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15 Novembre 2022
18:34

Procioni rubati dallo zoo in Ucraina e portati in Crimea: ancora animali usati nella guerra degli umani

Dopo i delfini ammaestrati, gli animali trasferiti sotto le bombe, il rischio di estinzione per la devastazione dei loro territori, anche il furto degli animali dallo zoo diventa arma di guerra. I russi: "Un'azione umanitaria". Gli ucraini "Ce li riprenderemo"

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Giornalista
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L’hanno chiamata “missione umanitaria”. Il furto di sette procioni, due lupe, un lama, un asino, diversi pavoni e fagiani, trasferiti come pacchi dallo zoo di Kherson in uno zoo privato della Crimea, il Taigan Lion Park, sta diventando l’ennesimo affare di stato in una guerra dove il massacro di esseri umani non sembra essere sufficiente.

E dove anche il saccheggio degli animali dello zoo si è trasformato in una resa dei conti: i russi che lo presentano come un’azione dimostrativa e gli ucraini che rispondono “ce li riprenderemo!”. Loro, i procioni, le lupe, i lama, l’asino, i pavoni e i fagiani, silenziosamente contesi tra le parti, che hanno subito fame e privazioni dall’inizio della guerra, ora si trovano costretti ad un trasferimento inutile e violento, come mostrano le immagini diffuse dallo stesso esercito russo su You Tube e poi ritirare domenica, per arrivare in un parco divertimenti che trasforma la loro esibizione in guadagno sonante.

Il furto degli animali dagli zoo: una rappresaglia a spese degli animali

«Questi animali non hanno alcun valore zoologico per noi. Si è coscienziosamente impegnato a spiegare ai media russi che hanno filmato i trasferimenti Oleg Zubkov, il proprietario del Taigan. – Abbiamo i nostri lupi. Abbiamo 75 procioni. Potremmo fare carne di procione in scatola» ha aggiunto sorridendo per dimostrare lo scherzo. A rincarare la dose, ci ha pensato la blogger Anna Dolgaryova, scrivendo: «Mi chiedono buone notizie da Kherson ma in realtà l'unica buona notizia è che un mio amico è riuscito a rubare un orsetto lavatore dallo zoo della città. Non lo restituiremo. Ci riprenderemo Kherson».

Contesi quindi senza speranza, gli animali dello zoo ucraino, sono dunque arrivati in Crimea in un altro zoo, ben noto alla cronaca: You tube è infatti pieno di video filmati da visitatori frettolosi che sono arrivati fino in Crimea per un “abbraccio” con un grande felino. Proprio così, infatti si pubblicizza lo stesso zoo in un video: “lo zoo dove i leoni abbracciano i turisti”.

Un’area gigantesca, una settantina di ettari, dove vive un gran numero di animali, ma dove la grande attrattiva sono proprio i leoni addestrati ad andare incontro ai turisti lasciandosi accarezzare ed abbracciare come enormi gattoni. Lo stesso Zubkov non disdegna affatto di lasciarsi riprendere abbracciato ai felini, facendosi chiamare anche “l’uomo dei felini” a sottolineare l’empatia che lo lega a questi animali.

Sorvolando sulla pessima abitudine di utilizzare gli animali come balocchi, abituandoli in maniera irreversibile ad un contatto con gli umani che li costringerà ad essere prigionieri per sempre, incapaci di vivere in modo autosufficiente e derubati della loro selvaticità che la natura gli aveva invece donato.

Il video di Zubkov che afferra malamente un procione per la coda e lo solleva in alto per infilarlo in una gabbia, è stato rilanciato anche dall’organizzazione governativa Difesa dell’Ucraina che, su Twitter r ha sottolineato la situazione al limite della farsa, se non fosse per i malcapitati animali spostati come sacchi di patate da uno zoo all’altro. «Gli occupanti (l’esercito russo, ndr) hanno rubato tutto da Kherson: dipinti dalle gallerie d'arte, antichità dai musei, manoscritti storici dalle biblioteche. Ma il loro bottino più prezioso era un procione rubato da uno zoo. Ruba un procione e muori».

Un bottino che si va ad aggiungere alla lunga lista di sfruttamenti e di abusi di cui gli animali, al pari degli uomini e delle donne, sono stati vittime inconsapevoli in questa guerra. Come gli abusi ai danni dei delfini addestrati e utilizzati dalla Russia per proteggere le proprie basi navali del Mar Nero, rivelati dall'Istituto navale degli Stati Uniti (USNI), grazie all'analisi di alcune dettagliatissime immagini satellitari  o gli abusi subiti da migliaia di animali di ogni razza e specie costretti ad essere evacuati in condizioni precarie dalle zone di guerra sottoposte a bombardamenti incessanti,  o il pericolo di sparire definitivamente dal pianeta che stanno vivendo mammiferi, pesci e invertebrati, animali rari e a un passo dall’estinzione e che avevano nel territorio ucraino, prima della guerra, il loro habitat d’appartenenza.

Ci sono poi gli animali drammaticamente morti: quelli uccisi dalle bombe o dall’abbandono, quelli che non ce l’hanno fatta a sopravvivere ai lunghi e faticosi trasferimenti verso la salvezza, come l’orsa Masha, salvata dagli orrori della guerra dall'attivista Lionel De Lange direttore di Wow Ukraine-Warriors of Wildlife, associazione che si occupa di liberare e salvare animali selvatici maltrattati e abusati in Ucraina. Un ictus l’ha stroncata a soli due mesi dal suo arrivo nel santuario che l’aveva accolta, dove, è riuscita a trascorrere gli unici due mesi di benessere della sua lunga a sfortunata vita trascorsa in cattività.

L'ultimo appello dello zoo di Kiev: arriva l'inverno, abbiamo 200 animali in più da sfamare

Pochi giorni fa lo zoo di Kiev ha lanciato un appello attraverso la sua pagina Facebook per chiedere aiuti e denaro in vista dell’arrivo dell’inverno. «Il freddo è dietro l'angolo e stiamo facendo di tutto per tenere i nostri animali al caldo, curati e nutriti – hanno scritto -necessari quindi rifornimenti di mangimi, di isolanti per edifici, per l’acquisto di generatori di corrente, di riscaldatori a infrarossi, stufe a legna, ecc.».

Hanno  spiegato anche che lo zoo quest’anno dovrà prendersi cura non solo degli animali che risiedono nella struttura in modo stabile, ma anche di oltre 200 animali salvati dalle zone più colpite del Paese. Un altro effetto collaterale della guerra, che continua a mietere vittime.

Nella foto di copertina un frame dal video su You Tube  che mostra Oleg Zubkov che afferra uno dei procioni dello zoo di Kherson per infilarlo nella gabbia dove verrà trasportato in Crimea, nel suo zoo privato

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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