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28 Ottobre 2021
9:49

Nuovo focolaio di Aviaria nella provincia di Verona: scatta il contenimento

Nuovo focolaio di aviaria a Ronco all'Adige, in provincia di Verona. I due allevamenti di volatili colpiti contano popolazioni di decine di migliaia di volatili, il rischio di parassitosi nell'uomo in questi casi è altissima, e i principali vettori sono proprio gli allevamenti e le attività venatorie.

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allevamenti, foto copertina | Kodami

Nuovo focolaio di aviaria in provincia di Verona. Il secondo allevamento colpito da influenza di tipo H5 ad alta patogenività nella zona di Ronco all'Adige conta una popolazione di circa 11.600 tacchini da carne. Nel primo allevamento, che contava 13mila esemplari, in brevissimo tempo sono morti più di 200 animali, un bilancio destinato a salire in maniera esponenziale dato che anche i sopravvissuti sono destinati a essere abbattuti.

Le contro misure della Regione Veneto

A lanciare l'allarme, dopo il primo caso di giovedì scorso, è stata l'unità operativa veterinaria regionale del Vento che da subito aveva comunicato ai servizi veterinari territoriali un significativo innalzamento della mortalità all'interno dell'allevamento. Subito sono partiti i controlli del Centro di referenza nazionale dell'Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie che hanno confermato la positività virologica per  ilvirus influenzale di tipo A, sottotipo H5N1 ad alta patogenicità. Oggi, con la conferma di un secondo focolaio sempre nella zona di Ronco all'Adige, l'allerta è altissima: il presidente della Regione, Luca Zaia, ha infatti disposto l'attivazione delle misure restrittive previste, tra cui l'attivazione di una zona di protezione con un raggio di tre chilometri dalla sede del focolaio e una zona di sorveglianza con un raggio di 10 chilometri di sorveglianza. Inoltre, le carcasse degli animali morti dovranno essere sistematicamente distrutte e veicoli in entrata e uscita dovranno essere sottoposti a disinfezione. Infine, tranne quelli che hanno accesso esclusivamente agli spazi riservati all'abitazione umana, non sono ammessi l'ingresso e l'uscita di volatili in cattività e mammiferi domestici. La ratio è evitare che il contagio si propaghi all'uomo. Nel caso di una ulteriore propagazione del contagio saranno i volatili degli allevamenti i primi a farne le spese, e in secondo luogo anche gli umani, esposti al rischio di zoonosi.

Dagli allevamenti alla caccia: è rischio zoonosi

Come aveva già segnalato anche la Lav, il rischio di parassitosi nell'uomo in questi casi è altissima, e i principali vettori sono proprio gli allevamenti e le attività venatorie. Le epidemie di aviaria sono ricorrenti nelle zone del Nord-est italiano in particolare in quei luoghi in cui si ha una pericolosa sovrapposizione di aree di allevamento e di caccia, proprio in questi giorni anche in Emilia-Romagna è stato rilevato un picco di casi di influenza aviaria. Il rischio è che questi focolai piccoli – per il momento ancora isolati – possano espandersi in maniera esponenziale nel pieno della stagione migratoria, configurando una situazione simile a quella registrata l'anno scorso in tutta Europa quando si ammalarono oltre 22mila volatili in 31 Paesi. Proprio per evitare che l'epidemia si ripresenti la Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari (Dgsaf) del Ministero della Salute ha già informato la Commissione Europea e i Servizi Veterinari del secondo focolaio. Quello di Verona rappresenta quindi un primo campanello d'allarme per la salute di tutto il continente europeo.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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