2021
8:30

Sono 9 milioni gli animali da laboratorio in Europa. Il rapporto della Commissione europea

Diminuisce in Europa, seppur di poco, il numero degli animali usati negli esperimenti per la ricerca. Il calo del 2018 rispetto al 2017 è del 5%. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto statistico annuale sull’uso degli animali a fini scientifici all’interno dell’Ue pubblicato dalla Commissione europea. I dati includono anche il Regno Unito e, per la prima volta, la Norvegia.

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Diminuisce in Europa, seppur di poco, il numero degli animali usati negli esperimenti per la ricerca. Il calo del 2018 rispetto al 2017 è del 5%. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto statistico annuale sull’uso degli animali a fini scientifici all’interno dell’Ue pubblicato dalla Commissione europea. I dati includono anche il Regno Unito e, per la prima volta, la Norvegia.

Nei 29 paesi analizzati nel 2018 gli esemplari coinvolti nella sperimentazione sono stati 10.572.305. Nei 27 Ue e nel Regno Unito, invece, erano 8.921.758: un dato inferiore rispetto al 2017 quando erano stati 9.388.162. Gli animali con linee familiari geneticamente modificate sono stati circa 1,5 milioni. I più usati nei test sono i topi (52,1%), seguiti dai pesci (26,2%), dai ratti (9,5%), dagli uccelli (5,5%), da cani, gatti, e primati non umani (0,3%) e da anfibi, cefalopodi, rettili (0,3). Altri mammiferi sono al 6,2%. Nessuna grande scimmia è usata nell’Ue per scopi scientifici.

Rispetto al 2017, il numero degli animali da fattoria usato nella sperimentazione è aumentato (+10%), come i cani (+29%) e gli “altri carnivori” (+38%). L’uso dei primati non umani aumenta leggermente (+4%). In calo quello dei porcellini d’India (-10%) e degli altri roditori (-17).

Nell’Unione europea a 28, le principali ricerche che prevedono l’uso di animali sono quelle legate al sistema nervoso, a quello immunitario, all’oncologia, al comportamento animale, alla cardiologia e a studi legati all’intero organismo.

La denuncia della Lav: «Dati sconcertanti»

«In particolare, per quanto riguarda i primati, vista la vicinanza genetica con l’uomo e l’alta capacità cognitiva e di percezione del dolore, l’Europa si era prefissata l’obbiettivo di utilizzare solo primati provenienti da colonie autosufficienti, mentre la loro origine continua ad essere, per la gran maggioranza, di natura extra Ue, come Africa e Asia, fatto che Lav ha denunciato più volte con campagne sul traffico di animali per la sperimentazione, che ha tragiche ripercussioni su tutta la fauna locale e l’ambiente», denunciano dalla Lega anti vivisezione. «Per le statistiche più recenti, ci aspettiamo, purtroppo, un ulteriore aumento del numero di primati utilizzati, in seguito alle migliaia di studi sul Covid che hanno portato a un’impennata nel ricorso a queste specie – aggiungono dall’associazione – in questo tragico momento che minaccia i nostri affetti più cari e le nostre sicurezze quotidiane, però, dobbiamo pretendere una ricerca innovativa che possa far fronte all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo».

«Dal dossier della Commissione – commentano ancora – emergono altri due dati sconcertanti, in primis ben il 46% degli animali è stato impiegato nella ricerca di base, che non soggiace a nessun obbligo legislativo, infatti solo il 18% è stato usato per rispondere a richieste regolatorie basate su normative, quindi si può e si deve fare molto di più per ridurre ed eliminare il modello in vivo. In secondo luogo, quasi la metà degli animali, 4,732,546, è stato sottoposto a procedure con le due classi di dolore più alte (moderato e grave)».

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