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12 Febbraio 2023
9:24

La storia della pubblicazione de “L’Origine delle Specie” di Darwin

"L'Origine delle specie per mezzo della Selezione naturale". Così Charles Darwin chiamerà il manoscritto che cambierà completamente la concezione stessa della vita sulla Terra. Qual è stato il percorso che ha portato alla sua pubblicazione? E in cosa consiste la teoria dell'evoluzione originariamente ipotizzata dal naturalista?

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Charles Darwin posa la penna sul tavolo e fissa il suo lavoro finalmente completo. Un tomo questa volta più snello, con molti esempi e un linguaggio piuttosto asciutto per l’epoca. Il titolo, però, necessita di qualche ritocco: “Riassunto del saggio sull'origine delle specie e varietà per mezzo della selezione naturale”, così pensa di chiamarlo inizialmente, ma l’editore John Murray gli suggerisce un più agile “Sull'origine delle specie per mezzo della Selezione naturale”, ormai entrato nella storia.

Il libro viene pubblicato il 24 novembre 1859 al prezzo di soli 15 scellini e con grande gioia di Murray è un “best seller”. Potrebbe sembrare la conclusione di una storia meravigliosa, un degno epilogo di un viaggio che non ha solo segnato la vita di un giovane naturalista britannico, ma che ha sconvolto l'esistenza di milioni di persone negli anni avvenire. Il sospiro di sollievo di Darwin, però, racchiude una storia travagliata, titubanze e nervosismi che durano per ben due decadi.

Dal ritorno in patria il 2 ottobre 1836 all'anno della pubblicazione, infatti, passano ben 23 anni. Gli anni precedenti di avventure con l'equipaggio del HMS Beagle sono impressi sulle pagine proprio di quel libro, l’opera magna di Charles Darwin che riassume non solo le scoperte fatte durante le esplorazioni, ma il viaggio di una vita. Quelli successivi, invece, sono 23 anni di elucubrazioni, ripensamenti e titubanze, che però non spiegano una cosa: come mai Charles ha aspettato così tanto per pubblicare il lavoro che rivoluzionerà la concezione della vita sulla Terra?

L’esploratore britannico era consapevole delle implicazioni che la sua teoria poteva avere, non solo sulla propria carriera per via delle affermazioni blasfeme contenute in essa, ma sull’intera storia dell’umanità. Allora Charles lavora alacremente per tenere il pubblico all’oscuro di tutto. Anni di scambi epistolari segreti, rimuginazioni e sudore versato su lunghe pagine di appunti.

In quegli anni la visione sull’origine degli organismi viventi è dogmaticamente incollata a quella della Chiesa: «Un inizio per ogni gruppo di specie», scrive in una lettera indirizzata al naturalista nel gennaio del 1842, Charles Lyell importante geologo scozzese e collega di Darwin che aderiva in toto alla teoria religiosa del Creazionismo.

Prima di mettere su carta un abbozzo della propria scoperta Charles Darwin aspetta giugno del 1842. Ha 33 anni e molti problemi di salute, ma riesce comunque a scrivere 35 pagine che fa leggere a diversi scienziati, tra cui il botanico Joseph Dalton Hooker che ben presto diviene uno dei suoi primi sostenitori.

Chi era Wallace, collega di Darwin

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Alfred Russel Wallace, immagine di Tagishsimon via Wikimedia Commons

I problemi di salute di Darwin peggiorano insieme alla paura che la Chiesa possa in qualche modo scoprire ciò al quale sta lavorando. A questa ansia ben presto si aggiunge anche un’ulteriore fonte di preoccupazioni. Darwin continua a migliorare e raffinare il suo saggio, passano gli anni e Lyell nella primavera del 1856 fa notare allo studioso che Alfred Russel Wallace, anche lui antropologo, biologo ed esploratore britannico, ha prodotto uno scritto introduttivo proprio sull’origine delle specie, ma c’è un grave problema: la teoria di Wallace sembra in tutto e per tutto quella di Darwin.

Wallace e Darwin sembrano a una prima occhiata due facce di una stessa medaglia. Da una parte Darwin: un ragazzo all'apparenza svogliato e annoiato dalla vita con natali altolocati e enormi disponibilità economiche. Dall'altra Wallace: un giovane gallese nato da una famiglia di umili condizioni, praticamente l'esatto opposto di Charles. A 14 anni, ad esempio, Wallace deve abbandonare gli studi per motivi economici e comincia a studiare da autodidatta.

Mentre Darwin passa i suoi lunghi anni di noia universitaria interessato solo a collezionare insetti, Wallace si appassiona di botanica ed è costretto a fare il maestro di scuola nella città di Leicester per poter vivere. Nonostante questo, però, negli occhi dello studioso non è presente nessuna traccia di invidia per la disparità di risorse con il collega e, al contrario, prova grande rispetto nei suoi confronti, soprattutto dopo aver letto i resoconti dei suoi viaggi sul Beagle.

Nel 1854 decide di partire anche lui, in agosto approda a Singapore e da qui dà inizio al suo viaggio personale che durerà ben 8 anni. Percorre in lungo e in largo l'arcipelago indo-malese, visitando Sumatra, Giava, Bali, Lombok, Borneo e molte altre regioni. Nel 1855 gli ingranaggi nella mente di Wallace iniziano a roteare alla stessa velocità di quelli di Darwin e scrive un saggio: "La legge che ha regolato l'introduzione di nuove specie", in cui espone le sue idee evoluzioniste, suggerendo dove e quando possono nascere nuove specie, senza però trovare il meccanismo alla base dell'evoluzione stessa.

Wallace, dunque, è riuscito più o meno ad arrivare alle stesse conclusioni di Darwin in un periodo molto simile, lavorando però dall'altra parte del mondo. Darwin si sente con le spalle al muro, dopo anni di lavoro vuole essere il primo a pubblicare la teoria dell’evoluzione e l'anno successivo inizia a scrivere il suo trattato.

I punti cardine della teoria dell'evoluzione di Darwin

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Una caricatura di Charles Darwin rappresentato come una scimmia pubblicata su The Hornet, una rivista satirica

La teoria dell'evoluzione di Darwin si basa su 5 osservazioni fondamentali che successivamente saranno rivisitate e migliorate:

  1. Le specie sono dotate di una grande fertilità e producono numerosi discendenti che possono raggiungere lo stadio adulto.
  2. Le popolazioni rimangono grosso modo delle stesse dimensioni, con modeste fluttuazioni.
  3. Le risorse di cibo sono limitate per cui è possibile dedurre che verosimilmente in ogni ambiente ci sarà tra gli individui una lotta per la sopravvivenza.
  4. Con la riproduzione sessuale generalmente non vengono prodotti due individui identici.
  5. La variazione è abbondante. Gran parte di questa variazione è ereditabile.

Queste affermazioni sono dunque il cuore del trattato di Darwin che afferma: «In un mondo di popolazioni stabili, dove ogni individuo deve lottare per sopravvivere, quelli con le "migliori" caratteristiche avranno maggiori possibilità di sopravvivenza e così di trasmettere quei tratti favorevoli ai loro discendenti. Col trascorrere delle generazioni, le caratteristiche vantaggiose diverranno dominanti nella popolazione. Questa è la selezione naturale».

Darwin crea una teoria incredibilmente raffinata per l'epoca, ma sembra avere una piccola falla. Charles parla di ereditarietà dei caratteri in un periodo in cui non c'è ancora una concezione chiara della questione. Per avere una prima definizione di ereditarietà bisognerà attendere almeno un decennio con il lavoro dell'abate agostiniano Gregor Mendel, mentre per sapere cosa sia il DNA bisognerà aspettare più di un secolo.

Gli unici strumenti a disposizione di Charles per comprendere cosa sia l'ereditarietà sono quelli forniti da Lamarck, il naturalista francese convinto che i caratteri si trasmettessero in maniera più o meno frequente insistendo con l'uso e il disuso di essi durante la vita, una visione che Charles stesso presenterà all'interno del manoscritto.

La creazione de "L'Origine delle specie" di Darwin

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Prima pagine originale del manoscritto di Charles Darwin, via Wikimedia Commons

Per poter scoprire questa imprecisione, però bisognerà attendere ancora molti anni. Il 1º luglio 1858 vengono presentati alla Società Linneana i lavori di Wallace e Darwin che, però, sono accolti con una insolita freddezza. Come è possibile che una teoria così rivoluzionaria non sia stata apprezzata immediatamente? Darwin non si dà per vinto, il pubblico forse non ha capito un linguaggio così tecnico e un gergo così strettamente scientifico: deve assolutamente riprovare a proporre un nuovo scritto, questa volta comprensibile alle masse.

È proprio qui che Darwin si distanzia profondamente nel suo percorso da Wallace. Quest'ultimo accetta la sconfitta, non crede di riuscire a elaborare uno scritto migliore di quello e preferisce rivolgere la sua attenzione ad altro. Charles, invece, è certo che se solo le persone riuscissero a comprendere a pieno il significato delle sue parole, sarebbero sconvolte dalla teoria.

Allora si rimette nuovamente a scrivere e dopo poco ecco infine l’agognato traguardo. Il 24 novembre 1859 viene pubblicata la storia di un viaggio così prezioso che ad ogni pagina impressa e impregnata di inchiostro il mondo fa un sostanziale salto in avanti. Darwin non solo cambia la vita degli esseri umani, ma anche quella di tutte le specie animali presenti sul Pianeta. Non più due mondi separati, quello animale e umano, ma un cespuglio rigoglio ricco di specie su ogni ramo. La giusta collocazione di Homo sapiens, animale fra gli animali.

«Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita – scriverà Darwin sull'ultima pagina del manoscritto – Con le sue diverse forze, originariamente impresse in poche forme, o in una forma sola; e nel fatto che, mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l'immutabile legge della gravità, da un così semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano a evolversi».

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