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19 Settembre 2021
9:09

Perché il gatto fa pipì sul letto (o fuori posto)?

Il gatto può a volte fare la pipì sul letto e, in generale, in luoghi diversi dalla cassetta. Un problema molto diffuso nelle case dei gattofili, che è sempre un segnale che qualcosa non va nella percezione del micio. Ma perché lo fa? Ci vuole davvero comunicare qualcosa? E quali sono le possibili soluzioni?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La pipì sul letto e, in generale, in luoghi diversi dalla cassetta, è un problema diffuso nelle case dei gattofili ed è sempre un segnale del fatto che qualcosa sta accadendo nella percezione del gatto.

Può capitare a chiunque, da parte di qualunque gatto, a qualsiasi età e indipendentemente dal sesso e dallo stato riproduttivo. In maniera inaspettata, un bel giorno ci si ritrova con una chiazza di pipì sul letto oppure su una qualunque superficie della casa. E l'episodio può restare isolato oppure ripetersi nel corso del tempo con frequenza variabile.

Ma perché lo fa? Cosa vuole comunicarci? Vediamo quali possono essere i motivi per cui il gatto fa la pipì sul letto e come affrontare una situazione che può essere anche sintomo di malattia.

È ammalato o stressato

Il gatto può fare pipì fuori dalla cassetta e, dunque, bagnare il letto o altri oggetti della casa, perché diversi motivi, ad esempio perché è ammalato (per infezioni alle vie urinarie, problemi renali, dolori articolari, ipertiroidismo, disordini cognitivi ad esempio), per scarso gradimento della cassetta oppure per stress e ansie legate all'ambiente di vita.

Per dispetto

Quello che si tende a fare, di solito, è pensare immediatamente ad un dispetto da parte del gatto. C'è chi attribuisce il comportamento ad una ripicca, magari per essere stato lasciato solo un'ora di più, perché lo si è sgridato o perché il cambio di crocchette non è stato gradito. E c'è chi cerca disperatamente di capire come fare per evitare che il micio possa prendere di nuovo di mira il letto, il tappeto o qualche altro mobilio: si distribuiscono traversine, lo si sgrida ancor di più, gli si nega l'accesso alle camere, lo si punisce con modalità più o meno violente, si consulta il web. Per poi scoprire che tutto questo non risolve il problema.

Bisogno di privacy e serenità

Nella psiche felina vale una regola: per eliminare in serenità serve un luogo sabbioso, asciutto, pulito e riservato.

Inoltre in ambiente esterno, a contatto con elementi naturali, il gatto avrebbe alternative diverse tra cui scegliere per trovare di volta in volta un posto adeguato ai suoi parametri, variabili nel tempo, nello spazio e persino con l'età.

In casa, invece, il micio non può scegliere, eliminare in una cassetta di plastica e su un substrato industriale è un adattamento spontaneo ad una situazione artificiale che noi esseri umani abbiamo sfruttato per tenerlo in casa.

Cosa fare se il gatto fa pipì sul letto?

Ogni volta che un gatto rinuncia all'uso della cassetta per preferire luoghi “non convenzionali” per noi, significa che qualcosa si è rotto nell'adattamento precostituito e per risolvere il problema, più che incaponirsi ad evitare le pipì qui o lì, è responsabilità del pet mate comprendere cosa si è rotto e perché, evitando di antropomorfizzare e attribuirgli vendette e altre intenzioni malevole.

Punire non serve ed è controproducente

Sia chiaro: i metodi punitivi peggiorano la situazione perché rendono il gatto via via più ansioso e gli danno un motivo in più per eliminare fuori posto. Bando alle punizioni, dunque, sia a quelle fisiche (scappellotti, sculaccioni, spruzzate d'acqua e qualunque cosa venga in mente) che ai rimproveri verbali (urla, sgridate e no, nemmeno quando viene colto sul fatto).

Una visita dal veterinario

Il primo passo da fare, soprattutto se gli episodi si ripetono, è farlo visitare dal veterinario e sottoporlo ad un esame delle urine. Questo per escludere la presenza di dolore, patologie o di altri stati infiammatori che potrebbero giustificare il comportamento del gatto.

Migliorare la gestione della cassetta

Se il problema persistesse trattate le cause fisiche, andrebbe considerata l'ipotesi che il gatto eviti la cassetta per scarso gradimento. Come abbiamo detto, il gatto cerca di adattarsi al suo uso ma se lo strumento o il luogo non soddisfano i suoi parametri di accettabilità (che sono soggettivi e insindacabili!), il gatto sceglie semplicemente un'altra postazione.

Andranno fatte delle prove modificando lettiera, forma, posizione e dimensione della cassetta, aumentando il numero e la collocazione di cassette e, soprattutto, avendo cura di rimuovere i residui almeno giornalmente e sostituire tutta la sabbia ogni 15 giorni (anche se i produttori, per strategie di marketing, suggeriscono tempi di sfruttamento più lunghi).

Fare una valutazione complessiva

Se l'origine del problema non fosse ancora chiaro, potrebbe essere il caso di chiedere il sostegno di un esperto che aiuti a ricostruire le scelte del gatto, le caratteristiche del suo ambiente di vita e gli eventuali impedimenti ad un utilizzo corretto della cassetta. A questo punto, infatti, gli scenari possono essere molteplici, le eliminazioni potrebbero essere legate ad una instabilità emotiva che va compresa e analizzata per affrontarla al meglio.

Non esistono ricette universali

Non esiste una ricetta buona per tutti i gatti. Del resto, le pipì fuori dalla cassetta non sono il malfunzionamento di un dispositivo per cui è sufficiente riparare o sostituire un pezzo rotto per ripristinare le funzioni originarie. Sono "solo" sintomi esterni, legati a malesseri fisici oppure a scelte strategiche, adattative, che il gatto compie per risolvere un problema percepito nel suo ambiente. Riconoscere e risolvere le cause a prescindere dal sintomo è l'unico sistema per venirne a capo.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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