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12 Ottobre 2022
9:10

Separazione tra conviventi: a chi viene affidato il cane?

Cosa accade nel caso in cui due ex conviventi si trovino in contrasto in merito alla custodia di un cane? Il giudice cercherà di tutelare sempre l'interesse materiale-spirituale-affettivo dell'animale. Vediamo in che modo.

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Articolo a cura dell' Avvocato Salvatore Cappai
Civilista, esperto in diritto degli animali
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Nel caso in cui due ex conviventi si trovino in contrasto in merito alla custodia di un cane (o di un qualunque animale d’affezione) di cui si sono presi congiuntamente cura, il giudice può disporre, applicando i principi consolidati in materia di affidamento dei figli minori, una gestione condivisa e può regolamentare il diritto di visita la distribuzione delle spese per il mantenimento. L’interesse fondamentale da tutelare è sempre quello materiale-spirituale-affettivo dell'animale.

Il caso concreto del cane conteso tra due ex conviventi

Una donna si è rivolta al Tribunale di Roma per ottenere il diritto di custodia di un cane adottato nel corso di una relazione affettiva e di convivenza ormai terminata. Conclusosi il rapporto, la stessa aveva tenuto con sé il cane, consentendo comunque all’ex compagno di vederlo e occuparsi temporaneamente di lui.

Improvvisamente, però, l’uomo si era appropriato del cane e non le aveva più consentito di riprenderlo. Quest’ultimo sosteneva di essersi sempre occupato delle cure e del sostentamento del cane e che il microchip era stato inizialmente intestato all’ex compagna per questioni di residenza. Questa è, in breve, la vicenda oggetto della sentenza del Tribunale di Roma n. 5322 del 2016.

Come si vedrà, si tratta di una sentenza dalla spiccata sensibilità, che mette in secondo piano aspetti come la proprietà e l’intestazione amministrativa in anagrafe canina e valorizza invece aspetti affettivi, ponendo al centro il benessere dell’animale conteso.

La decisione del Giudice

Il Tribunale di Roma, dopo aver chiarito come nel nostro ordinamento manchi ancora una norma di riferimento che disciplini l'affidamento di un animale domestico in caso di separazione dei coniugi o dei conviventi, ha osservato come diversi giudici abbiano già iniziato ad applicare, per analogia, la disciplina riservata ai figli minori. Fin da subito il Tribunale ha poi evidenziato come l’interesse fondamentale da tutelare in questi casi sia “quello materiale-spirituale-affettivo dell'animale”.

Fatta questa fondamentale premessa, il Tribunale è passato ad affrontare il caso in esame. Ha preso atto del fatto che il cane avesse effettivamente convissuto per ben tre anni con entrambi i conviventi nello stesso appartamento e dopo la fine della relazione avesse continuato a vederli.

Colpisce vedere come il giudice, con grande sensibilità, abbia assunto il punto di vista del cane conteso, facendo presente come per il medesimo risultasse totalmente irrilevante ogni questione tecnica e amministrativa. Ciò che conta per l’animale, dice il Tribunale, è il rapporto di affetto venutosi a creare con i conviventi. Questo affetto prescinde, peraltro, dal fatto che i suoi custodi siano sposati o meno (perché al cane questo non interessa).

Fatti questi condivisibili ragionamenti, ha disposto l’affido condiviso del cane ad entrambe le parti, «che dovranno prendersi congiuntamente cura dell'animale, provvedendo nella misura del 50% ciascuno alle spese per il suo mantenimento (cure mediche, cibo e quanto altro eventualmente necessario al suo benessere)». Il giudice ha poi stabilito «che lo stesso stia sei mesi l'anno con l'una sei mesi con l'altra, con facoltà per parte che nei sei mesi non lo avrà con se di vederlo e tenerlo due giorni la settimana, anche continuativi, notte compresa». Ancora, nella sentenza si legge «che, per i primi sei mesi dalla pubblicazione della presente sentenza il cane stia con la parte-attrice».

Ha infine condannato l’uomo a pagare tutte le spese del giudizio, comprese quelle di assistenza e difesa, per svariate migliaia di euro, per aver impedito alla ex compagna di vedere il cane per lungo tempo.

La sentenza in discorso è un esempio importante del cambiamento in corso nella materia. L'animale è un essere senziente e si deve tener conto del suo benessere, prescindendo da formalità civilistiche o amministrative.

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Salvatore Cappai
Avvocato
Avvocato con la passione per la divulgazione. Mi occupo di diritto civile, con particolare riguardo ai campi della responsabilità civile, dell’assistenza alle imprese e del “diritto degli animali”. Mi sono avvicinato a quest’ultima materia circa dieci anni fa, quando ho incontrato Gaia, la mia cagnolina, che ha stravolto la mia visione sul mondo degli animali e sulla vita assieme a loro. La mia community social, nella quale da anni informo con semplicità su tematiche giuridiche, conta oltre 350.000 iscritti.
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