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24 Ottobre 2021
13:00

Riempito di pallini da caccia: ucciso un raro falco pescatore in area protetta

I cacciatori lo hanno ucciso in piena area protetta. Protagonista di questo ennesimo caso di bracconaggio è un rarissimo falco pescatore. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato da un volontario del Wwf nel Comune di Palosco, in Provincia di Bergamo, nel Parco regionale fluviale Oglio Nord ed è stato consegnato alla polizia provinciale al Centro di recupero animali selvatici del Wwf, a Valpredina.

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I cacciatori lo hanno ucciso in piena area protetta. Protagonista di questo ennesimo caso di bracconaggio è un rarissimo falco pescatore (Pandion haliaetus). Il suo corpo senza vita è stato ritrovato da un volontario del Wwf nel Comune di Palosco, in Provincia di Bergamo, nel Parco regionale fluviale Oglio Nord ed è stato consegnato alla polizia provinciale al Centro di recupero animali selvatici del Wwf, a Valpredina.

Il falco aveva una ferita da arma da fuoco sul petto e aveva sulla zampa un anello con il marchio “Museum Helsinki Finland”. Questo fa presupporre come proprio la Finlandia fosse il suo luogo di riproduzione e nidificazione ed ecco perché gli avrebbero apposto l’etichetta.

Le radiografie fatte dagli esperti a Valpredina hanno notato la presenza di un alto numero di pallini da caccia nel suo corpo. Ecco perché dal Wwf hanno inviato una segnalazione alla polizia provinciale e alla Procura della Repubblica di Bergamo con l’obiettivo di avviare le indagini in grado di trovare i responsabili.

Per il Wwf si tratta di una «ulteriore conferma di quanto sia grave la situazione in Lombardia, una Regione in cui quotidianamente vengono rilevate diffuse violazioni delle norme a tutela della fauna selvatica. Senza dimenticare – aggiungono – che per un animale ritrovato molti altri sfuggono ai controlli: il numero reale di animali protetti che vengono uccisi illegalmente è sicuramente superiore a quello ufficiale».

L’organizzazione ambientalista ricorda che «buona parte del territorio lombardo» è tra le aree in Italia identificate come black spot del bracconaggio dal Piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici, adottato dall’Italia su stimolo della commissione europea per evitare la procedura d’infrazione. Le zone più critiche, oltre alle Prealpi Lombardo-Venete, sono quelle del Delta del Po, della Zona Umida Pugliese (tra Foggia e Bari), delle Coste mediterranee meridionali (tra Latina e Bari), dello stretto di Messina, della Sicilia occidentale (Trapani) e della Sardegna meridionale.

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