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17 Settembre 2023
9:31

L’alluvione in Grecia lascia una distesa di animali morti. «Temiamo la diffusione di malattie infettive»

La tempesta Daniel ha colpito la Grecia in maniera devastante. Il numero delle vittime animali è enorme e si temono ulteriori morti per la mancanza di cibo per i sopravvissuti. La paura più grande è però il rischio epidemico.

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Dopo gli incendi, che hanno distrutto più di 800 chilometri quadrati di territorio, ora l’acqua, tantissima acqua. Non si placa la furia del maltempo sulla Grecia, dove la tempesta Daniel ha ucciso umani, ha lasciato dispersi e sfollati e ha creato danni ingenti alla natura, all’ambiente e agli ecosistemi.

Il numero delle vittime animali, circa 200 mila quelli dichiarati morti, fanno paura per la quantità e perché,  come dichiarato dal sindaco di Tyrnavos, Yannis Kokouras, si temono ulteriori morti «se non ci saranno aiuti immediati per dar da mangiare agli animali sopravvissuti al disastro».

La situazione a Elassona, uno dei comuni colpiti, è leggermente meno grave perchè la cittadina è stata solo sfiorata dalla tempesta, ma il pericolo principale, qui come altrove, è il rischio epidemico potenziale che quella distesa di cadaveri potrebbe causare con la diffusione di malattie infettive, visto che come dichiarato dallo stesso Ministero della Salute «nelle zone colpite dal disastro si è verificato un aumento del numero di parassiti».

A complicare il processo di recupero, soprattutto dalle zone ancora allagate, c’è la distruzione di strade e strutture che ovviamente non agevola la rapidità delle operazioni, nonostante che raccogliere, cremare o seppellire gli animali morti sia stato annunciato, fin dal primo momento, come un’assoluta priorità degli enti preposti.

Ma sul fatto che questo sia stato realmente fatto, gli allevatori sollevano grandi polemiche, perché lo scenario in Tessaglia, tra il fetore, l'acqua stagnante mescolata agli scarichi, i cumuli di animali morti in decomposizione e la mancanza d'acqua che rende più difficile rispettare le norme igieniche, resta apocalittico.

Coloro che sono stati colpiti lamentano di essere costretti a trasportare loro stessi gli animali morti, a mani nude, lontano dalle stalle e dalle case, agendo a rischio della loro salute. Le accuse sono di una mancanza senza precedenti di assistenza da parte del Governo, di un’incredibile disorganizzazione, ma anche di indifferenza verso la salute e la vita delle vittime delle inondazioni.

Davanti a queste catastrofi, si resta choccati e spaventati e, solitamente, in maniera molto superficiale si assegnano le diverse colpe, comprese quelle alla natura che si ribella. Ma, davanti a un’estate trascorsa a guardare gli incendi in Canada, Grecia e alle Hawaii, il terremoto in Marocco, l’inondazione in Libia, l’unico fil rouge che sembra legare le diverse stragi, pare essere soltanto un termometro impazzito che ha registrato le temperature più alte della storia.

La verità è che il colpevole è uno, perché non c’è nessuna natura che si ribella, visto che non fa nulla se non quello che ha sempre fatto, dal far piovere al far tremare la terra. Quello che succede davvero, è un'altra cosa come facciamo ancora troppe volte finta di non sapere o di negare soprattutto: accade, infatti, che siamo noi a inquinare, e a sprecare e abusare delle risorse naturali. E siamo noi ad essere completamente indifferenti a quel fondamentale equilibrio degli ecosistemi grazie al quale, tutti questi fenomeni che siamo riusciti a trasformare catastrofici, sarebbero soltanto meno frequenti e devastanti.

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Simona Sirianni
Giornalista
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