Giornata mondiale degli abbracci. I video che mostrano le balene mentre lo fanno

Il 21 Gennaio è la giornata internazionale dell'abbraccio, uno dei comportamenti affettivi più comuni nella nostra specie. Anche altri animali, tra cui le balene franche, però, sembra che li utilizzino nella comunicazione. Abbiamo chiesto il parere del cetologo Davide Lelong per commentare i video in cui avviene questo comportamento.

21 Gennaio 2024
8:00
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Intervista a Dott. Davide Michel Lelong
Cetologo e bioacustico, MSc dell'Università di Bologna.
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Il 21 Gennaio si celebra l'Hugging Day, la giornata internazionale dell'abbraccio per promuovere il contatto affettivo tra persone in un periodo dell'anno che molti considerano freddo e malinconico. E' stata istituita nel 1986 ma ciò che non si sa è che non siamo l'unica specie desiderosa di affetto. Così, su Kodami, per celebrare questo giorno vi spieghiamo come alcune specie di cetacei amano condividere questa forma di effusione, esplorando il significato di comportamenti simili mostrati da questi meravigliosi mammiferi acquatici comunemente documentati tramite foto e video, grazie all'aiuto di Davide Michel Lelong, cetologo e bioacustico, MSc dell'Università di Bologna.

I comportamenti sociali delle balene franche

Nel video in alto, catturato tramite l'utilizzo di droni, due balene franche nordatlantiche (Eubalaena glacialis) si scambiano un "tenero abbraccio", entrando a contatto e stringendosi con le pinne. Secondo Davide Lelong, sebbene ad una prima impressione le persone possano attribuire un significato romantico dietro questo abbraccio, evitando l’antropomorfismo, il significato di questo comportamento rimane ancora oscuro per i ricercatori.

Questo comportamento, denominato "belly-to-belly" (pancia a pancia), è stato osservato in altre specie di misticeti come la balena grigia, la balena artica e megattera ed è stato ampiamente investigato negli odontoceti come tursiopi e beluga.

«Quello che si può dire con abbastanza sicurezza, prendendo come esempio gli odontoceti, è che questi contatti siano correlati con la riproduzione o a rafforzare i legami sociali tra i diversi individui anche se  a differenza degli odontoceti, non vi sembra esservi una particolare e definita struttura sociale nei misticeti».

Nel video, girato il 28 Febbraio 2021 da ricercatori del New England Aquarium, Woods Oceanographic Institute e da Brian Skerry del National Geographic, Davide Lelong spiega che «si possono vedere che sono in realtà tre le balene che stanno interagendo, ed è abbastanza comune vedere questi tipi di aggregazione sociale nelle balene franche. Si chiamano  Surface Active Groups (SAGs) e sono le più attive e vistose aggregazioni sociali di questa specie con gruppi che possono essere composti da 3 a più di 40 individui».

I SAGs possono essere osservati tutto l’anno e sono caratterizzati  da intensa attività fisica e sociale come salti, schizzi e individui che si strofinano e rotolano l'uno sull’altro. Solitamente, una femmina è nel mezzo del gruppo e i maschi competono per la posizione centrale e questa diventa una sfida di resistenza e persistenza ma nella metà dei casi sono stati osservati anche gruppi di un solo sesso o giovani. I ricercatori hanno ipotizzato che i SAGs possano ricoprire diverse funzioni tra cui favorire la riproduzione ed il rafforzamento dei legami sociali.

Seppur il contatto fisico tra i cetacei ricopre un ruolo centrale nella loro vita sociale e nella comunicazione, è il suono lo strumento più utilizzato. «A differenza delle  megattere che sono famose per i loro canti, le balene franche non producono vocalizzazioni di tale complessità ma semplici suoni come le "upcall", di bassa frequenza, usate per far sapere della propria presenza ai vicini nel raggio di una decina di chilometri, ed i "gunshot" prodotti specialmente durante la stagione riproduttiva e che sembrano veri e propri colpi di fucile. Le upcall sono usate dai ricercatori per monitorare la presenza di balene franche nelle vicinanze e far scattare le rispettive misure di prevenzione e protezione come restrizioni di velocità per le navi-cargo».

Una fragile esistenza

La balena franca è divisa in tre specie distribuite in diversi bacini oceanici ed emisferi: Atlantica (Eubalaena glacialis), Pacifica (E. japonica) e Australe (E. australis). Sono state tra le prime balene ad essere state cacciate sin dal 1500 e sono state tra le prime ad essere spinte verso l’estinzione, tanto che la balena franca atlantica era presente anche sulle coste europee.  A causa delle attività di caccia umane si è localmente estinta nell'Atlantico orientale: vengono riportate rarissime osservazioni di individui americani che si spingono fin da noi.

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Areale di distribuzione delle tre specie di balena franca: in verde Eubalaena glacialis, in blu E. japonica ed in arancione E. australis

La caccia alle balene franche è stata vietata nel 1935 dall’International Whaling Commission, quando ne rimanevano pochissimi esemplari. Mentre la balena franca australe è riuscita a recuperare, le altre due specie sono in pericolo d’estinzione. Specialmente si sa poco della balena franca Pacifica per cui un singolo avvistamento è già per se eccezionale. La balena franca Atlantica raffigurata nel video, è invece tra le specie di misticeti più studiata al mondo e, nonostante tutto, è stata classificata ad alto rischio d’estinzione dalla IUCN nel 2020. Dopo un lento e graduale recupero durato sino al 2010-2015, la popolazione di questa specie conta attualmente tra i 350 e 400 individui, anche se a causa di gravi perdite a partire dal 2016, pare sia di nuovo in diminuzione.

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La balena franca Atlantica, come altre specie di misticeti, è migratrice e si sposta tra zone estive di alimentazione nel Nord Est degli Stati Uniti e Canada a zone invernali di riproduzioni come in Florida, dove partoriscono e accudiscono i piccoli. Sono animali estremamente mansueti e lenti nei loro movimenti e si nutrono di piccoli crostacei Copepodi, dispersi nella colonna d’acqua. Date le dimensioni e la scarsa concentrazione delle loro prede in mare, questa specie passa la maggior parte del tempo a filtrare immensi volumi d’acqua con i suoi fanoni a pochi metri dalla superficie.

Non è raro vedere questa specie a pochi metri dalle spiagge o in acque basse. Roger Payne, uno dei primi ricercatori  a studiare il canto delle megattere, ha passato anni a studiare le balene franche australi nella Penisola di Valdes, nella Patagonia Argentina, a pochi metri dalla spiaggia. Sono longeve e producono dei cuccioli ogni 3-6 anni.

«Il loro comportamento costiero, curioso e pacifico – spiega Lelong – le sta spingendo verso l’estinzione, anche a causa del lentissimo ciclo vitale. Sopratutto, il loro habitat si sovrappone con una delle regioni più industrializzate, trafficate e  sfruttate dell’America Nord-Orientale, tra cui il porto di Boston, e sono esposte a una moltitudine di minacce che interagiscono tra di loro, rendendo la loro conservazione ancora più difficoltosa. Collisioni con navi e intrappolamento da reti (specialmente reti da posta e nasse per le aragoste) sono tra le principali cause di mortalità».

Si stima che circa l’85% della popolazione presenti segni di intrappolamento da reti con conseguenze per la loro sopravvivenza e fertilità. La distribuzione delle loro prede, inoltre, sta cambiando a causa del cambiamento climatico e le balene si stanno spostando sempre di più verso Nord per alimentarsi. Infine, essendo una zona altamente trafficata «le balene sono soggette ad alti livelli di inquinamento acustico ed i ricercatori hanno trovato alti livelli di ormoni dello stress (gluco-corticoidi) nelle loro feci. Tutte queste minacce, oltre a far calare il loro numero sembra che abbiano contribuito a far rimpicciolire gli individui di almeno un metro rispetti agli anni ’80, esaminando immagini aeree».

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Le autorità hanno cercato di arginare queste minacce introducendo limiti di velocità per le grandi navi, zone protette, incentivi per l’uso di metodi alternativi di pesca, chiusure stagionali delle attività di pesca e una distanza di 400m da mantenere dalle balene per le barche di whale watching e ricreative. Una collaborazione di enti governativi e non, università e società di whale watching hanno inoltre sviluppato un ampio sistema di monitoraggio di survey aerei e network di idrofoni per monitorare e censire la popolazione e seguire i loro spostamenti e inoltre, è stato istituito un team adibito a liberare gli individui intrappolati dalle reti, un’attività rischiose. Nonostante gli sforzi, il quadro della conservazione delle balene franche è complicato dalla sinergia delle diverse minacce e dal cambiamento della loro distribuzione ancora non ben definita dai ricercatori e che si scontra inoltre con le realtà socio-economiche della zona: non sono rari i conflitti tra conservazione e diverse industrie.

«La balena franca Atlantica è diventata uno dei più grandi simboli della conservazione dei cetacei ed è anche molto amata dalle comunità costiere. Sarebbe una grande perdita per la natura e un fallimento per la conservazione se questa specie dovesse sparire nei prossimi decenni. Questa specie è fulgido esempio di quanto sia fragile e difficile l’equilibrio tra attività e natura tanto che la sua vicinanza alle attività umane le è valsa l’appellativo di "Urban whale", la balena urbana».

Primati e curiosità

I maschi di balene franche hanno i testicoli più pesanti del regno animale e possono arrivare a pesare 1 tonnellata ciascuno.

Gli individui possono essere riconosciuti attraverso le cosidette callosità, punti rialzati della pelle e indurite che sono trovate in particolari regioni del corpo (intorno alla mandibola, sopra le labbra e gli occhi) specifiche per ogni individuo.

Il catalogo degli individui è tra i più curati al mondo per quanto riguarda i cetacei. Il colore biancastro di alcune zone è invece dato dalla presenza di ciamidi (famiglia Cyamidae), piccoli crostacei chiamati pidocchi delle balene.

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