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21 Giugno 2022
13:28

L’addio di Angelo Vaira al suo Jean Pierre

Angelo Vaira ha comunicato attraverso i social la morte di Jean Pierre, un cane speciale che negli anni ha insegnato tanto a ognuno di noi.

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«In cosa si trasforma il dolore se lo accolgo? Si trasforma in amore. Infinito, dolcissimo amore. Addio Jean Pierre. Ti porterò ovunque. Ci siamo incontrati che tu eri rotto fuori e io dentro. Mi hai consegnato a vita nuova e così ora è per te, libero finalmente di correre e saltare». Così Angelo Vaira, educatore cinofilo e fondatore della scuola Think Dog, saluta commosso il suo grande amico, un cane che, attraverso i social, negli anni era diventato anche amico di tutti noi.

Lo abbiamo visto dormire pacifico tra i cuscini, riposare mentre il suo pet mate meditava e lo abbiamo guardato ammirati quando saltellava, correndogli affianco con il carrellino che supportava le sue zampe posteriori, paralizzate da tempo a causa di un incidente. Oggi, unendoci al saluto di Angelo Vaira, anche noi di Kodami vogliamo dedicargli un abbraccio pieno di affetto, perché chiunque abbia incrociato il suo sguardo, dal vivo o sui social, sa di dovergli molto.

Le riflessioni di Angelo Vaira sotto le fotografie di Jean Pierre ci hanno abituati a pensare fuori dagli schemi, a chiederci se è davvero possibile valutare il comportamento di un individuo da un'immagine. Ci hanno fatto riflettere sul significato di un ringhio, sul valore più profondo dell'empatia, sull'importanza dell'ascolto degli altri, ma anche di noi stessi, e sulla necessità di tutelare gli spazi più intimi di chi abbiamo intorno.

Jean Pierre, in questi anni, senza nemmeno saperlo, è stato un testimonial per il grande universo di chi ama e rispetta i cani, spingendo tutti noi in un percorso contro corrente e portandoci a guardare il mondo da un altro punto di vista. Ci ha fatto scoprire nuove prospettive, dimostrando come, spesso, siano proprio i cani ad insegnare a noi la serenità e non viceversa.

Dall'incidente alla conquista dei cuori

Era la settimana di Pasqua del 2010 quando un incidente stradale gli aveva lussato la colonna vertebrale lasciandolo paralizzato. Fu allora che Angelo Vaira decise di adottarlo e prendersi carico, insieme a un team di veterinari e fisioterapisti, delle sue cure, della sua vita e del suo futuro. Già pochi mesi dopo, questo cane dalla personalità enorme era di nuovo in grado di fare qualche passo in autonomia, superando anche le aspettative più ottimiste nella rapidità dei progressi.

Grazie alla vita insieme a una persona in grado di ascoltare i sussurri del suo cuore, Jean Pierre aveva imparato a comunicare con lo sguardo e con vocalizzi di tutti i tipi, dai brontolii ai mugolii, dimostrando la sua enorme espressività. Di fatto, aveva scoperto come arrivare con la voce dove le zampe non potevano più andare, ovvero verso gli altri e incontro al dialogo.

La capacità di comunicare senza muoversi l'aveva sviluppata talmente tanto da diventare addirittura una vera e propria star sui social, qualche anno fa, per via di uno scatto che lo ritraeva mentre condivideva il divano con il suo pet mate, al quale era intento a ringhiare.

L'intero mondo della cinofilia, in quell'occasione, si era diviso tra chi riteneva comprensibile e positivo quel comportamento e chi, invece, sosteneva si trattasse di un momento potenzialmente pericoloso per il suo umano. La sua immagine, ritratta mentre sgranocchiava un ossetto, finì per scomodare addirittura, Marc Bekoff, etologo, ricercatore di fama mondiale e protagonista di una puntata di MeetKodami, che decise di schierarsi proprio con Jean Pierre e con tutti i cani che ringhiano per comunicare qualcosa.

«Per fortuna lo sappiamo, io e te, che vuoi solo dirmi: stai alla larga e lasciami godere in pace questa cosa bellissima. Niente di personale. Non mi devo nemmeno allontanare – scriveva Vaira sotto l'immagine – Mi basta spostare l’attenzione da un’altra parte e la tua faccia torna distesa e serena e come sempre rimani in ascolto anche di ciò di cui io ho bisogno».

L'abbraccio di Kodami ad Angelo e Jean Pierre

La storia della sua vita e della relazione condivisa con la famiglia di Angelo Vaira ha fatto da megafono per la conoscenza e la consapevolezza nel rapporto con il mondo degli animali, per trasmettere il rispetto dell'individualità con tutti i suoi misteri e anche le sue meraviglie nascoste nelle pieghe più dolorose della vita. Ha dato a tutti noi spunti di riflessione sul valore della coesistenza con gli animali, dell'amore più profondo, quello che ti porta ad avere pazienza, a saper dedicare tutte le energie con spontanea sincerità ad un amico, indipendentemente dalla sua specie. Perché come ha detto proprio Vaira, intervistato da Kodami in occasione del cammino per gli animali organizzato da lui per chiedere al Papa una posizione più chiara della Chiesa sul benessere animale: «La connessione profonda con un'altro essere avviene solo attraverso il riconoscimento della nostra vera natura: spazio e gioia senza limiti».

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La loro vita raccontata sui social è stata uno spaccato di quelle relazioni basate sul rispetto reciproco e sulla condivisione ma non solo del tempo e dello spazio, bensì anche delle più profonde sfumature emozionali, quelle che solo un'amicizia vera e sincera fa cogliere.

«Dove altro lo si trova un cane su un carrellino di nome Jean Pierre?», aggiunge Angelo Vaira nel suo commovente messaggio di saluto pubblicato sui social. E la stessa cosa ce la chiediamo anche noi, che riconosciamo l'infinita e spaventosa profondità del vuoto lasciato dalla morte di un amico che ha saputo entrare nella vita e nel cuore.

«Ti porterò ovunque. I miei occhi saranno i tuoi. Vedrò monti e spiagge e così li vedrai anche tu, che continui a vivere nel mio cuore. Le mie orecchie, da oggi, saranno anche le tue, così che potrai ascoltare i grilli e le rondini, i gufi la notte, i ruscelli e i tuoni, le onde del mare. La mie pelle, da oggi, sarà la tua pelle. Sentirai le carezze del vento, il sole che scalda e il tocco della neve. Resto qui per te. Ogni volta che ne avrai bisogno», scrive l'educatore cinofilo e insieme a lui ci siamo anche noi di Kodami, caro Jean Pierre.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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