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24 Settembre 2021
10:57

Maltrattamenti ai cani, non importa chi è il compagno umano. La Cassazione: “Si condanna chi lo fa”

Chiunque maltratta un cane deve essere punito e poco importa se è il suo compagno umano o meno. La Corte di Cassazione è tornata su questo tema con la sentenza 34087 del 2021. Il reato di maltrattamento di animali, infatti, ricade su chi tiene l’animale in condizioni non compatibili con le sue caratteristiche etologiche. L’occasione è stata quella di un ricorso di un uomo accusato di aver maltrattato una cagna Bull Terrier.

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Chiunque maltratta un cane deve essere punito. Poco importa se si è il suo compagno umano o meno. La responsabilità è di chi quell’azione la fa. È tornata sull’argomento la Corte di Cassazione con la sentenza 34087 del 2021. Il reato di maltrattamento, infatti, ricade su chi tiene l’animale in condizioni non compatibili con le sue caratteristiche etologiche. L’occasione è stata quella di un ricorso (dopo il primo e il secondo grado di giudizio) di un uomo accusato di aver maltrattato una cagna Bull Terrier tenendola per molto tempo in un ambiente «angusto», impedendole di potersi muovere perché era legata a una catena di 120 centimetri.

Questa condizione le aveva causato piaghe alle zampe e diverse dermatiti. Ma, secondo le accuse, tenerla così non gli sarebbe bastato. La denutriva, la prendeva a bastonate, non le dava cure sufficienti e la teneva per diverse ore sotto il sole senza acqua. La Corte d’Appello di Brescia aveva confermato la condanna del tribunale di primo grado per maltrattamento di animali. La Cassazione ha ribadito la regolarità dell’Appello secondo quanto previsto dall’articolo 544 ter del codice penale (quello del maltrattamento di animali, appunto), rigettando l'ipotesi che la fattispecie ricadesse in quella dell’abbandono.

L’imputato aveva contestato l’accusa del reato di maltrattamenti perché nel corso di una testimonianza nel processo di primo grado, l’uomo è risultato non essere formalmente il suo compagno umano: la cagna, infatti, era stata acquistata dalla compagna. La donna, però, non se n’è mai occupata. E sui maltrattamenti ha dato una giustificazione: quelle ferite sul muso sarebbero state provocate da uno scontro con un altro cane. L’uso del bastone, invece, sarebbe stato usato proprio per evitare la zuffa e salvare la Bull Terrier. La Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso e, di conseguenza, infondati i rilievi dell’imputato. Così è stato ribadito il reato di maltrattamento. I giudici hanno confermato la multa di 5.000, la somma minima prevista dall'articolo 544 ter.

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