Un rituale buddista è diventato un buffet periodico per le lontre che vivono nei fiumi dell'altopiano tibetano.
Il "Fangsheng" è un rito religioso buddista che prevede la liberazione di animali con il significato simbolico di "liberazione dalla vita” e, come riporta uno studio del 2020 sull'International Journal of Interreligious and Intercultural Studies, questa pratica nei testi buddisti è vista come un modo per «ripagare i debiti, cancellare la sfortuna, curare le malattie e – addirittura – prolungare la propria vita».
Proprio seguendo questo rito, i buddisti che vivono sull'altopiano tibetano nel sud-ovest della Cina hanno rilasciato nei fiumi locali svariati esemplari di pesci esotici acquistati ai mercati sin dagli anni 90.
Liberare in natura specie alloctone, ovvero non originarie di quell’ambiente, può avere delle serie ripercussioni sulla biodiverità e sull’equilibrio dell’ecosistema, come la trasmissione di malattie e nuovi patogeni, la proliferazione incontrollata e la conseguente competizione per le risorse di cibo e spazi con le specie locali, che già spesso si trovano in condizioni precarie per via dell’inquinamento, dell’aumento di temperature e della frammentazione di habitat.
Per fortuna, in questo caso le popolazioni di lontre dell’altopiano tibetano hanno approfittato di questo evento trasformando la liberazione di questi pesci in un grande buffet "all you can eat” e minimizzando così i rischi dovuti al rilascio di questi animali. Questi i dati di un nuovo studio pubblicato sulla rivista Current Zoology.
I ricercatori hanno dichiarato nel loro studio che questo rito «può fornire risorse alimentari aggiuntive per le lontre» e che le autorità locali hanno vietato il rilascio di pesci non nativi, come il carassio (Carassius carassius) e la carpa (Cyprinus carpio), in natura già nel 2019, ma anche che gli ignari residenti ne sono rimasti all’oscuro.
Il dato sorprendente è stato che nonostante migliaia di pesci vengano quindi rilasciati ogni anno, gli scienziati ne hanno trovato solo una manciata che nuotava nei fiumi locali, tra cui solo due esemplari di carassio prelevati durante la primavera del 2022, specie che, invece, ha invaso con successo e stabilito popolazioni in altri punti dell'altopiano tibetano.
Le lontre eurasiatiche (Lutra lutra) sono state definite dai ricercatori come i predatori più efficaci e meno schizzinosi dei fiumi del Tibet, dato che non disdegnano di assaggiare nuove opzioni alimentari, come i pesci tropicali rilasciati duranti i riti.
Per scoprire se questi mammiferi semiacquatici si nutrissero effettivamente dei pesci dei rituali, il team ha analizzato campioni fecali di lontra raccolti sulle rive dei fiumi vicini e ha scoperto che, nonostante carpe e carassi costituissero solo una piccola percentuale del pesce disponibile, queste specie ittiche non autoctone rappresentavano ben il 20% della dieta delle lontre.
«Le lontre eurasiatiche hanno mostrato una vera e propria preferenza per i pesci liberati», hanno dichiarato gli autori dello studio. La spiegazione che hanno dato è che le lontre probabilmente non scelgono il pesce esotico per via del gusto, ma piuttosto perché è facile da catturare: le specie esotiche non si sono evolute per far fronte alle condizioni fredde e a basso contenuto di ossigeno dell'altopiano tibetano, che ha un'altitudine media di 4.500 metri sul livello del mare, e, di conseguenza, potrebbero nuotare più lentamente delle specie locali.
«Un altro motivo potrebbe essere che i pesci esotici apportino una maggiore nutrizione o energia, ma per questo sono necessari ulteriori approfondimenti futuri», hanno scritto gli autori.
Per fortuna, secondo il team di ricerca, questo comportamento delle lontre, che preferiscono cacciare i pesci esotici rispetto alla fauna locale, può mitigare l'impatto ambientale del Fangsheng e impedire alle specie alloctone di colonizzare e intaccare l’equilibrio dell'ecosistema fluviale.