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28 Febbraio 2022
17:26

Orsi in Trentino: un video e una mappa interattiva per denunciare i cassonetti “attira – orso”

Mentre la Giunta Provinciale dichiara che i prossimi orsi considerati pericolosi verranno abbattuti, #Stopcasteller dà vita a un progetto che dimostra come ancora oggi vi siano troppi bidoni "attira- orso" in Trentino.

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Bidoni "attira - orso" rilevati dagli attivisti ©#Stopcasteller
Bidoni "attira – orso" rilevati dagli attivisti
©#Stopcasteller

A pochi giorni dalle dichiarazioni dell'Assessore all'agricoltura della Provincia autonoma di Trento Giulia Zanotelli, secondo la quale: «Eventuali ulteriori orsi che mettano a rischio la sicurezza pubblica saranno rimossi mediante abbattimento», gli animalisti di #Stopcasteller sono tornati a dimostrare la propria contrarietà rispetto alla gestione dell'orso in Trentino.

Questa volta lo hanno fatto realizzando un progetto di mappatura dei bidoni sprovvisti di dispositivo "anti orso" ancora diffusi nel Trentino Occidentale.

«L'idea era già nata lo scorso dicembre, ma le ultime dichiarazioni di Giulia Zanotelli hanno fatto in modo che ci attivassimo immediatamente – spiega a Kodami Francesca Manzini, portavoce del Centro sociale Bruno, che da sempre collabora nella realizzazione della campagna #Stopcasteller – Il nostro obiettivo è quello di smascherare le bugie con cui la provincia cerca di convincere i trentini che gli orsi siano i "nemici numero uno" e dimostrare invece le carenze da parte dell'amministrazione in fatto di prevenzione dei rischi».

Il video dei cassonetti "attira-orso" e la mappa interattiva

«La situazione che abbiamo trovato attraversando i paesi del Trentino, e in particolare in Val di Sole, è allarmante e peggiore di quanto potessimo immaginare», racconta Manzini. Le immagini che si susseguono nel video pubblicato sul canale Youtube di #Stopcasteller riguardano i comuni solandri di Commezzadura, Dimaro, Mezzana e Pellizzano, ma anche la zona di Pinzolo, San Lorenzo Dorsino, Spiazzo Rendena e il Comune di Vallelaghi, fino a pochi chilometri dalla città di Trento.

«Siamo stupiti del fatto che la maggior parte di bidoni senza protezioni si trovi proprio nelle zone in cui la presenza dell'orso è massiccia – afferma la portavoce dell'iniziativa – Alla luce di quanto abbiamo visto, c'è da sorprendersi che il numero di orsi avvistati nei pressi dei paesi sia comunque così basso».

La mappa dei "bidoni problematici" sprovvisti di dispositivo "anti - orso" in Trentino
la mappa dei "bidoni problematici" sprovvisti di dispositivo "anti – orso" in Trentino

Oltre al video, #Stopcasteller ha deciso anche di pubblicare la mappa interattiva dei "bidoni – problematici", il cui nome è una provocazione con l'obiettivo di sottolineare come la problematicità stia nella gestione umana della questione dei grandi carnivori e non gli orsi che, per alimentarsi, si avvicinano alle risorse.

La mappa è facilmente consultabile su Google Maps e, cliccando sulle icone dei bidoni, permette di osservare la foto dell'avvistamento e le coordinate.

«Per rendere questa mappa più completa chiediamo l'aiuto di chiunque voglia collaborare. Basterà inviarci le fotografie all'indirizzo email apposito, aggiungendo le informazioni della posizione esatta del bidone individuato – afferma la portavoce – Anche noi torneremo sul territorio e approfondiremo ulteriormente le ricerche, in modo da dare forma ad una cartina sempre più approfondita e chiara. Un documento che non lasci dubbi e possa, in futuro, fungere anche da dossier, impedendo alle forze politiche di prendere decisioni che danneggiano gli orsi, senza ammettere la propria immobilità».

La storia infinita dei cassonetti anti – orso in Trentino

La questione dei bidoni "anti – orso" in Trentino è una problematica emersa già nel 2020, in seguito agli eventi avvenuti ad Andalo che hanno portato alla captivazione e al successivo trasferimento in Ungheria di M57. In quell'occasione la Provincia autonoma aveva rilasciato un comunicato stampa in cui parlava appunto della gestione dei rifiuti, sottolineando di aver attivato 100 siti con più 200 cassonetti "anti intrusione".

Gli interventi non vennero però considerati sufficienti da ISPRA che, nel rapporto pubblicato nel gennaio 2021 denunciava comunque numerose criticità e disuguaglianze sul territorio: «Queste differenze nella gestione hanno ad oggi limitato l’efficacia dell'azione preventiva, rendendo disomogenea l’adozione dei sistemi anti-orso da adottare presso i punti di raccolta dei rifiuti».

E anche noi di Kodami, nello stesso periodo avevamo visitato Andalo, rilevando le stesse criticità e la possibilità che queste carenze guidassero a nuove incursioni dei plantigradi.

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L’orso simbolo del Comune di Andalo

Nel mese di giugno del 2021, in seguito ad alcuni avvistamenti di un altro orso di nome M62, avvenuti proprio nei pressi dei bidoni dei centri abitati, il Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, firmò un’ordinanza chiedendo agli abitanti dei comuni di Andalo, Molveno e zone limitrofe di sostituire i propri bidoni con altri che fossero dotati di un dispositivo di sicurezza, ma secondo quanto rilevato nei giorni scorsi dagli attivisti di #Stopcasteller, sebbene la situazione sia migliorata, rimane ancora molto da fare per rendere tutti i rifiuti urbani realmente inaccessibili.

«Non si può certo dire che ad impedire alla Provincia Autonoma di Trento di intervenire sia la carenza di risorse – conclude Manzini – Ciò è dimostrabile dal fatto che, mentre ripetono come un mantra che bisogna uccidere gli orsi, si continua a finanziare la costruzione di impianti di risalita, i quali hanno costi sicuramente maggiori dell'installazione di bidoni adatti al nostro territorio».

Le foto dei bidoni sono state scattate da #Stopcasteller – la mail a cui inviare le proprie segnalazioni è bidoniproblematici@gmail.com

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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