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27 Ottobre 2022
12:33

Se anche le tartarughe “parlano”: lo studio su oltre 50 animali da sempre considerati muti

Secondo un nuovo studio, oltre 50 specie animali da sempre considerate "mute", parlano eccome e lo fanno probabilmente da oltre 400 milioni di anni.

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«Il coccodrillo come fa?», si domandava la famosissima canzone vincitrice dello Zecchino d'Oro del 1993. In realtà gli scienziati sanno benissimo come fa, anzi, tra i rettili è probabilmente quello più chiacchierone di tutti. Ma se ci chiedessero, invece, che verso fa una tartaruga marina o d'acqua dolce? «Nessuno», risponderebbe la maggior parte di noi, commettendo però un grandissimo errore. Secondo un nuovo studio appena pubblicato Nature Communications, oltre 50 specie animali da sempre considerate "mute" parlano eccome e lo fanno probabilmente da oltre 400 milioni di anni.

La comunicazione vocale è una caratteristica molto diffusa tra i vertebrati e ricopre un ruolo chiave nelle cure parentali, nella ricerca di un partner e in tantissime altre situazioni. Eppure, si conosce davvero molto poco sulla sua origine e il più delle volte è studiata quasi esclusivamente nei mammiferi, negli uccelli o negli anfibi. Ciò accade perché la maggior parte dei pesci e dei rettili (la stragrande maggioranza dei vertebrati) per motivi diversi sono sempre stati considerati animali muti, che preferiscono comunicare utilizzando soprattutto altri strumenti.

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Le tartarughe e le testuggini studiate. Jorgewich–Cohen et al., 2022

Il biologo evoluzionista Gabriel Jorgewich-Cohen, autore principale dello studio, ha pensato di registrare per la prima volta animali apparentemente muti mentre si trovava nella foresta pluviale amazzonica per studiare le tartarughe d'acqua dolce. Tornato a casa, ha provato così a registrare con un idrofono la testuggine acquatica con cui conviveva fin da quando era bambino e, con sua grande sorpresa, ha scoperto che emetteva suoni. Ha così iniziato a registrare sott'acqua tante altre specie di tartarughe e non solo, scoprendo che praticamente tutte emettevano vocalizzazioni.

Jorgewich-Cohen e colleghi, hanno registrato e studiato le vocalizzazioni di 53 specie in totale, tra cui 50 tra testuggini e tartarughe e altri tre animali piuttosto insoliti e poco studiati: un pesce polmonato, in grado di respirare anche fuori dall'acqua, una cecilia, un anfibio senza arti che somiglia a un lombrico, e il tuatara, un antico rettile endemico della Nuova Zelanda nonché l'ultimo rappresentante vivente dell'ordine dei rincocefali, un tempo molto diffusi, soprattutto nel Giurassico.

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Il tuatara (Sphenodon punctatus) è un rettile molto antico che vive solo in Nuova Zelanda

I ricercatori hanno così scoperto che la maggior parte di questi animali possiedono in realtà un repertorio acustico molto ampio e complesso, con suoni tipo clic, cinguettii o brontolii. Non li abbiamo mai sentiti perché gli scienziati hanno sempre ignorato le specie che vivono sott’acqua, ma anche perché molto spesso sono vocalizzazioni difficili da registrare o che vengono emesse molto raramente, anche una volta ogni due giorni. La piccole tartarughe marine, per esempio, emettono dei versi quando sono ancora nelle uova per sincronizzare la schiusa, mentre quelle d'acqua dolce lo fanno per comunicare che sono pronte per accoppiarsi. Il tuatara, invece, vocalizza per rivendicare il possesso del suo territorio.

Con tutti questi animali "parlanti" gli autori si sono quindi chiesti quanto fosse antica la comunicazione vocale e hanno provato a rintracciare la sua origine evolutiva. Mettendo insieme questi dati con quelli già noti per animali come lucertole, serpenti, salamandre, pesci e, ovviamente, uccelli e mammiferi (per un totale di ben 1.800 specie di vertebrati), hanno ricostruito a ritroso nel tempo l'albero evolutivo di questi animali, effettuando un'analisi filogentica fino ad arrivare all'ultimo antenato comune di tutti i vertebrati parlanti.

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L’analisi filogenetica che arriva all’ultimo antenato comune dei vertebrati "parlanti". Jorgewich–Cohen et al., 2022

Studi precedenti, erano arrivati alla conclusione che la comunicazione vocale nei vertebrati si fosse originata più volte e in maniera indipendente nei vari gruppi di animali terrestri, mentre un altro studio pubblicato nel 2020, aveva calcolato la sua origine intorno a 200 milioni di anni fa. Le analisi condotte da Jorgewich-Cohen e colleghi, contrastano con queste conclusioni e fanno risalire l'ultimo antenato comune che dato il via alla "parola" nei vertebrati al Devoniano, e cioè circa 407 milioni di anni fa.

Secondo gli autori, quindi, la comunicazione vocale è molto più antica di quanto creduto finora e si è evoluta una sola volta a partire da Choanata, il gruppo che include i dipnoi (i pesci polmonati) e tutti i tetrapodi, cioè anfibi, rettili, uccelli e noi mammiferi. Negli ultimi anni studi gli studi sulle vocalizzazioni e la biocustica degli animali stanno diventando sempre più numerosi, anche grazie alle nuove tecnologie. Di recente è stato scoperto che persino i pesci nei mari non sono affatto muti e che emettono gemiti, cinguettii e brontolii. Altro che muto come un pesce.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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