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7 Agosto 2023
9:17

Quali animali pericolosi puoi trovare sulla spiaggia?

Tracine, pesci coniglio e ricci di mare sono solo alcuni degli animali pericolosi che possiamo incontrare in spiaggia e in acqua. Vediamo quali rischi corriamo se ne troviamo uno.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

Per quanto ci si possa sforzare si essere attenti e vigilanti, il rischio di venire morsi, punti o avvelenati da una creatura marina è sempre presente. Per evitare dolorosi incontri con questi animali sulla spiaggia o in mare, è innanzitutto importante conoscere l'ambiente in cui ci stiamo muovendo, seguire le istruzioni e le segnalazioni locali.

In alcune circostanze è anche bene prendere le dovute precauzioni, come indossare scarpe adeguate, camminando in acqua o sugli scogli, e prestare attenzione a eventuali avvertenze riguardanti la presenza di animali potenzialmente pericolosi. In generale, comunque, va da sé che la maggior parte dei problemi e degli incidenti può essere facilmente evitata seguendo il principio cardine su cui si basa la nostra sicurezza e il rispetto dell’altro: guardare, ma non toccare! Vediamo di seguito alcuni tra gli animali che potrebbero rappresentare un certo pericolo per noi al mare.

Squali

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Gli squali popolano tutti i mari e oceani del mondo, anche se sono particolarmente comuni nelle acque tropicali. Alcune specie raggiungono gli estuari e vengono avvistate in acque costiere poco profonde. Esistono circa 350 specie identificate di squali, ma la buona notizia è che sono poco più di una ventina quelle che hanno attaccato persone o barche, e di queste non più di 10 specie sono considerate pericolose per gli esseri umani.

Il rischio di un attacco di squalo è maggiore nell’acqua bassa, sotto i 20 metri di profondità, dove questi animali hanno ampio accesso a nuotatori, surfisti, snorkelisti e pescatori subacquei. In generale, un attacco di squalo è più probabile nelle seguenti condizioni: quando la temperatura dell'acqua è superiore a 20°C, in presenza di un sanguinamento e in aree in cui il numero di prede è limitato. Le ferite provocate da uno squalo possono variare da lesioni simili al morso di un cane a danni gravi, da strappamento, a cui possono conseguire importanti emorragie.

Tracine

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Le tracine sono pesci bentonici appartenenti alla famiglia Trachinidae, e sono tra le creature più velenose che popolano i mari e gli oceani temperati. Le principali specie sono la tracina drago (T. draco), più diffusa nel mar Mediterraneo, e la tracina vipera (E. vipera – nota anche come Trachinus vipera). Le tracine vivono per buona parte del tempo camuffate sul fondale, se non proprio nascoste sotto la sabbia. Sul corpo possiedono spine dotate, alla base, di ghiandole velenifere, con le quali possono infliggere punture dolorose nel malcapitato che dovesse inavvertitamente pestarle.

Il veleno ha proprietà neurotossiche e chemotossiche, in virtù delle quali provoca un dolore intenso, che nel giro di circa mezz’ora si irradia all’arto colpito, e poi anche arrossamento e gonfiore intorno al sito della puntura che possono persistere fino a 10 giorni. In seguito alla puntura di una tracina vipera si registrano anche dolore addominale, nausea, necrosi e vomito.

Pesci coniglio

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I pesci coniglio (Siganidi) sono per lo più distribuiti nell’Oceano Indiano e Pacifico. Nel Mediterraneo troviamo due specie, Siganus rivulatus e S. luridus, entrate dal Mar Rosso attraverso il canale di Suez. Similmente alle tracine sono dotati di spine connesse a ghiandole velenose, la cui puntura può provocare segni e sintomi seri, ma non pericolosi per la vita. Tra questi troviamo dolore acuto lancinante, cianosi, artralgia, dispnea, aritmia e convulsioni.

Razze

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Le razze appartengono alla stessa sottoclasse degli squali, gli Elasmobranchi, che comprende due superordini: Batoidea e Selachimorpha. Nel superordine Batoidea troviamo 4 ordini, uno dei quali è l’ordine Rajiformes, di cui fanno parte la famiglia Rajidae, con le sue 250 e oltre specie di razze, e la famiglia Dasyatidae, quella delle razze che gli inglesi chiamano stingrays. Alcune specie hanno la lunga coda munita di una o più spine velenose, che di solito usano per difendersi, se disturbate o calpestate accidentalmente.

La puntura causa entro qualche minuto un dolore acuto, talvolta pulsante, gonfiore e arrosamento. Nel caso di esemplari della famiglia Dasyatidae, possono comparire anche sintomi sistemici come vomito, diarrea, sudorazione e tachicardia.

Torpedini

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Le torpedini sono pesci cartilaginei appartenenti alla famiglia Torpedinidae, cordine Torpediniformes. Il superordine è sempre Batoidea, quello delle razze. Per questo, e per via della loro capacità di produrre elettricità attraverso organi specializzati detti "elettroplacche”, le torpedini vengono anche comunemente chiamate “razze elettriche”. Nel mare italiano sono presenti tre specie di razze elettriche, appartenenti ai due generi Torpedo e Tetronarce. Il genere Torpedo comprende le specie comuni Torpedo marmorata e Torpedo torpedo, mentre a Tetronarce appartiene la specie T. nobiliana, che è quella più rara nel Mediterraneo.

Le torpedini hanno scarso, o nessun, valore commerciale ma sono molto suscettibili alle attività di pesca, venendo spesso pescate come by-catch dalla pesca a strascico; pertanto, la gestione e la conservazione di queste specie vulnerabili richiedono particolare attenzione. Sono predatori notturni che si nutrono principalmente di pesci, molluschi e crostacei, e utilizzano la loro elettricità per individuare le prede nella sabbia, per comunicare tra loro o per difendersi dai predatori. Quindi, pur non essendo naturalmente offensive nei confronti degli esseri umani, se disturbate o toccate possono reagire generando scosse elettriche che possono causare una sensazione di formicolio o un breve dolore.

Meduse

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Le meduse velenose hanno tentacoli dotati di cellule urticanti chiamate cnidociti, che, quando entrano in contatto con la pelle umana o di altri animali, rilasciano tossine in grado di provocare sintomi spiacevoli, più o meno gravi a seconda della specie e dell'intensità dell'esposizione. Tra le meduse velenose più note troviamo le cubomeduse, chiamate anche vespe di mare, che si trovano generalmente in regioni tropicali e subtropicali, e in zone costiere poco profonde.

Un esempio di cubomedusa è la piccola, trasparente, e molto veloce Carybdea marsupialis, che in modo saltuario è rintracciata anche nel mar Mediterraneo, probabilmente attratta dal progressivo aumento della temperatura dell’acqua – si tratta infatti di una specie termofila – e dall’assenza di predatori naturali. Il contatto coi suoi tentacoli ha un effetto urticante, ma per fortuna di breve durata.

Può andare molto peggio, invece, se si ha la sventura di incappare in Chironex fleckeri, considerata la più velenosa al mondo. Le sue punture possono essere dolorosissime e, nei casi più sfortunati, persino letali. Lo stesso dicasi per la puntura della cubomedusa Irukandji, che è in grado di scatenare l’omonima sindrome, caratterizzata dalla comparsa, entro un’ora, di dolore alla schiena, crampi muscolari estremamente dolorosi diffusi a tutti gli arti, all'addome e al torace, sudorazione, ansia, nausea, vomito, mal di testa, palpitazioni, sino a eventuali complicazioni polmonari e cardiache potenzialmente letali.

Ricci di mare

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I ricci di mare sono echinodermi marini appartenenti all'ordine Echinoidea. Diffusi in tutti gli oceani e i mari, possiamo trovarli un po’ ovunque, dalle acque costiere poco profonde sino alle profondità marine. Alcune specie preferiscono fondali sabbiosi o rocciosi, mentre altre vivono attaccate alle alghe o agli scogli. Il loro guscio duro è ricoperto di spine mobili e corte, molto sottili e affilate, che utilizzano per muoversi e per difendersi dai predatori. A buona parte di noi assidui frequentatori del mare è sicuramente capitato di doversi sfilarsene più d'una da sotto il piede, non senza provare un certo dolore.

Anemoni di mare

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Gli anemoni di mare appartengono al Phylum Cnidaria, classe Antozoi, come i coralli. Alcune specie possono essere pericolose per gli esseri umani a causa delle tossine urticanti rilasciate al contatto con la nostra pelle, e che possono causare irritazione, bruciore e dolore. Una specie ampiamente diffusa nel Mar Mediterraneo è Anemonia sulcata, che possiamo incontrare in zone poco profonde, principalmente su piattaforme rocciose o spiagge di ciottoli, fino a una profondità di 20 metri.

Polpi dagli anelli blu

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Tutti i polpi sono dotati di un apparato velenifero in grado di produrre secrezioni altamente tossiche, che penetrano nel corpo della vittima attraverso una ferita causata dal becco. La ferita di solito è piuttosto piccola, ma può sanguinare abbondantemente e provocare una sensazione di bruciore o prurito che si diffonde in tutto l'arto colpito.

Nei casi gravi possono manifestarsi segni e sintomi di intossicazione, tra cui mal di testa, vomito, difficoltà respiratorie e aritmia. Nella famiglia Octopodidae troviamo anche il genere Hapalochlaena, i cui esemplari sono soliti nuotare nell'Oceano Pacifico, soprattutto lungo le coste settentrionali dell'Australia. Piccoli e apparentemente innocui, se disturbati possono diventare aggressivi e attaccare, e la loro neurotossina è talmente potente da mettere fuori gioco animali molto più grandi e più forti di loro, compresi gli esseri umani.

Pesci pietra

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Camuffati sul fondo del mare, i pesci pietra (Synanceiidae) hanno sul dorso 13 spine velenose corte ma spesse, che possono causare un dolore intenso e persino portare a serie complicazioni per la salute. Vivono nelle acque poco profonde delle barriere coralline del Mar Rosso, dell'Oceano Indiano e del Pacifico, all'interno di fessure, grotte e crepacci, oppure sepolti nella sabbia. Sono considerati tra gli animali marini più velenosi e quindi pericolosi.

Crescono fino a 40 cm di lunghezza, in media. Le lesioni causate dal pesce pietra sono molto più gravi di quelle inflitte da un “cugino” scorfano (stesso sottordine Scorpaenoidei), come lo scorfano nero (Scorpaena porcus), che è forse il più comune pesce velenoso presente nel mar Mediterraneo.

Bibliografia

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Tiralongo, G. Messina, M. V. Brundo & B. M. Lombardo (2019) Biological aspects of the common torpedo, Torpedo torpedo (Linnaeus, 1758) (Elasmobranchii: Torpedinidae), in the central Mediterranean Sea (Sicily, Ionian Sea), The European Zoological Journal, 86:1, 488-496.

Utrilla, Olga & Castro-Claros, Juan Diego & Urra, Javier & Navas, Francisco & Salas, Carmen. (2019). Reproduction of the anthozoan Anemonia sulcata (Pennant, 1777) in southern Spain: from asexual reproduction to putative maternal care. Marine Biology. 166.

Nel 2003 mi laureo in Medicina Veterinaria. Dal 2008 sono ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegno Etologia Veterinaria e Benessere Animale. Studio il comportamento degli animali e la relazione uomo-animale.
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