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26 Ottobre 2023
13:50

Lite furiosa tra cacciatori e Massimo Vacchetta del Centro recupero ricci La Ninna

È scoppiata una brutta lite tra un gruppo di cacciatori e Massimo Vacchetta, veterinario del Centro recupero ricci La Ninna. «Sparavano a pochi passi dal centro abitato e dai percorsi nel verde - ha dichiarato Vacchetta a Kodami - Un pericolo vero non solo per gli animali, ovviamente, ma per le persone».

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È ancora molto concitato Massimo Vacchetta, veterinario del Centro recupero ricci La ninna  di Novello in provincia di Cuneo, quando risponde al cellulare per raccontare a Kodami quello che gli è successo: una brutta vicenda, le cui immagini riprese dall'uomo con il cellulare, non mostreremo come sempre facciamo qualora siano violente e lesive della dignità di altri esseri viventi. «Una cosa assurda, che ha dell’incredibile in quanto a violenza su animali e umani – spiega Vacchetta – Ieri mattina, mentre stavamo lavorando, all’improvviso sentiamo questa fortissima esplosione, ma talmente forte da sembrare  vicinissima, cosa che ha spaventato tutti noi compresi cani e ricci».

Il centro si trova in mezzo al verde dei boschi e dei vigneti, un posto bellissimo molto frequentato anche da visitatori interessati a conoscere i luoghi del Barolo, ma purtroppo anche luogo di caccia: «Sono uscito immediatamente immaginando che si trattasse di un colpo di fucile e, infatti, vicino a un casale disabitato vicino alla nostra struttura c’era un gruppo di almeno una decina di cacciatori, fermi con la loro preda, un cinghiale, morta per terra. In sintesi, questi individui sparavano a pochi passi dal centro abitato e dai percorsi nel verde e nelle vigne amati dai turisti italiani e stranieri. Un pericolo vero non solo per gli animali, ovviamente, ma per le persone».

Vacchetta a quel punto chiama i Carabinieri sperando possano fare qualcosa, ma purtroppo anche loro, a parte far sapere ai cacciatori che qualcuno, in molti in realtà secondo Vacchetta, si era spaventato parecchio, poco hanno potuto fare: «Come sempre gentilissimi, sono arrivati subito, ma dopo circa un’ora e mezzo, nel primo pomeriggio abbiamo ricominciato a sentire ancora più spari di prima. A quel punto mi sono arrabbiato e ho deciso di andare personalmente a vedere cosa avessero in mente queste persone e a dire loro di fermarsi, di smetterla».

Non una buona idea, a quanto si vede nel video, visto che quello che doveva essere un dialogo tra persone civli per quanto con pareri differenti, si è trasformato in una vera e propria rissa con sequela di insulti e improperi e con l’aggiunta di alcuni gesti di violenza anche fisica: «Avendo paura di essere aggredito, ho deciso di riprendere tutto con il cellulare e in effetti ho fatto bene visto quello che è successo: la cosa migliore uscita da quella contrapposizione è stata “un ti spacco la testa” in risposta a un mio “vergognatevi, siete vicino alle case, mettete in pericolo le persone”». Il tutto è infatti visibile in un video pubblicato sulla pagina del Centro recupero ricci La ninna.

Ma l’escalation di violenza non è finita, perché dalle parole uno dei cacciatori passa ai fatti: «Si vede bene nel video uno di loro che si avvicina, mi spinge, mi butta in terra e mi prende il cellulare per impedirmi di continuare a riprendere quella scena allucinante». Il problema, però, secondo Vacchetta, sarebbe a monte e troverebbe la sua origine nel decreto soprannominato “Far West” che ha dato la possibilità ai cacciatori di muoversi e agire in maniera molto più libera: il veterinario si riferisce al Piano nazionale straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, approvato il 13 giugno scorso con il decreto del Ministero dell’Ambiente di concerto con il Ministero dell’Agricoltura che ha consentito ai cacciatori di sparare ovunque a qualsiasi specie selvatica ritenuta invasiva e dannosa, determinando oltre agli altri, anche un problema di sicurezza pubblica.

«Sono tutti imbaldanziti da questa totale libertà concessa loro e lo dimostra la presunzione con cui uno di loro dice “possiamo fare quello che vogliano noi”, tanto che anche i Carabinieri non hanno potuto agire in nessun modo». Ma la pericolosità di quei fucili, opinione per nulla non condivisa dai signori con il giubbotto catarifrangente convinti di essere legittimati a stare lì, è per Vacchetta l’estrema vicinanza ai percorsi turistici: «La discussione è andata avanti ancora, mi è arrivato un calcio, sono caduto, insomma proprio una brutta vicenda, che mi ha convinto a presentare denuncia».

Ma la storia non finirà così: «Contro questo decreto assurdo che legittima una caccia selvaggia, lasciando mano libera a persone che senza problemi distruggono la fauna selvatica e di conseguenza la biodiversità dei luoghi in cui arrivano per soddisfare il loro hobby, stiamo organizzando un corteo per sabato 29 ottobre a Torino che partirà da piazza Alberello per arrivare a Piazza Castello».

Vacchetta poi conclude con un pensiero: «Ma poi io dico, la zona del Barolo è una zona meravigliosa battuta dai turisti per i suoi scenari, per le sue passeggiate, per il suo cibo e il suo vino, ma è mai possibile mettere in pericolo questo aspetto che, seppur secondario rispetto alle vite umane e animali, è comunque di fondamentale importanza per una Regione che vuole fare del turismo locale un suo fiore all’occhiello?». La risposta a chi di dovere.

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Simona Sirianni
Giornalista
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