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15 Marzo 2022
17:45

Morto William Hurt, compagno del pestifero Corgi Edward in “Turista per caso”

William Hurt, celebre attore statunitense, è morto all’età di 71 anni per un male incurabile. Tra i suoi film più famosi, "Turista per caso" accanto all'indimenticabile Corgi Edward.

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Un male terribile e doloroso se lo è portato via. Il premio Oscar per “Il bacio della donna ragno”, William Hurt, si è spento ieri, all’età di 71 anni, dopo aver curato fino a che ha potuto farlo e senza mai rinunciare a lavorare, un tumore alla prostata.

Il grande attore statunitense lascia orfani tutti i fan che lo seguono dai tempi dei grandi film come “Il grande freddo”, di “Gorky Park” e di “Figli di un dio minore”.

Non senza dimenticare la malinconica commedia “Turista per caso”, in cui Hurt è uno scrittore in stato di depressione profonda dopo la morte del figlio. Ma, a fargli compagnia, nel fim, c’è il simpatico seppur pestifero Corgi Edward, che però ha qualche comportamento un po’ troppo "indisciplinato". Ma sarà proprio il cane a farlo uscire dalla tristezza facendolo innamorare della sua educatrice. Una spettacolare Geena Davis che riuscirà a comprendere le motivazioni del Corgie e a rasserenare sia il cane che il triste protagonista.

Edward, tutto istinto e “desiderio”, è il motore della vicenda filmica perché rappresenta il passaggio di Macon dalla vuotezza catatonica di un lutto al nuovo spazio della vita. 

Il Corgi, che nella sua reale vita canina si chiama Bud, è il legame col figlio morto, motivo per cui Macon, nonostante l’insistenza dei suoi fratelli e del suo datore di lavoro, non se ne vuole assolutamente disfare. Ma Edward è anche vitalità un po’ scomposta, causa involontaria della frattura alla gamba e del successivo bisogno del protagonista di trovare qualcuno che lo “rieduchi”. E quindi il tramite per far entrare in campo Muriel. Ovviamente non soltanto per lui, ma anche per il suo pet mate.

I benefici che la convivenza e la relazione con un animale apportano all’essere umano è cosa nota. Tali benefici, però, vanno oltre alla “semplice” compagnia che gli animali ci fanno, ma corrispondono anche a evidenti miglioramenti dello stato di salute psichico e fisico.

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Tutto questo ha portato, come sappiamo, a inserire sempre più spesso gli animali anche nei percorsi terapeutici. La cosiddetta “pet therapy” è ormai conosciuta dai più, anche se per essere precisi, visto che non si tratta di una terapia vera e propria, ma di qualcosa che la supporta soltanto, la definizione corretta è “Interventi Assistiti con gli Animali” (IAA).

Dopo che numerosi studi scientifici hanno rilevato differenze sostanziali tra persone che vivono con o senza un cane, come per esempio, un aumento della sopravvivenza dopo un infarto, le ricerche successive si sono soffermate nell’osservazione dei benefici ottenuti in patologie di tipo psichico, come l’iperattività o l’autismo. E i risultati ottenuto sono stati molto positivi.

Fondamentale in queste attività resta comunque anche la salvaguardia del benessere degli animali implicati sulla quale al momento qualche dubbio resta ancora. Secondo una review  recentemente pubblicata sulla rivista Veterinary Sciences, esistono ancora troppi pochi studi, per altro effettuati su campioni molto piccoli per dire qualcosa con certezza. Ma proprio per questo, la ricerca dovrà sempre più dedicarsi ad approfondire le conoscenze in questo campo.

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Simona Sirianni
Giornalista
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