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15 Novembre 2022
9:00

Perché gli uccelli migrano?

La migrazione è un comportamento complesso che comporta notevoli sforzi e adattamenti. Allora perché gli uccelli la compiono?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La domanda sul perché gli uccelli migrino non ha ancora ricevuto una risposta pienamente esaustiva, nonostante da decenni sia oggetto di dibattito. In generale, possiamo affermare che gli uccelli migrano alla ricerca di risorse. Compiono un viaggio di andata e ritorno, spostandosi da ambienti in cui le condizioni ad un certo momento diventano sfavorevoli, per trovare habitat più adatti per nutrire e allevare i loro piccoli.

Ad esempio, i passeri dalla corona bianca (Zonotrichia leucophrys gambelii) si riproducono in Alaska e nel Canada settentrionale, in cui in primavera e in estate abbondano gli insetti di cui si nutrono. Questi siti diventano però inospitali in inverno, e quindi gli uccelli vanno a svernare negli Stati Uniti occidentali e in Messico, dove trovano semi, erbe e frutti con cui rifocillarsi.

La migrazione è un comportamento complesso che comporta notevoli adattamenti morfologici e fisiologici, necessari per mantenere un movimento efficiente, come pure adattamenti comportamentali, che l’animale deve realizzare per riuscire a sfruttare i fattori ambientali, quali i venti e i punti di riferimento, e persino adattamenti cognitivi, che favoriscono l’apprendimento delle mappe, la memoria a lungo termine e le interazioni sociali.

Quali sono gli uccelli che migrano

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Piovanello maggiore (Calidris canutus).

Sono tante le specie di uccelli che migrano, e le più note sono quelle che effettuano migrazioni molto prevedibili, che si verificano cioè ogni anno alla stessa ora e tra le stesse località. Questo tipo di migrazione è spesso chiamata “obbligata”. È il caso, ad esempio, dello zigolo capinero o testanera (Emberiza melanocephala), del passero dalla corona bianca (Zonotrichia leucophrys), del culbianco (Oenanthe oenanthe) e del piovanello maggiore (Calidris canutus).

Tuttavia, alcuni uccelli si muovono in modo meno prevedibile, nello spazio e/o nel tempo, e le loro migrazioni si definiscono “facoltative”. Taluni hanno abitudini nomadi, in virtù delle quali si spostano ogni anno tra località diverse, tornando solo raramente nella stessa. Può anche capitare che un anno rinuncino alla migrazione. Il cavaliere fasciato (Cladorhynchus leucocephalus), l’alzavola grigia (Anas gracilis), il lucherino delle pinete (Spinus pinus), il crociere comune (Loxia curvirostra) e la civetta capogrosso (Aegolius funereus) sono migratori nomadi.

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Esemplari di cavaliere fasciato (Cladorhynchus leucocephalus).

La migrazione è di per sé un processo energeticamente impegnativo. Gli uccelli si preparano quindi per il lungo viaggio accumulando grasso corporeo, che è una preziosa fonte di energia. Sebbene alcuni aspetti del comportamento migratorio, come l'orario di partenza, la direzione e la distanza, siano geneticamente predeterminati, ogni uccello migratore intraprende un viaggio unico, e quindi l'esplorazione, l'esperienza e l'apprendimento giocano necessariamente un ruolo fondamentale nel superare le sfide della migrazione.

Non tutti gli uccelli migrano

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Ciuffolotto messicano (Haemorhous mexicanus).

Molte specie di uccelli (o, in alcuni casi, solo alcune popolazioni all'interno di una specie) non migrano. Tali uccelli sono indicati come residenti permanenti. Perché non migrano? Perché le risorse, in particolare il cibo, sono sufficientemente disponibili in uno stesso luogo tutto l'anno. I ciuffolotti messicani (Haemorhous mexicanus), i mangiaformiche maculati (Hylophylax naevioides) e le starne (Perdix perdix) sono tutte specie residenti permanenti. In aggiunta, esiste la situazione intermedia delle cosiddette popolazioni parzialmente migratorie, che sono composte da uccelli che migrano e uccelli che rimangono stanziali.

L'evoluzione di un fenotipo sedentario o migratorio e gli adattamenti evolutivi associati sono correlati ai cambiamenti nell'organizzazione del cervello. Tipicamente, rispetto alle specie sedentarie, le specie migratorie hanno un ippocampo più grande. Ciò non sorprende, se si pensa che l'ippocampo è la struttura cerebrale che svolge un ruolo chiave per la navigazione, anche nei mammiferi.

Perché gli uccelli migrano insieme

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Gru canadesi (Antigone canadensis) in rotta verso sud nella titpica formazione di volo a V.

Gli esempi più noti di uccelli che migrano coinvolgono un gran numero di individui che si muovono in modo sincrono, spostandosi per lunghe distanze. La maggior parte degli uccelli, in effetti, è gregaria nelle migrazioni, e questo vale anche per quelli che di solito, in altri periodi, sono solitari, come i rapaci.

Viaggiano in grandi gruppi perché così hanno meno possibilità di perdersi o di essere predati: questa modalità offre maggior sicurezza ai singoli individui, confondendo i predatori e rendendo  a loro più difficile individuare una vittima specifica. Alcune formazioni migratoria sono molto caratteristiche, come la tipica “V”, con la punta rivolta nella direzione del volo, che disegnano nel cielo le oche, le anatre, i pellicani e le gru.

Dove migrano gli uccelli

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Oca dai piedi rosa (Anser brachyrhynchus).

Gli uccelli del nord, come le rondini (Hirundinidae) e i rapaci, con l’arrivo del freddo compiono lunghi voli verso i tropici. Molte specie di uccelli selvatici e fringuelli dell'Olartico (Fringillidae) svernano nella zona temperata settentrionale, in cui gli inverni sono più miti rispetto ai quelli dei loro luoghi di riproduzione estivi.

Ad esempio, l'oca dai piedi rosa (Anser brachyrhynchus) nidifica nella Groenlandia orientale, in Islanda e nelle Svalbard, e sverna nell'Europa nord-occidentale, mentre il junco occhiscuri (Junco hyemalis) migra dai climi subartici e artici verso l’Europa del nord e gli Stati Uniti. La balia nera (Ficedula hypoleuca) nidifica in Asia e in Europa, ma sverna in Africa.

La parula di Blackpool (Setophaga striata) durante la migrazione autunnale parte dal Canada, sorvola l'Oceano Atlantico verso i Caraibi o il Sud America, e raggiunge i siti di svernamento in Venezuela o Colombia, in un viaggio senza scalo che la porta a percorrere 2.400 km, o più, in 3 giorni.

Gli uccelli migratori possono coprire migliaia di chilometri nei loro viaggi annuali. La lunghezza media annuale del viaggio di andata e ritorno è di circa 70.900 km per gli uccelli che nidificano in Islanda e Groenlandia e di circa 90.000 per quelli che nidificano nei Paesi Bassi. La minuscola sterna artica (Sterna paradisaea) compie la migrazione più lunga di qualsiasi animale al mondo.

Quando migrano gli uccelli?

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Sterna artica (Sterna paradisaea).

Gli uccelli migrano in diversi momenti della giornata. Molti migrano durante la notte, e i motivi sono vari: di notte fa più fresco, il che riduce la necessità di fermarsi per rinfrescarsi, e si incontrano meno predatori. Ciò nonostante, alcune specie, come le oche e le gru, di solito migrano durante il giorno.

Il guinness dei primati

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Con un peso medio di 5 grammi circa, i colibrì sono gli uccelli migratori più piccoli. Due volte all’anno volano per 600 miglia attraverso il Golfo del Messico. Per raggiungere la loro destinazione in tempo, viaggiano a una velocità di 50 km/h, senza fare scali. Le oche e gli avvoltoi viaggiano ad altitudini molto elevate, sopra i 10 mila metri. Gli scienziati ritengono che in questo modo riescano a risparmiare energia, sbattendo meno le ali e planando di più.

Bibliografia

Watts, Heather. (2018). Migration and Navigation in Birds.

Gesicki, D. (2017). Bird Migrations. Encyclopedia of Animal Cognition and Behavior.

Singh, Seema & Sinha, Madhu & Kumari, Veena & Gupta, Basant & Arif, Mohommad. (2020). An Outlook on Migration of Birds and types of Geographical Migratory Patterns. International Journal of Advancement in Life Sciences Research. 3. 1-8.

Nel 2003 mi laureo in Medicina Veterinaria. Dal 2008 sono ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegno Etologia Veterinaria e Benessere Animale. Studio il comportamento degli animali e la relazione uomo-animale.
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