12 Gennaio 2022
17:50

Morto Magawa, il roditore che ha salvato centinaia di vite dalle mine antiuomo

Si chiamava Magawa il ratto gigante africano (Crycetomis gambianus) morto all’età di otto anni, dopo cinque di onorata “carriera” a scovare ordigni di ogni tipo in una terra martoriata come la Tanzania dove le vittime e i feriti dovuti alle esplosioni sono centinaia ogni anno.

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Era in grado di sentire la presenza di esplosivi con il suo olfatto. In cinque anni ha scoperto centinaia di mine antiuomo, tanto che ha ricevuto una medaglia e il titolo di “HeroRAT”. Si chiamava Magawa il ratto gigante africano (Crycetomis gambianus) morto all’età di otto anni, dopo cinque di onorata “carriera” a scovare ordigni di ogni tipo in una terra martoriata come la Tanzania dove le vittime e i feriti dovuti alle esplosioni sono centinaia ogni anno.

Magawa era “in servizio” per conto della Ong belga Apopo i cui istruttori lo hanno preparato a scovare gli ordigni. Dopo un anno di addestramento era stato inviato in Cambogia dove aveva collaborato con gli sminatori per bonificare un’area di 141 mila metri quadrati infestata da mine antiuomo.

Con il suo fiuto, la sua piccola stazza e il poco peso, riusciva a passare sopra una mina senza che questa innescasse l’esplosione. Il suo lavoro era incredibile perché riusciva in soli 20 minuti a identificare la presenza di mine in un’area sulla quale una persona munita di metal-detector avrebbe impiegato da uno a quattro giorni.

Il 2020 è l’anno della gloria per Magawa, perché era stato insignito della Medaglia d’oro Pdsa, il massimo riconoscimento  britannico per gli animali che, con il loro impegno, hanno contribuito a salvare o migliorare l’esistenza degli umani. Magawa è stato il primo ratto in assoluto a ricevere l’onorificenza in 77 anni di storia.

Dall’anno scorso, però, per Magawa il “lavoro” era diventato un po’ troppo impegnativo per la sua età e quindi si era ritirato nello scorso giugno. Ma, come riferito dall’associazione Apopo,  fino all’ultimo aveva continuato a giocare e a mostrare interesse.  Dalla scorsa settimana, invece, era caduto in una sorta di apatia, fino ad andarsene serenamente.

Un ratto "eroe", ma anche da compagnia

Il ratto gigante del Gambia o ratto gigante africano (Crycetomis gambianus) è diffuso in gran parte dell'Africa, dal Senegal al Kenya e dall'Angola al Mozambico. È un roditore notturno, tra i più grandi del mondo, molto somigliante ad un topo anche se non appartiene alla famiglia dei muridi.

Il nome scientifico Crycetomis si deve alla somiglianza anche con i criceti per via delle tasche guanciali in cui raccogliere il cibo, che condividono con loro, ma non sono nemmeno criceti. Il ratto gigante, quindi non è un topo, nè un criceto, ma appartiene a una famiglia diversa di roditori muridi endemica dell’Africa che si chiama Nesomydae.

Il suo habitat è abbastanza vasto perché riesce tranquillamente a vivere in diversi ecosistemi. E, infatti, si ritrova in gran parte dell'Africa, a diverse latitudini e altitudini. Ama le foreste e il sottobosco, dove costruisce la propria tana  frequentemente nei termitai abbandonati. L'unica regione dell'Africa subsahariana da cui è assente sono le foreste del Congo, ma solo perché è stato vinto e respinto da un competitore più adatto, il ratto di Emin (Cricetomys emini).

È molto intelligente e ha un carattere mite e socievole che lo rende particolarmente adatto, soprattutto se addestrato fin da giovane età, come animale da compagnia. La Ong Apopo con sede in Belgio e in Tanzania conduce da anni un progetto di addestramento dei ratti giganti che sfrutta il loro olfatto per la ricerca di focolai di tubercolosi e di mine dati-uomo. Infatti, i ratti sono molto leggeri e non fanno esplodere le mine. Per questo prezioso contributo, i ratti giganti sono conosciuti anche come "HeroRATS" ("ratti eroi").

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Simona Sirianni
Giornalista
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