
L'estate del 2021 a Gualdo Tadino, nell'Umbria settentrionale, è stata caratterizzata da temperature molto elevate e da un lunghissimo periodo senza precipitazioni che ha causato una forte siccità. Queste condizioni hanno ovviamente generato disagi anche alla fauna selvatica, per la quale è risultato sempre più difficile trovare luoghi in cui abbeverarsi. A peggiorare ulteriormente la situazione è stata la decisione presa da parte dell'amministrazione comunale, di proteggere con un recinto elettrificato le acque del lago di Valsorda, una nota destinazione turistica locale, ma anche un importante luogo di abbeveraggio per gli animali. Per via della recinzione sono tornate alla luce vecchie diatribe tra il Comune e un'associazione che, sull'Appennino umbro, ha in gestione da secoli il territorio.
Il lago di Valsorda: creato negli anni 60 proprio come abbeveratoio
Il lago di Valsorda fu realizzato negli anni 60 proprio da parte della Comunanza Agraria dell'Appennino Gualdese, ovvero un'associazione di agricoltori che fin dal 1896, seppure con una breve pausa, gestisce il territorio montano nei pressi della città. Le terre gestite dalla Comunanza, all'interno delle quali si trova il laghetto in questione, hanno una dimensione di circa 2500 ettari e ricevono la manutenzione costante da parte dell'associazione.
Proprio per risolvere l'annoso problema dell'assenza di sorgenti in quota per l'abbeveraggio per gli animali, l'ente privato scelse oltre 60 anni fa di creare il lago, diventato poi anche una famosa meta turistica per via della sua flora e della fauna. «Il lago rappresenta una certezza per gli animali di questo bosco, ma da qualche settimana, ovvero da quando è stata realizzata la recinzione, abbiamo avvistato diversi caprioli in difficoltà a causa della sete – afferma Enrico Finetti, membro della Comunanza – in due casi gli animali sono rimasti intrappolati all'interno del recinto, un altro invece è stato trovato in un invaso cementato a monte del lago di Valsorda. Anche in questo caso l'animale era alla ricerca di acqua, ormai introvabile sul territorio. Non era mai accaduto prima: le coincidenze sono davvero troppe per credere che non vi sia una correlazione con la costruzione del recinto elettrificato».
Le motivazioni del Comune di Gualdo Tadino
«Ad abbeverarsi presso il lago non erano solo gli animali selvatici – spiega Finetti – Anche le mucche al pascolo, di proprietà di un allevatore a cui era stata affittata la zona, attingevano dalle quelle acque». Ed è proprio questa la motivazione con cui il Comune di Gualdo Tadino ha giustificato l'intervento, come dichiarato in un lungo comunicato stampa pubblicato il 18 agosto scorso: «L’utilizzo incontrollato ed improprio del laghetto come pozza di abbeveraggio da parte di animali da allevamento lasciati al pascolo nei prati intorno alla Valsorda sottopone il laghetto stesso ad un eccessivo carico zootecnico incompatibile con le misure di conservazione dell’habitat. (…) Per quanto rappresentato, il laghetto non può essere utilizzato quale abbeveratoio e pertanto va opportunamente protetto dall'uso non compatibile ed incontrollato».
Non è d'accordo però Enrico Finetti, il quale è convinto che il Comune abbia scelto di intervenire per tutt'altro motivo: «Le mucche ci sono da sempre. La verità è che viviamo in un clima di eterna ripicca e questa è solo l'ultimo di una lunga serie di screzi. La dimostrazione è il fatto che quando la Comunanza ha presentato un progetto per la riqualificazione di altri laghetti, non siamo mai stati ascoltati».
L'azione di recinzione del lago non è considerata però definitiva dal Comune che infatti fa sapere, sempre attraverso un comunicato stampa, che è pronto a rimuovere quanto costruito a patto che vi sia una regolarizzazione delle attività di pascolo secondo quanto previsto dalle misure di conservazione del luogo, chiedendo inoltre di individuare idonei abbeveratoi o realizzarne di nuovi in modo da scongiurare che gli animali usufruiscano del lago: «Al fine di garantire il benessere animale – scrivono nel comunicato – e la libera e sicura fruizione della Valsorda da parte di cittadini e turisti».
Le acque di Gualdo Tadino da anni al centro di una diatriba tra Comune e Comunanza
Il clima descritto da Enrico Finetti è motivato da una lunga e complessa diatriba che si trascina da anni tra il Comune di Gualdo Tadino e la Comunanza, al centro della quale vi è la gestione delle concessioni delle acque da parte del comune.
La cittadina ai piedi dell'Appennino è infatti da sempre famosa per la ricchezza di sorgenti d’acqua con proprietà oligominerali e terapeutiche. La fonte più nota è quella della Rocchetta, la quale sgorga dalle pendici del monte Serrasanta, appena sopra la città e viene imbottigliata dall'omonima azienda, che fa capo a CoGeDi International SpA, un'importante multinazionale con sede a Madrid, in Spagna.
I rapporti tra le parti in causa si sarebbero ulteriormente inaspriti nel dicembre del 2015, quando è stata prorogata per altri 25 anni la gestione (quella precedente sarebbe scaduta nel 2022) da parte dell'azienda, con un aumento della quantità massima di acqua prelevabile fino ad una portata media annua di 25 litri al secondo (prima era di 14 l/s).
Dopo sei anni di battaglie legali, proprio il 25 giugno scorso il Tar ha accolto gli appelli di Rocchetta, Comune e Regione e respinto i ricorsi della Comunanza, la quale sosteneva che la proroga, da parte del Comune, della concessione delle acque all'azienda fosse illegittima in quanto le fonti si troverebbero all'interno del territorio gestito dall'associazione, e proprio riguardo a questa sconfitta, Enrico Finetti conclude affermando amaramente: «A rimetterci, purtroppo, è l'ecosistema delle nostre montagne, uno dei più bei territori dell'Appennino umbro».