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È morta a 41 anni in un incidente d’auto, nel suo primo giorno di lavoro in una scuola di Lanuvio, in provincia di Roma. Alessandra Tortomasi, attivista animalista, si era trasferita dalla natia Paternò (Catania) per inseguire il sogno di diventare un’insegnante di ruolo ma sabato pomeriggio, mentre era al volante della sua Fiat 500, si è ribaltata finendo contro il muro di cinta di un'abitazione: un impatto violentissimo che non le ha lasciato scampo.
Tortomasi era una volontaria animalista che ha dedicato gran parte della sua vita ad aiutare animali in difficoltà, conigli in particolare. Tantissimi i messaggi di dolore e cordoglio arrivati in seguito alla diffusione della notizia della sua morte, tra cui anche quello del sindaco di Paternò, Nino Naso: «Sono quelle brutte notizie che ti gelano il sangue. Ho appreso in queste ore della tragica scomparsa della giovane insegnante paternese, Alessandra Tortomasi, una ragazza dolce e solare, che amava la vita e gli animali – ha scritto – Ha perso la propria vita in un tragico incidente stradale nei pressi di Roma. La nostra Comunità commossa, si stringe attorno al dolore della famiglia in un grande abbraccio corale. Ciao Alessandra».
Quella di Tortomasi è l’ennesima morte bianca che si è registrata in Italia nel 2023, come ha sottolineato Piero Santonastaso, giornalista e ex responsabile della comunicazione al sindacato Usb che ha creato la pagina “Morti di lavoro” per sensibilizzare su un tema purtroppo attualissimo nel nostro Paese: «L’incarico è durato un solo giorno, il primo, sabato 14 ottobre: rientrando in macchina da Aprilia a Genzano, dove aveva preso alloggio, ha avuto un incidente nel territorio di Lanuvio – ricostruire il giornalista su Facebook – La sua 500 si è schiantata contro un muretto, ribaltandosi, e Alessandra è finita sull’asfalto. In condizioni gravissime, è stata trasportata dall’elisoccorso al San Camillo, dove è morta nel giro di poche ore. Alessandra Tortomasi è una delle tre vittime del lavoro di sabato».
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«Con “Morti di lavoro” voglio mantenere alta l'attenzione su un tema di cui in Italia, ahimè, al di là delle dichiarazioni di facciata, non si interessa nessuno o quasi – ha spiegato – E allora ho deciso, con un taglio giornalistico, di monitorare giorno per giorno il fenomeno navigando, leggendo, documentandomi in modo da avere un panorama più possibile completo di quelli che io chiamo “morti di lavoro”, perché c'è gente che muore per lavoro e cioè sul luogo di lavoro e gente che muore invece ‘in itinere”, come si dice nella definizione burocratica, e cioè andando o tornando dal lavoro».
