video suggerito
video suggerito
29 Giugno 2022
10:30

Permessi retribuiti per la cura di animali domestici: cosa dice la legge

In Italia non sono previsti specifici permessi retribuiti per la cura degli animali domestici. Assentarsi dal lavoro per necessità importanti o urgenti di salute dei propri animali domestici potrebbe però diventare possibile.

2.244 condivisioni
Articolo a cura dell' Avvocato Salvatore Cappai
Civilista, esperto in diritto degli animali
permessi animali

Ad oggi in Italia non sono previsti specifici permessi retribuiti per la cura e l’assistenza degli animali domestici. Un caso concreto e l’evoluzione della sensibilità sociale, però, fanno ipotizzare (e sperare) che in futuro vengano previsti e garantiti anche per simili situazioni, in particolare per far fronte ad urgenze e necessità inerenti la salute degli animali d’affezione.

Cosa sono i permessi retribuiti e come funzionano

La legge e i diversi contratti collettivi riconoscono ai lavoratori dipendenti pubblici e privati, tra gli altri diritti, anche quello di poter usufruire dei cosiddetti permessi retribuiti. Consentono loro, per dirla in parole povere, di beneficiare (al sussistere di determinate esigenze) di periodi di astensione dalla prestazione lavorativa, mantenendo il diritto allo stipendio, esattamente come se avessero effettivamente presenziato e svolto l’attività lavorativa. Di permessi di lavoro retribuiti ne esistono diverse tipologie.

Per fare solo alcuni esempi si possono citare:

  • permessi per lutto o infermità, i quali spettano in caso di decesso o grave infermità del coniuge o di un parente entro il secondo grado;
  • permessi per matrimonio;
  • permessi per studio o per concorsi ed esami, che consentono di assentarsi per la preparazione o per sostenere la prova;
  • permessi per sottoporsi a determinate visite mediche o anche donare il sangue;
  • permessi ROL (di riduzione degli orari di lavoro) su base annua o a seconda delle mansioni svolte;
  • permessi attribuiti in forza della legge 104 del 1992.

Evidentemente, per ogni tipologia esistente sono previsti dei limiti temporali (di ore o giornate) e viene richiesta una puntuale dimostrazione della necessità che si intende soddisfare.

Permessi retribuito per animali domestici: quando spetta?

Ad oggi, purtroppo, né la normativa né la contrattazione collettiva attribuiscono ancora ai lavoratori italiani il diritto di usufruire di permessi da lavoro retribuiti (o meno) finalizzati alla cura e all’assistenza degli animali domestici. Di recente, per la verità, si è verificato un caso che ha fatto grande scalpore e che si spera possa rappresentare un paradigma per il futuro.

Come si legge in numerosi articoli presenti sul web, infatti, una lavoratrice, dipendente di una nota università romana, aveva domandato formalmente, per serie esigenze di natura personale, un permesso dal lavoro di due giorni al fine di poter assistere il proprio cane, il quale necessitava di un intervento chirurgico assai urgente.

La donna ha ricevuto dapprima riscontro negativo da parte del proprio datore di lavoro. Non si è arresa e ha inviato all’università un’ulteriore istanza motivata, nella quale – oltre a giustificare la reale urgenza e l’impossibilità di muoversi altrimenti – faceva presente come il non curare un animale malato integrasse addirittura una fattispecie di reato. L’ateneo è tornato sui propri passi e ha concesso alla tenace lavoratrice il permesso richiesto.

Sebbene dalle notizie reperibili non pare sia intervenuta l’autorità giudiziaria, la vicenda può essere considerata comunque un esempio importante ed una dimostrazione dell’evoluzione dei tempi. Gli animali da compagnia sono ormai, per milioni di italiani, membri della famiglia a tutti gli effetti. L’importanza del rapporto tra persone e animali ha acquisito copertura costituzionale.

È evidente che un lavoratore – soprattutto nel caso in cui non abbia possibilità alternative – non possa (e non debba) essere posto di fronte all’alternativa tra la presenza al lavoro e il poter compiere i passi necessari per salvare la vita al proprio animale. Nessuno sceglierebbe la prima opzione. Ove lo si facesse, provocando sofferenza o, nei casi estremi, la morte dell’animale, si commetterebbero, come già detto, e a seconda delle dinamiche del caso concreto, i reati di uccisione di animali o di maltrattamento o, ancora, di detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze. 

Le norme e gli accordi collettivi di ciò non potranno che tener conto. Dovranno dunque, prima o poi, consentire, come già avviene per cerimonie, attività politiche, attività benefiche, ecc., ai lavoratori la possibilità di assentarsi dal lavoro per necessità importanti o urgenti di salute dei propri animali domestici.

Avatar utente
Salvatore Cappai
Avvocato
Avvocato con la passione per la divulgazione. Mi occupo di diritto civile, con particolare riguardo ai campi della responsabilità civile, dell’assistenza alle imprese e del “diritto degli animali”. Mi sono avvicinato a quest’ultima materia circa dieci anni fa, quando ho incontrato Gaia, la mia cagnolina, che ha stravolto la mia visione sul mondo degli animali e sulla vita assieme a loro. La mia community social, nella quale da anni informo con semplicità su tematiche giuridiche, conta oltre 350.000 iscritti.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views