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13 Agosto 2021
10:38

Le blatte (Blattodea)

Quello delle blatte, comunemente dette anche scarafaggi, è un ordine di insetti che conta circa 4 mila suddivise in 5 famiglie (Cryptocercidae, Blattidae, Blattellidae, Blaberidae e Polyphagidae). I Blattoidei sono diffusi in tutti i continenti, fatta eccezione per le zone polari. Rappresentano un rischio per l'uomo, in quanto possibili vettori di virus e batteri a loro volta responsabili di malattie.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Le blatte (Blattodea) sono un ordine di insetti che vengono anche chiamati scarafaggi, sebbene in realtà si tratti di specie molto differenti. La comune blatta marrone è infatti nominata Blattella germanica, mentre lo scarafaggio è una specie nominata Blattella orientalis ed è nera e caratterizzata dal corpo più tozzo. Secondo uno studio pubblicato nel 2009, le specie appartenenti a questo ordine sarebbero circa 4 mila suddivise in 5 famiglie (Cryptocercidae, Blattidae, Blattellidae, Blaberidae e Polyphagidae).

I blattoidei sono diffusi in tutti i continenti, fatta eccezione per le zone polari. Rappresentano un rischio per l'uomo in quanto sono possibili vettori di virus e batteri a loro volta responsabili di malattie trasmesse attraverso la contaminazione degli alimenti come dissenteria, salmonellosi, epatite A, poliomielite e addirittura l'asma. Secondo uno studio condotto dall'Università di Marsiglia e pubblicato nel 2019 infatti, alla base dell'80% dei casi di asma infantile diagnosticati negli Stati Uniti vi sarebbe l'esposizione ad ambienti infestati da blatte.

L'abitudine di alcune specie di blattoidei di nutrirsi dello stesso cibo degli esseri umani, inoltre, può provocare ingenti perdite economiche in caso di infestazioni, a causa delle quali gli alimenti devono essere eliminati.

Come sono fatte le blatte

La maggior parte delle specie di blattodei ha dimensioni che variano dai pochi millimetri ai 3 – 4 centimetri, ma specie come Macropanesthia rhinoceros, originaria del Queensland, in Australia, possono raggiungere anche gli 8 – 9 centimetri e pesare fino a 35 grammi. Secondo quanto riportato sul sito della Global Biodiversity Information Facility, la specie di scarafaggio più lunga è Megaloblatta longipennis, con i suoi 97 mm di lunghezza, 4 centimetri di larghezza e soprattutto un'apertura alare di 18,5 centimetri.

La testa di questi insetti è relativamente piccola rispetto al corpo che è largo ed appiattito. Il colore va nella maggior parte dei casi dal rosso al marrone scuro. Gli occhi sono posti vicini alle antenne che sono generalmente lunghe e flessibili (anche in questo caso non è così per tutte le specie ma solo per la maggior parte). L'apparato boccale è posto nella parte inferiore della testa ed è composto da mandibole masticatorie, ghiandole salivari e vari recettori del tatto e del gusto.

Il corpo è diviso in un torace di tre segmenti e un addome a dieci segmenti con un esoscheletro superficiale che respinge l'acqua ed è inoltre molto resistente. L'esoscheletro contiene carbonato di calcio, una sostanza in grado di proteggere gli organi interni. Le ali sono attaccate al secondo e terzo segmento toracico e sono generalmente suddivise in due paia. Il primo paio è duro e funge da protezione sopra le ali posteriori che sono invece quelle che vengono utilizzate per il volo, sebbene non tutte le specie siano in grado di volare.

Le robuste zampe, che partono da diversi segmenti del torace, sono suddivise in tre paia e sono dotate di cinque artigli ciascuna. Le zampe anteriori sono le più corte mentre quelle posteriori, più lunghe, forniscono da propulsori durante la corsa e permettono inoltre gli spostamenti anche su terreni difficili come la sabbia oppure in verticale.

Il segmento finale del corpo è quello che contiene l'apparato riproduttivo esterno e, nelle femmine, anche la spermateca per immagazzinare lo sperma, e l'ovopositore attraverso il quale vengono deposte le ooteche, le quali contengono le uova.

La vita delle blatte

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Una Blatta orientalis mentre mangia un cracker

I blattoidei sono insetti sociali, e la maggior parte delle specie appartenenti a questo ordine è gregaria. Alcune, inoltre, mostrano addirittura comportamenti di cure parentali e le strutture sociali possono essere suddivise in caste che includono individui riproduttivi, soldati e operai. Nelle specie così strutturate, re e regina scavano insieme una camera nuziale in cui si accoppiano dando origine a una colonia. Alcune specie sono ovipare (depongono le uova all'interno delle quali si compie lo sviluppo embrionale), mentre altre sono ovovivipare ( invece di essere deposte e svilupparsi fuori dell'organismo materno, le uova permangono nell'ovidotto, dove si sviluppano e schiudono). A seguito della schiusa, nelle specie ovovivipare e vivipare, l'ooteca viene riassorbita dalla femmina oppure trattenuta all'interno dell'apparato genitale.

Lo sviluppo e la durata della vita dei blattoidei varia molto in base alle specie ma per quanto riguarda Blattella germanica, ovvero la più diffusa in Europa, lo sviluppo completo viene raggiunto in circa sei mesi durante i quali subiscono circa 5 -8 mute. Alla nascita sono completamente bianche, ma dopo qualche ora assumono già il caratteristico colore marrone.

Negli ultimi decenni è stato approfondito lo studio della comunicazione sociale di questi insetti che, in molti casi, sono in grado di comunicare anche tramite feromoni che permettono di dare informazioni ai propri simili non solo riguardo la presenza di cibo ma anche di acqua e del pericolo dato dalla presenza di altri scarafaggi esterni alla colonia. Il comportamento di questi animali è generalmente notturno e non è infatti raro, in caso di infestazione, avvistarli durante la fuga proprio nel momento in cui si accendono le luci.

Alimentazione

Non tutte le specie di blattoidei seguono la stessa alimentazione. Alcune sono fitofaghe, mentre altre sono onnivore o saprofagiche (ovvero hanno un regime alimentare basato soprattutto su materie in avanzato stato di decomposizione). Molte specie si nutrono di alimenti zuccherini ed è proprio questa preferenza a renderli possibili avventori delle nostre riserve alimentari. Per quanto riguarda alcune specie, si può inoltre osservare il cannibalismo, ovvero la pratica di nutrirsi dei propri simili.

Uno dei comportamenti che rende più pericoloso per gli esseri umani questo insetto è l'abitudine di rigurgitare e defecare negli stessi ambienti in cui è avvenuto il pasto. Per questo motivo è indispensabile eliminare le risorse alimentari delle zone infestate dai blattoidei.

Habitat e diffusione

Come abbiamo visto i blattoidei sono in grado di colonizzare un gran numero di ambienti anche se generalmente prediligono le zone umide e poco illuminate. Molti vivono sotto le foglie, nella vegetazione o nel legno marcio (di cui alcuni sono anche in grado di nutrirsi).  Altri hanno sviluppato strategie di sopravvivenza adatte alle zone prive di acqua. Esistono specie acquatiche di blattoidei, in grado di immergersi per trovare cibo, e altre che si nascondono nelle foreste.

Per quanto riguarda le specie cosiddette "commensali" dell'uomo, ovvero quelle che si nutrono delle sostanze zuccherine che spesso stiviamo nelle dispense, è possibile individuarli nelle case, soprattutto nelle zone particolarmente buie o umide, come cantine o stanze poco illuminate. Dispense, magazzini alimentari ma anche i bidoni dell'umido sono i luoghi in cui evitare che avvengano infestazioni.

Specie diffuse in Italia

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Periplaneta americana o blatta rossa, una delle specie più comuni in Italia

I blattoidei diffusi in Italia appartengono generalmente a 4 specie:

  • Blattella germanica: ama gli ambienti umidi e in casa si ritrovano soprattutto in cucina e in bagno;
  • Supella longipalpa o blatta dei mobili: lunga al massimo 1,2 cm, è di colore giallo-rossiccio, ma non ha le caratteristiche bande nelle sulla parte superiore del torace;
  • Blatta orientalis o scarafaggio nero: si trova di solito vicino a scarichi fognari e tubature, ma anche in garage, cantine e luoghi abbandonati;
  • Periplaneta americana o blatta rossa: preferisce climi con temperature alte e forte umidità, ed è quindi molto diffusa soprattutto nelle città costiere dell'Italia centro-meridionale.

Le blatte e l'uomo

I blattoidei vengono spesso utilizzati come cavie da laboratorio soprattutto nell'ambito della neurobiologia e della fisiologia riproduttiva in quanto sono sufficientemente grandi da poterne osservare il comportamento e allevarli all'interno degli ambienti protetti. Alcune specie di questi insetti vengono utilizzati inoltre nella medicina tradizionale cinese per la cura di diverse patologie.

In alcune zone del mondo, come il Messico e la Thailandia, le blatte vengono inoltre considerate a tutti gli effetti alimenti. Una volta tolto il capo e le zampe questi insetti vengono bolliti, fritti o essicati e tagliati a cubetti e, nonostante la cultura occidentale li consideri ripugnanti, in altre zone del mondo sono quindi visti come prelibatezze.

Come evitare le infestazioni di blatte

La prevenzione è indubbiamente un fattore importante per evitare che gli insetti blattoidei riescano ad entrare nelle nostre case. L'igiene, la manutenzione e l'estrema perizia nello spostare scatoloni rimasti a lungo in un garage, sono accorgimenti che possono contribuire a impedire che questi insetti entrino nelle case. E' bene comunque ricordare che sono particolarmente attratti dall'umidità, e per questo è consigliabile chiudere o isolare gli scarichi dei lavandini potenzialmente graditi a questi insetti.

Anche l'igiene all'interno delle dispense è fondamentale ed è quindi appropriato sigillare i cibi e le conserve, pulendo regolarmente anche gli armadi e gli scaffali su cui vengono riposti, in modo da individuare gli insetti prima che la colonia si stabilizzi. Alcune specie di blattoidei sono in grado di volare (seppur per brevi tratti) ed è per questo importante prestare particolare attenzione anche ai piani più alti nei periodi in cui avvengono lavori nei cortili e nei giardini, a causa dei quali questi insetti potrebbero essere spinti a scappare verso l'alto. Non dimentichiamo, infatti, che alcuni sono ottimi arrampicatori.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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