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15 Febbraio 2023
10:00

Oggi nasceva Totò, che fondò l’Ospizio dei Trovatelli il rifugio in cui ospitò oltre 200 cani

Il 15 febbraio 1898 nasceva Totò, che non ha mai fatto mistero del suo amore per gli animali e per i cani in particolare, rilevò un canile a rischio chiusura e lo trasformò in una struttura all'avanguardia in cui accogliere i cani salvati dalla strada.

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toto cani
Credit: Rai 3

Il 15 febbraio del 1898 nel Rione Sanità, a Napoli, nasceva Antonio De Curtis, l’uomo che sarebbe diventato l’unico e il solo Totò, il “principe della risata”. Attore, comico, poeta, sceneggiatore, volto e voce dell’Italia nel mondo: a distanza di 124 anni la sua eredità vive nella sconfinata mole di opere che ha lasciato al mondo, e anche nel contributo che nel corso della vita ha dato per la causa animalista.

Totò era infatti un grande amante dei cani, non solo di quelli che hanno condiviso con lui case ed esistenza, ma anche di quelli meno fortunati, per cui decise di costruire un rifugio. L’attore sviluppò il progetto con la moglie Franca Faldini, e aprì ufficialmente “L’Ospizio dei trovatelli” nel 1967 nel quartiere di Boccea, alle porte di Roma. Qualche anno prima di morire ne parlò anche con Oriana Fallaci, che lo intervistò per l’Europeo: quando la giornalista gli domandò perché mai dovesse mantenere, come per sua stessa ammissione, «25 persone e 220 cani», Totò rispose che «un cane val più di un cristiano. Lei lo picchia e lui le è affezionato l’istesso, non gli dà da mangiare e lui le vuole bene l’istesso, lo abbandona e lui le è fedele l’istesso. Il cane è nu signore, tutto il contrario dell’uomo. Io mangio più volentieri con un cane che con un uomo».

La nascita dell'Ospizio dei trovatelli

Totò, noto per la sua grande generosità, aveva infatti un’abitudine: visitare canili e rifugi, cui elargiva contribuiti e donazioni. Ai cani che supportava e sosteneva non dava mai nomi, come confermato su La Stampa anche dalla critica cinematografica Lietta Tornabuoni: li chiamava “cani”, semplicemente (anche perché la vista fortemente danneggiata gli avrebbe impedito di riconoscerli), eppure per loro c’era sempre, al punto da decidere alla fine di fondare il suo rifugio rilevando una struttura già esistente e a rischio chiusura, sovvenzionandola e rinnovandola. Nacque così in via Forte Boccea “L’Ospizio dei trovatelli”, un luogo in cui trovarono casa decine di cani scampati alla cattura e alla morte in strada.

L’investimento, nel lontano 1965, fu di ben 45 milioni di lire, usati per realizzare una struttura moderna e attrezzata adeguatamente in cui trovarono posto oltre 200 cani. La struttura era dotata di cucce confortevoli, impianti di illuminazione e riscaldamento, fognature e acqua potabile, e anche un ambulatorio gestito dal dottor Vincenzo Mascia, diventato famoso per avere curato e salvato Cassius, il gatto di Elizabeth Taylor, durante una visita della grande attrice a Roma.

I "piccoli angeli" di Totò

Totò faceva visita ai suoi “piccoli angeli” ogni domenica, anche quando la vista era ormai deteriorata al punto da richiedere un costante accompagnamento: indossava la “divisa da cani”, abiti vecchi che potevano “resistere” all’assalto degli animali che gli si gettavano addosso per salutarlo, e con la moglie Franca dispensava carezze e sorrisi.

Durante una visita ufficiale al rifugio, Totò raccontò anche un aneddoto: «C’era questo cane piccolo, era un randagio preso dal canile municipale. Per tre volte non è morto, lo portavano nella camera a gas ma lui si metteva sotto la montagna di altri cani e cercava un cane a pelo lungo, si metteva col muso tra il pelo e respirava: quando riaprivano la camera a casa gli altri cani erano tutti morti, ma lui era vivo. Successe per tre volte, e alla fine gli accalappiacani si sono inteneriti e lo hanno mandato via libero. Un signore americano una volta mi disse che il cane è tra il bambino e l’angelo, come cuore e come mentalità».

La chiusura della struttura e l'eredità di Totò

Alla morte di Totò, nel 1967, i cani vennero quasi tutti dati in adozione. L’attore dispose comunque un lascito per il rifugio, chiedendo che i cani ospitati non venissero abbandonati ma quando i fondi finirono la struttura fu chiusa.

A quel punto fu il cugino di Totò, Eduardo Clemente, a farsi carico del loro destino: i 18 rimasti furono affidati alle cure di una nobildonna grande ammiratrice di De Curtis, che li ospitò nella sua villa prendendosene cura sino alla morte.

A 55 anni dalla scomparsa di Totò e dalla chiusura del rifugio, le sue parole risuonano ancora brutalmente attuali: «Io ho una grande passione per gli animali, per tutti, ma in special modo per i cani – disse alla Rai nel corso di un servizio dedicato proprio al rifugio – I cani hanno bisogno di protezione, specie quelli che vengono presi di mira in strada, specie dai bambini. Li cospargono di benzina, gli danno calci, li accecano, danno bastonate. Il cane è indifeso, non chiede niente all’uomo ma da tutto, anche la vita se è il caso».

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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